Rotastyle

Le proposte di design a Tanexpo 2008

Dove inizia il futuro

La sezione dedicata al design ha sempre rappresentato per Tanexpo una delle punte di diamante, autentico laboratorio di idee in cui, grazie all'estro creativo di affermati professionisti e alle capacità realizzative di alcune fra le più importanti aziende produttrici italiane, sono stati proposti prototipi che negli anni successivi avrebbero "fatto tendenza", raccogliendo sul mercato brillanti affermazioni commerciali.
Non stupisce, quindi, che uno dei poli di maggiore attrazione di Tanexpo 2008 sia stata la Mostra ospitata nel padiglione 21 e che ha sviluppato, nell'elegante allestimento progettato dall'architetto Lea Di Muzio, due tematiche particolarmente attuali, l'urna cineraria e il corredo tombale per loculi.
All'urna cineraria sono stati dedicati una sezione retrospettiva sui modelli più coinvolgenti già proposti in passato ed uno studio sviluppato dai giovani studenti di quattro Istituti d'Arte, a riprova dell'attenzione e della sensibilità con cui i ragazzi si avvicinano oggi ai temi strettamente legati all'argomento morte.
Mario Vianello e Valbrenta New Design hanno presentato tre progetti capaci di sintetizzare, nel segno del ricordo, l'esistenza stessa dell'Uomo nel tempo ed oltre il tempo, rappresentando simbolicamente la memoria dell'anima e l'orgoglio di "essere stati". Mattews e Design Juice Studio hanno inteso legare al defunto la memoria e il ricordo attraverso i quattro elementi naturali (terra, aria, fuoco, acqua) combinati in forme e in colori a rappresentare il ciclo continuo della vita, in cui non esiste una fine, ma una continua trasformazione che si manifesta nel passaggio da una dimensione naturale a quella spirituale. Claudio Palmi Caramel ha visto realizzare da Biondan urne cinerarie eleganti in cui forme geometriche "pure" come il cubo e il cilindro si sono manifestate quali simboli autentici del ricordo evocando con assoluta semplicità la memoria dello scomparso e rinunciando, volutamente e pudicamente, all'utilizzo di iconografie e di decorazioni.
Assolutamente spettacolare la presentazione dei prototipi legati al lavoro svolto dai quattro Istituti Statali d'Arte, progetti che hanno manifestato la grande evoluzione concettuale complessivamente raggiunta ed esaltata in particolare dalle proposte elaborate dagli studenti più brillanti.
L'Istituto Statale d'Arte di Gargnano ha focalizzato la propria attenzione sullo studio della forma: dinamica verso l'alto ed affusolata, visibile ma elegante, senza essere banale o troppo severa. Presi in esame il triedro e la sfera combinati tra di loro: il triedro è una figura collegata al numero tre, il numero perfetto per eccellenza, che opportunamente tagliata, dimensionata e resa armonica dalle leggere curve che collegano i vertici richiama un'altra forma storica, la piramide. Le tre facce diversamente trattate possono rappresentare le tre età dell'uomo: infanzia, età adulta e vecchiaia. La sfera, simbolo del ciclo continuo della vita e per gli antichi filosofi di perfezione dettata dal Divino, permette di collegare metaforicamente la vita terrena a quella spirituale. È un richiamo al percorso temporale umano che da fisico diventa spirituale e che unisce anche visivamente i due solidi.
L'Istituto Statale d'Arte "F. A. Grue" di Castelli ha presentato tre progetti in materiale ceramico: "Torcia", ispirata ad un contenitore di fuoco da cui una fiamma stilizzata evoca la luce eterna; "Equilibrio", caratterizzato dalla sovrapposizione, apparentemente instabile, di forme diverse per raggiungere l'equilibrio della sommità; "Continuum", in cui l'uovo è visto come simbolo della nascita della vita.
L'Istituto Statale d'Arte "Ballardini" di Faenza si è ispirato a colori e a forme naturali che rinviano alle arti minori,  ai monumenti e alle colonne doriche dell'antica Grecia e ai vasi canopi utilizzati dagli egizi per conservare le viscere estratte dal cadavere durante la pratica della mummificazione. Abbiamo così potuto ammirare urne "svuotate" da simbologie religiose per attribuire loro un valore puramente estetico, simbolo di una idea di eternità e di rinascita.
L'Istituto Statale d'Arte "Gaetano Chierici" di Reggio Emilia ha voluto riflettere sulla vita e sulla sua naturale conclusione immaginando il ciclo vitale come un alternarsi di gioia e di sofferenza che si scioglie in una dimensione di tranquillità e di benessere per l'animo, un comune avvenire proiettato verso uno stato infinito. Al centro è sempre stata posta la sacralità della persona e ciò che essa ha rappresentato per gli altri, un tesoro da proteggere e da onorare in un ricordo intriso di affetto.
La Mostra, promossa in collaborazione con BolognaFiere e sotto l'egida del CSO - Centro Studi Oltre, ha quindi sviluppato una riflessione sul corredo tombale per i loculi (vasi portafiori, portalumi, lampade, portaritratti, cornici, iscrizioni ed ornamenti vari) con modelli che, rivisitati alla luce di una sensibilità nuova che assegna loro un ruolo funzionale ed emotivo, sono usciti dagli schemi della produzione corrente. I prodotti sono stati ripensati partendo dal significato che hanno acquisito nel tempo e che hanno oggi. Le forme sobrie ed essenziali hanno evidenziato la necessità di esplorare nuovi linguaggi, più aderenti alla sensibilità attuale, anche per sdrammatizzare le tematiche legate alla morte. I prototipi (realizzati da Biondan, Bertolotti, Pilla, Stone e Vezzani) hanno rappresentato il punto d'arrivo di una ricerca che ha visto progettisti e aziende impegnarsi per affermare, ancora una volta, la cultura dell'italian style.
Nicola Adami ha rivisitato l'oggettistica funeraria in maniera personale ed innovativa. Il concetto della lastra traforata con decori e con motivi di natura diversa ha trovato applicazione su più materiali (marmi, resine, acciaio, vetro, ottone) che, sovrapposti e mescolati tra loro, arricchiscono la varietà formale e decorativa. Le lastre, fissate al modulo del loculo da supporti cilindrici in acciaio disponibili in diverse profondità per consentirne la parziale sovrapposizione, hanno origine da due tipologie di lavorazione, fresatura di motivi tridimensionali passanti o ricavati sulla superficie della lastra anche in combinazione fra loro, oppure più semplici fresature passanti di motivi decorativi. Gli spessori variano da pochi millimetri fino a 10/12 centimetri per la realizzazione dei portafiori e dei portalampade. L'inserimento di foto e di testi avviene con fotoceramiche e con lettere di tipo tradizionale su inserti ricavati per fresatura; non sono escluse, però, la stampa diretta o la fresatura su lastra decorativa sovrapposta.
Maria Chiara Baldan ha interpretato la lapide come una superficie da decorare per mantenere una estetica curata anche senza l'ausilio dei fiori. Il corredo tombale è stato progettato secondo il criterio della "versatilità" per intervenire attraverso "personalizzazioni" in grado di soddisfare le diverse esigenze.
Lo Studio Design Juice ha posto grande attenzione al dualismo "corpo-anima", "vita materiale e vita spirituale", concetto rappresentato attraverso una suddivisione orizzontale del loculo: una zona inferiore dedicata alla devozione in ricordo del corpo ed una superiore dedicata all'anima nella vita ultraterrena. La prima si concretizza nella personalizzazione del loculo anche attraverso l'inserimento di dispersori di essenze per coinvolgere l'intera sfera sensoriale, la seconda si attua con la contemplazione dell'immagine, del nome del defunto e dell'epitaffio coinvolgendo lo stato emotivo. Il momento di passaggio tra questi due stati è rappresentato dalla luce, un segno divino che accompagna il defunto nella separazione tra corpo ed anima.
Lo Studio Paolo Zani ha incentrato la propria attenzione sull'acciaio inox, materiale oggi molto di tendenza, pur nel rispetto dell'utilizzo del marmo come base del loculo. L'elemento, realizzato in acciaio inox tagliato e piegato, è stato applicato sul fronte della tomba, racchiudendo in sé lo spazio per il portafiori, per la foto del defunto e per le candele. Il progetto riflette la dualità tra queste polarità: il taglio preciso del laser nell'acciaio (materia) apre a spazi dove aria e luce (spirito) indugiano. Il fatto che questi spazi saranno occupati da vasi e da candele rafforza la connessione verso il mondo della memoria.
Alessandro Vincenzi ha privilegiato l'utilizzo del vetro, trasparente o colorato, per le caratteristiche di semplicità, di purezza e di lucentezza che rappresentano pienamente la spiritualità, il dolore e la contemplazione. È stato realizzato un loculo in vetro blindato partendo da una attenta ricerca tecnica e formale volta a porre in risalto le qualità nobili di questo prezioso materiale che, se comparato a marmi e graniti, presenta infinite possibilità di utilizzo creativo per ottenere gli effetti più svariati quali la profondità, la trasparenza e i giochi di luce. È stato necessario studiare combinazioni di vetri diversi (cristalli lavorati o trasparenti, specchi artistici e cristalli verniciati) e procedere alla stratificazione. A riprova della duttilità del materiale, il progettista ha creato i caratteri delle epigrafi, la cornice portafoto e la croce in vetro artistico fuso.
Tema di fondo del progetto degli architetti Daniele Lissi e Matteo Mornata è stata la ripresa della spirale, con progressione in sezione aurea. È una proporzione "perfetta" tra due parti ed emerge in natura come risultato della dinamica di alcuni sistemi. È stata ritrovata, tra l'altro, nella struttura delle conchiglie, nella dimensione delle foglie, nella distribuzione dei rami negli alberi, nella disposizione dei semi di girasole e nel corpo umano. Riprendendo questa proporzione "ideale", già scoperta nell'antichità dagli egizi e dai greci, si ottiene una suddivisione della lastra marmorea quadrata in altrettante sezioni a loro volta attraversate dai settori di arco che formano la spirale. Il numero aureo, "1.618", permette quindi di avere una trama regolare che riprende le proporzioni e che le utilizza per disegnare l'eventuale simbolo religioso, la cornice, i tagli e gli squarci che definiscono in un unico elemento lampada e fioriera. La pulizia geometrica diventa un valore aggiunto e permette di rendere "eterna" questa "spirale della vita" che architettonicamente termina con la lastra marmorea ma che geometricamente non ha mai fine.
Roberto Blanzieri si è ispirato alla cultura messicana. Sociologi e scrittori hanno dedicato migliaia di pagine a raccontare l'intrigante e unico rapporto di questo popolo con la morte, una presenza esorcizzata in molti modi, spesso con un'ironia spinta oltre i confini dell'assurdo, ma sempre conservando un profondo rispetto della serenità dei defunti, immaginando una seconda vita di colori, di fiori e di festeggiamenti. "Al di là del colore", questo il titolo della installazione in cui sono volutamente spostati i punti di riferimento, si è prefissa di sollecitare un diverso punto di vista del mondo della produzione attraverso la reinterpretazione del colore mediante l'utilizzo di materiali alternativi come il quarzo e il marmo resina.
 
Maria Angela Gelati

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