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Nell'impasto lacrime di vedova

Alimento destinato a sostenere il defunto nel cammino nell'aldilà, il pane rappresenta in molte tradizioni anche il legame tra mondo dei vivi e dei morti. Offerto ai poveri e ai sacerdoti durante i riti funebri, in alcune zone non viene più preparato dai familiari in caso di lutto, mentre altrove si continua ad infornare per reagire al dramma della perdita e tornare alla quotidianità.

È una delle più comuni offerte per il defunto. In molte culture, quando una persona muore, è diffusa l'usanza di dedicargli del pane per soddisfare il suo bisogno di alimentarsi e assicurargli così la sopravvivenza nel regno dei morti. In molte civiltà antiche e nelle comunità contadine e pastorali, dai secoli più lontani fino ai primi decenni del Novecento, si crede che il morto, arrivato in un mondo di fantasmi, continui ad essere perseguitato dall'umano bisogno di nutrirsi e sostenersi. Per questo vengono organizzati banchetti in suo onore e si fanno offerte di cibi presso le tombe.
In parecchie realtà, la tradizione di offrire il pane ha anche un altro importante significato: quello di conservare un solido legame tra defunti e sopravvissuti.

FETTE DI PANE PER SFAMARSI NEL VIAGGIO. In Calabria, per alcuni giorni dopo il funerale, sul comodino del morto vengono collocati un bicchiere di acqua e una fetta di pane, perché possa mangiare e bere. Nella zona di San Giovanni in Fiore, il morto ha bisogno del pane non solo per saziare i cani che gli impediscono l'entrata agli Inferi, ma anche perché possa sfamare se stesso e le altre anime durante il viaggio: per questo, davanti alla porta di casa, i parenti lasciano dei pani per una settimana.
In Sicilia, a Stromboli, i familiari dividono un pane in quattro parti, che vengono distribuite a quattro persone bisognose: un gesto che serve a placare i quattro cani che ostacolano nell'aldilà il passaggio del morto. Nelle zone intorno a Modica, si pensa invece che il defunto torni a casa per tre giorni: per questo si sistema per lui, su una sedia, una forma di pane e un catino d'acqua. Secondo alcune credenze della Basilicata, il morto torna nelle tre notti successive al decesso: quindi bisogna preparargli sulla tavola una fetta di pane ed un bicchiere d'acqua, per placare i turbamenti del suo nuovo stato.

OFFERTE AI POVERI SULLA SOGLIA DEL CIMITERO. Alimento fondamentale in tutte le culture, al pane è affidata spesso anche la funzione di mantenere viva nella quotidianità la presenza del defunto. Per questo viene offerto nel corso dei cortei funebri, sulle tombe o durante le commemorazioni annuali.
In diverse località contadine delle Marche, è segnalato l'uso di distribuire pane durante l'accompagnamento della salma in cimitero: nessuno dei partecipanti al funerale può rifiutare il pezzo di pane offerto. Si tratta di un modo per opporsi al dramma della morte con una fonte di sostentamento e di vita ed anche per fare elemosina di un bene primario ai poveri ed ai mendicanti. Il pane distribuito però non deve essere preparato nella casa o dai parenti stretti del defunto. In Piemonte, nel Cuneese, offerte di pane e vino sono portate nel corteo funebre, ma il destinatario è il sacerdote. In Lombardia il pane si distribuisce ai poveri, di solito con il formaggio, sulla soglia del cimitero, mentre in Liguria il pane viene consegnato agli indigenti che assistono al corteo dai lati della strada. In Emilia, riceve una pagnotta chi porta la bara nel luogo di sepoltura; in piccoli centri vicino a Modena, il pane da distribuire ai poveri non deve avere toccato il morto.

NON SI INFORMA PER IL LUTTO. La perdita di un congiunto inevitabilmente sconvolge la vita familiare, la sua serenità e stabilità. Per comunicare questa situazione di tristezza, presso diverse comunità è diffusa l'usanza di non preparare più il pane per parecchio tempo. In Sicilia, nella provincia di Ragusa, la prima volta che si impasta il pane in una casa dove è morto qualcuno, deve provvedervi una persona estranea, altrimenti la padrona o il padrone di casa moriranno entro l'anno. Vicino a Catania, questa tradizione è espressa in un proverbio: "come si scioglie il lievito della pasta, così si scioglie il padrone della casa".
In Basilicata, nei pressi di Matera, non si prepara il pane in famiglia fino al quarantesimo giorno perché si crede che quando l'impasto si gonfia, l'anima del morto soffra.
Quando muore il capo della casa, capita spesso che gli orfani si trovino ad affrontare tristi disagi. Per esprimere lo stato di abbandono che la morte del padre procura ai superstiti, sono segnalati alcuni rituali che rappresentano proprio la difficoltà di provvedere al pane quotidiano.
In Sardegna, in provincia di Nuoro, se il morto è padre di numerosi figli, i parenti e i vicini, andando in visita al defunto, portano due pani, deponendoli sul letto funebre. Questi pani vengono poi divisi tra gli orfani. Anche nel Lazio, in provincia di Viterbo, vi è un uso analogo: quando muore un uomo lasciando dei figli, gli si pone del pane sul petto e poi lo si fa prendere agli orfani perché lo mangino: un gesto che significa che i derelitti, per la perdita del genitore, sono rimasti nella miseria.

L'INFORNATA PER TORNARE ALLA NORMALITà. Presso alcune comunità, invece, l'impasto, la lievitazione, l'infornata e la distribuzione del pane rappresentano un preciso rituale per uscire dal dramma della morte e riprendere la normalità.
In alcune zone delle Marche, alla morte del capofamiglia, padre o madre vedova, e non di altri parenti, i superstiti si mettono subito a lievitare e poi ad impastare: il tempo della lievitazione, dell'impasto e della cottura, circa ventiquattro ore, corrisponde all'incirca al tempo in cui il cadavere deve ancora rimanere nella casa. Il pane poi, fragrante ed appena sfornato, viene offerto ai parenti e a tutti i presenti, immediatamente prima che esca la bara.
In alcuni villaggi contadini della Romagna, appena muore un individuo, persone estranee alla famiglia iniziano a fare il pane, che viene distribuito ai partecipanti alle esequie. Anche in Sardegna, nel Cagliaritano, si offre ai visitatori del defunto il "pane dell'anima", cotto nel forno più vicino a casa. In Puglia, nella provincia di Bari, in occasione del decesso, si prepara il pane facendo cadere nella pasta le lacrime della vedova. Il pane, impastato sulla bara durante la veglia, non può però essere mangiato: un rituale che significa che la vita continua, anche se con molta tristezza.
In diverse zone del Trentino, appena il morto viene posto nella bara, dopo che la stanza è stata accuratamente lavata, la padrona di casa prepara i "dolci del cadavere": fatto l'impasto, prima di infornarlo, lo mette a lievitare sul defunto. Si ritiene così che questi dolci contengano le virtù e i valori del defunto: i parenti che li consumano acquistano la forza vitale della stirpe.

PIATTINI PER LE COMMEMORAZIONI PERIODICHE. L'uso del pane ricorre anche nei rituali delle commemorazioni annuali. In Campania, nella notte tra il primo ed il 2 novembre, in vari angoli della casa, vengono posti dei piattini tondi pieni di piccoli pani: vicino ad ognuno, si lasciano un bicchiere d'acqua ed una candela accesa. In questo modo i morti che tornano possono saziarsi. In Calabria, invece, la sera del primo novembre non si rimuove la tovaglia e si lasciano i residui di pane, di vino e di acqua: i morti, nel corso della notte, verranno a soddisfare la loro fame.
 
Gianna Boetti


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