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Restaurato alla Certosa di Bologna

Un importante affresco cinquecentesco

Si è recentemente concluso il restauro di un importante affresco cinquecentesco di Bartolomeo Cesi conservato nel Cimitero monumentale della Certosa di Bologna. Il recupero, a cura dell’Istituzione Musei Civici - Museo del Risorgimento, è stato reso possibile dal contributo della Fondazione Cassa di Risparmio nell’ambito del protocollo d’intesa triennale siglato con il Comune per la conservazione e per la valorizzazione del cimitero cittadino.
L’affresco, eseguito da Bartolomeo Cesi (1556-1629) verso la fine del XVI secolo, raffigura la Madonna con il Bambino, San Giovannino e i Santi Bruno e Girolamo e costituisce, insieme al “corridoio dipinto”, l’unico elemento superstite delle decorazioni del monastero certosino fondato nel 1334. Dopo la trasformazione in cimitero avvenuta nel 1801, infatti, gran parte delle decorazioni e delle strutture ecclesiastiche originarie sono state progressivamente demolite o ampiamente rimaneggiate. Della fase cinque-seicentesca, ad esempio, rimane soltanto la Chiesa di San Girolamo, testimonianza quasi intatta della passata ricchezza e vero e proprio “catalogo” della pittura bolognese di quegli anni.
L’affresco è incorniciato da una grande ancona centinata, di fattura successiva, che modifica le dimensioni originali della composizione. Nella stesura eseguita a mezzo fresco, con le figure incise nell’intonaco, sono state individuate sette giunte di giornata. Lo stato di conservazione dell’opera prima dell’intervento era pessimo sia dal punto di vista strutturale che estetico: i vistosi distacchi di intonaco nella parte superiore, la presenza di importanti crepe verticali, i rifacimenti e le alterazioni di ritocchi e di fissativi rendevano la lettura d’insieme confusa e ponevano dubbi sulla estensione effettiva della stesura originale.
Le operazioni più urgenti sono state quelle del consolidamento e della riadesione di ampie parti di intonaco, in particolare nella metà superiore. La pulitura generale, consistente nella riduzione progressiva dei vecchi fissativi superficiali alterati, ha evidenziato nella parte superiore sinistra incisioni di intonaco prima poco visibili e interpretabili, ora, come pieghe di un tendaggio riconducibile alla stesura originale. Grazie a queste prime operazioni è stato possibile appurare che, fortunatamente, la stesura pittorica era in discrete condizioni, ad eccezione di alcune aree quali quelle del leone e della parte superiore della colonna. Terminata la pulitura e risarcite le lacune maggiori, si è proseguito con l’armonizzazione pittorica: pur nell’intento di ridare leggibilità e completezza alla scena, si è evitato di sovrapporsi ai segni del tempo a scapito della qualità della stesura originale.
Al termine del restauro l’affresco è stato collocato nella Sala Weber, in origine Sala della Foresteria del Monastero, poi ufficio del custode del Cimitero, successivamente Sala dei monumenti antichi; l’attuale denominazione si deve alla realizzazione del monumento dedicato all’industriale Edoardo Weber nel 1957. In questi spazi si trovava anche un altro affresco del Cesi, I tre fanciulli nella fornace di Babilonia, ora conservato presso le Collezioni Comunali d’Arte.
 
Francesca De Munari


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