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Curare per ricostruire

Presentata alla stampa l’edizione 2022 de Il Rumore del Lutto in programma dall’8 ottobre al 2 novembre.

È un appuntamento consolidato che si rinnova di anno in anno e che di anno in anno si arricchisse di contenuti e di novità.

Stiamo parlando de Il Rumore del Lutto, il festival ideato e diretto da Maria Angela Gelati, tanatologa, formatrice e giornalista, assieme a Marco Pipitone, critico musicale e fotografo e che si avvale della collaborazione dell’associazione Segnali di Vita.

La manifestazione si svolge con il patrocinio delle principali Istituzioni locali (in particolare Comune e Università di Parma), dell’Università di Padova - Master Death Studies e si avvale del contributo di Fondazione Cariparma, Ade Servizi e di molte prestigiose aziende del settore funerario che, comprendendone il valore, hanno voluto legare la propria immagine a questa singolare rassegna.

La XVI edizione, presentata alla stampa lo scorso 9 settembre nella sede della Croce Verde di Reggio Emilia, andrà in scena dall’8 ottobre al 2 novembre, preceduta da alcune anteprime a settembre e ad ottobre. Sede del festival è la città di Parma, ma non mancheranno incursioni disseminate sul territorio nazionale.

Si tratta di un evento unico in Italia e in Europa specificatamente dedicato agli aspetti culturali legati alla morte e all’elaborazione del lutto. Tutto ha inizio nel 2007 da una riflessione di Maria Angela Gelati e Marco Pipitone che nell’imminenza delle giornate dedicate al ricordo dei defunti avevano notato come questa ricorrenza, a differenza di altre festività civili e religiose, fosse sempre vissuta solo nel privato e non avesse una dimensione pubblica.

«Perché non condividere un momento così emotivamente importante? – si è chiesta la stessa Maria Angela, come ci racconta - mi sembrava assurdo che in una società aperta e disinibita come la nostra in cui le persone non hanno timore a parlare esplicitamente dei propri sentimenti e delle proprie esperienze di vita (cosa che di lì a breve avrebbe portato, com’è noto, all’esplosione del fenomeno dei social) ci fosse ancora questo blocco nei confronti del dolore della perdita e della morte in generale. Allo stesso tempo per me era importante incominciare a scalfire quella barriera sociale che impedisce alla morte di far parte del nostro quotidiano, quando invece non è altro che un aspetto della vita stessa».

Detto e fatto, potremo dire, perché già quell’anno fu tenuta a battesimo la prima edizione della rassegna…
Io e Marco ci demmo immediatamente da fare per cercare di creare qualcosa che andasse in questo senso, nonostante la tempistica fosse strettissima, per non dire proibitiva. Si trattò di un unico evento presenziato da un pubblico selezionato, ma oramai il ghiaccio era rotto e quella prima esperienza rappresentò l’incubatore di un progetto molto più ampio ed articolato destinato negli anni futuri ad un grande successo».
Il Rumore del Lutto è una iniziativa mirata ad una ricerca interdisciplinare sul tema della morte allo scopo di creare spunti di riflessione e un approccio più naturale e meno traumatico con la fine nostra o dei nostri cari. Il festival è strutturato in una serie di spettacoli, concerti, performance teatrali, conversazioni, presentazioni di libri e dibattiti che spaziano in vari ambiti: dall’arte alla poesia, dal teatro alla musica, dal cinema alla psicologia… Gli eventi, per lo più ad ingresso gratuito, si tengono anche contemporaneamente in più punti della città coinvolgendo l’intera comunità. Un format originale a cui si sono ispirate anche altre realtà culturali italiane e non solo.

E dopo l’ottimo riscontro delle ultime edizioni, la sezione Il Rumore del Lutto Experience coinvolgerà nuovamente le città di Reggio Emilia, Bologna, Carpi, Mantova, a cui si aggiungeranno anche Rimini, Prato, Venezia e Pordenone che ospiteranno alcune iniziative nell’ottica di sensibilizzare un numero di partecipanti sempre maggiore.
Come ogni anno viene proposto un tema guida. “Curami” è il filo conduttore che orienterà le scelte del palinsesto degli eventi 2022.

Perché il concetto di cura è stato usato in una forma verbale esortativa?
Abbiamo scelto di declinare il verbo curare usando l’imperativo “curami” - ci spiega Marco Pipitone - proprio perché l’aiuto dell’altro è una condizione imprescindibile, dopo un qualsiasi tipo di lutto, per ricostituire la cura del sé, della relazione, delle cose, del tutto».
Curami è la parola chiave volta a costruire la comunità, dopo il tempo intrecciato tra vita reale e vita virtuale - prosegue Maria Angela Gelati - Curami è la difesa del proprio tempo, la qualità del tempo di vita; il dare più vita ai giorni e non più giorni alla vita».
Ci dite qualcosa riguardo agli ospiti?
La lista è davvero lunga – afferma Marco Pipitone – ma un nome su tutti spicca nella sezione musicale: quello del cantautore Angelo Branduardi, che sulla morte ha composto una famosa ballata (Ballo in fa diesis minore) ispirata ai cicli medievali degli affreschi dedicati alla cosiddetta “danza macabra”».
Per ulteriori informazioni è disponibile il sito internet ilrumoredellutto.com dove si può consultare l’intero programma degli eventi, costantemente aggiornato.
 
Raffaella Segantin

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