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I convegni collaterali a Tanexpo 2008

L'importanza del dialogo e del confronto

Costituire il nucleo centrale intorno al quale aggregare, nella piena autonomia strategica ed operativa di ciascun soggetto, l'intero sistema funerario e cimiteriale italiano è obiettivo non secondario di Tanexpo, fatto salvo, ovviamente, il traguardo di rappresentare il più esclusivo punto di riferimento in cui operatori di tutto il mondo vivono l'incontro fra domanda ed offerta commerciale, in particolare quella di elevatissima qualità proposta dall'industria italiana.
Questo ruolo di centralità neutrale, ormai acquisito dalla manifestazione, ha avuto modo di esprimersi compiutamente in occasione degli incontri collaterali, tutti articolati su tematiche di strettissima attualità e tutti impreziositi dalla presenza di autorevolissimi relatori e dalla partecipazione di un pubblico, mai così folto, che ha gremito le sale convegni nonostante le stesse fossero non adeguatamente segnalate e non facili da raggiungere. Non sono mancati momenti di acceso dibattito, talora sconfinati in un vivace contraddittorio ai limiti del bon ton, a testimonianza però che la scelta degli argomenti da trattare coincideva perfettamente con gli interessi degli operatori.
Ai due convegni sulla cremazione e sul modello europeo di servizio funebre ideale dedicheremo ampio spazio il prossimo mese, così come approfondiremo meglio quanto emerso dal confronto fra le Federazioni in occasione della tavola rotonda incentrata sull'attuale stato dell'arte della funeraria in Italia. Vi anticipiamo però una breve sintesi di quanto detto dai rappresentanti di ciascuna Associazione, elementi su cui riflettere per essere adeguatamente informati e per comprendere l'importanza di un dialogo e di un confronto che auspichiamo trovino nell'immediato futuro elementi di condivisione.

Sereno Scolaro (Responsabile Sefit): "Ci si chiede spesso quali strumenti occorrano per risolvere i problemi della polizia mortuaria: a volte, però, ci si sofferma troppo sulla tecnica legislativa da adottare e non si considerano le ricadute che tali decisioni politiche determineranno sul mercato, ossia su quel luogo figurato, simbolico ed astratto dove si incontrano operatori ed utenti dei servizi funerari e dove si formano i prezzi delle relative prestazioni erogate. Nella polizia mortuaria interagiscono sostanzialmente tre attori: le istituzioni, i soggetti commerciali (le imprese) ed il cittadino. Bisogna costruire un percorso di scelte coerenti e consapevoli il cui centro sia rappresentato dal consumatore; e per valorizzare la scelta del cittadino parallelamente deve emergere la figura dell'imprenditore. Dopo un periodo in cui la polizia mortuaria è stata argomento di esclusiva competenza dei comuni, la riforma del Titolo V della Costituzione ha reso tale materia oggetto di interesse per le Regioni, in particolare per via di questi tre fattori:
1. pressioni da parte del fronte cremazionista per attuare la Legge n. 130/2001;
2. "demedicalizzazione" della polizia mortuaria con conseguente disimpegno delle Asl;
3. azione lobbistica da parte della grande impresa privata per aprire proprie case funerarie.
L'attuale situazione di stallo è anche dovuta al perverso gioco delle interdizioni reciproche che ci hanno condotto alla paralisi, con il solito conflitto che si sviluppa su assi ormai logori invece di consentirci una certa libertà di movimento entro un quadro di punti fermi e condivisi. Una sorta di "tavolo delle regole" tra le quattro principali associazioni del settore, senza dimenticare la Federazione Italiana della Cremazione, diventa una fase di alta politica di settore capace di farsi "stato" e momento costituente. Uno dei grandi temi collaterali a questo dibattito, almeno per le imprese pubbliche, è il riordino dei servizi pubblici locali, anche nell'ottica di una livellazione dei prezzi. Un servizio integrato (non limitato quindi al solo disbrigo pratiche, fornitura cofano ed addobbi e trasporto funebre) in cui si intersechino le diverse articolazioni dell'evento funerale richiede però un know how notevole da maturare attraverso un profondo trasferimento di conoscenze  e l'evoluzione in una impresa vera e propria dotata di mezzi e di risorse, non solo finanziarie".

Franco Ferrari (Presidente Assocofani)
: "Noi "falegnami", cioè i costruttori di cofani funebri, siamo molto interessati all'aspetto tecnico della normativa. Avvertiamo l'esigenza di darci delle regole per razionalizzare davvero tutte le procedure. Le leggi regionali hanno introdotto per noi elementi di instabilità e di incertezza. Requisiti a livello locale troppo precisi e meticolosi oppure norme oscure ed a "clausole aperte" (ad libitum) complicano il nostro lavoro; la moderna produzione industriale richiede standard precisi per sfruttare le economie di scala. Le metodologie di costruzione sono destinate a cambiare moltissimo e ... in peggio! Il paradosso si spiega così: norme sempre più stringenti per tutelare l'ambiente ci porteranno a realizzare casse più "brutte" e "grezze", perché un cofano trattato con vernici sintetiche è inevitabilmente molto più attraente. Si cercheranno compromessi con le legittime aspettative dei dolenti, ma serve davvero un cambio di filosofia nel rapporto a tre fra produttore, impresa che vende il cofano e familiare del defunto. Nella nostra cultura la cassa è sempre uno status symbol e, almeno quando è chiusa, costituisce l'elemento principe del funerale. Offrire una cassa di bassa qualità è, per noi imprenditori, un controsenso, perché non è nella nostra mentalità vendere manufatti di cattiva fattura. L'unico rimedio, allora, è quello di assumere un provvedimento vincolante e stringente verso noi tutti. L'ideale sarebbe una norma Uni, così da definire un sistema di produzione omogeneo ed omologato. L'eccessiva libertà o la difformità creerebbe solo distorsioni e discrasie del mercato. Dobbiamo arrivare ad una "schedatura"dei cofani, ossia alla classificazione degli stessi in base a canoni prestabiliti dettati in rapporto al loro utilizzo. In questo modo si otterrebbe una vera concorrenza tra le imprese del settore consentendo a tutti di muovere dai medesimi presupposti, senza più motivi o pretesti per una concorrenza sleale".

Giovanni Caciolli (Segretario Nazionale Federcofit): "Il dibattito di questi ultimi dieci anni non si è rivelato infruttuoso, perché ha smosso coscienze e ha indotto nuove consapevolezze. L'impianto della Polizia Mortuaria è ed era troppo vetusto: non reggeva alla fine degli anni '90 figuriamoci oggi! Soffriamo un notevole divario di competitività dovuto a regole inadeguate. L'andamento "carsico" delle legislazioni regionali fa sorgere una domanda spontanea: come deve muoversi un'impresa la cui regione non abbia legiferato in merito, soprattutto quando sussistano rapporti di extraterritorialità? Il solo parlare del riassetto del comparto funebre italiano ha risvegliato dinamiche prima sopite (o del tutto assenti), e le leggi regionali sono il risultato di questo "rinascimento", in cui tutto il settore ha riscoperto la propria vocazione sociale di servizio alla cittadinanza. Certo, la persistente mancanza di una legge statale complica la vita a tutti noi, perché la singola regione, in quanto ente territoriale e di conseguenza limitato nelle proprie potestà, non può avere una visione d'insieme. Le soluzioni univoche diventano più difficili e sfumate, e si è instaurata una sorta di competizione a chi più legifera (bene o male poco importa). Diventa indispensabile la ripresa di un percorso condiviso, per elaborare una piattaforma comune, un denominatore sfrondato dai particolarismi da sottoporre al potere legislativo. Pur se faticosamente e con molte incongruenze, le leggi regionali paiono delineare alcuni principi da cui sarà difficile prescindere quali, ad esempio, l'eterna dicotomia, quasi metafisica, tra imprese pubbliche e private o la stessa affermazione della imprenditorialità per essere protagonisti nella nostra categoria. La strategia vincente, dunque, è perseguire un accordo di sistema, seppur di massima. Il nostro obiettivo devono esser le prospettive di sviluppo del settore. Le tanto vituperate leggi regionali hanno l'innegabile merito di dedicare ampio spazio all'aspetto relazionale fra istituzioni, imprese e famiglie colpite da eventi luttuosi. Siamo un Paese a due velocità, ma esiste una comune volontà di crescita e di riqualificazione da parte di tutte le imprese italiane per imparare a gestire la complessità delle relazioni con la clientela. La chiave di volta per il futuro non è la generica liberalizzazione ideologica (tra l'altro antieconomica in un mercato anelastico), ma la capacità di offrire un servizio completo, magari sintetizzabile nei termini della casa funeraria. Lo stesso dibattito sulle dimensioni delle aziende sembra ormai superato ed ozioso: la capacità di stare sul mercato e di "fare"impresa funebre consisterà sempre più nelle disponibilità di grandi investimenti volti alla modernizzazione, perché le strutture del commiato, con i loro servizi corollari, richiedono ingenti capitali. Per uscire da questa impasse dobbiamo moderare il tasso di conflittualità tra le diverse espressioni del settore. Non è illogico pensare di abbinare alla case funerarie gli impianti di cremazione, evitando così l'inutile transito in cimitero. Limitare la casa funeraria a solo deposito di osservazione è troppo riduttivo e minimalista. Ovviamente tale progetto è alternativo ed antitetico alla casa funeraria realizzata entro il perimetro cimiteriale, perché, essendo il cimitero demanio comunale solo l'ente locale avrebbe questa opportunità. La grandezza dell'impresa (in senso meramente dimensionale) non deve inficiare la professionalità degli operatori: oggi anche una piccola impresa può stare correttamente sul mercato se dispone di professionisti efficienti e tecnicamente preparati".

A. Renato Miazzolo (Presidente Feniof): "Tutti ci siamo battuti per una revisione di portata nazionale delle disposizioni di polizia mortuaria; le norme regionali, però, hanno accolto gran parte delle nostre istanze, come la qualificazione delle aziende volta a realizzare una rete di imprese strutturate e con una certa "massa critica" per affrontare il mercato. L'orizzonte attuale e contingente in cui agire è l'ambito regionale, ma il nostro obiettivo resta una norma statale. Feniof ribadisce fortemente di schierarsi a favore di un modello di forte imprenditoria funebre privata il cui naturale sbocco è la casa funeraria, ossia un deposito d'osservazione/camera ardente che si sostituisca alle fatiscenti camere mortuarie ospedaliere. Altra grande questione è la gestione e la proprietà dei cimiteri e degli impianti di cremazione: ormai non dobbiamo più vedere il nostro lavoro come una rigida ripartizione tra ambito necroscopico, funebre e cimiteriale; c'è continuità semantica ed operativa tra questi tre campi. Non siamo disposti ad accettare compromessi in cui la controparte pubblica risulta avvantaggiata e non ci presteremo mai a sottoscrivere alcun documento nel quale questo nostro principio non sia esplicitamente sancito. Poi si potrà sempre ragionare sulla base di un protocollo d'intesa che tenga conto delle rispettive posizioni. Nuovi profili professionali (il cerimoniere o il tecnico preparatore di salme), con una importante ricaduta anche sull'occupazione, potranno nascere ed attecchire solo quando le imprese potranno dotarsi di idonei ambienti e strutture".
 
Carmelo Pezzino

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