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GIUSEPPE VERDI, Aida

A te vivo fia schiuso l'avel

"In ultimo vorrei levare la solita agonia ed evitare le parole - io manco, ti precedo; attendimi! Morta! Vivo ancor! - Vorrei qualche cosa di dolce, di vaporoso, un a due brevissimo, un addio alla vita. Aida cadrebbe dolcemente nelle braccia di Radames.

Intanto Amneris inginocchiata sulla pietra del sotterraneo, canterebbe un Requiescant in pace".

Queste le indicazioni di Giuseppe Verdi all'obbediente librettista Antonio Ghislanzoni per l'ultima scena di Aida, l'opera d'ambientazione egiziana che Ismail Pascià, Kedivé d'Egitto appunto, aveva commissionato al compositore italiano in occasione delle celebrazioni per l'apertura del canale di Suez nel 1870.

L'episodio conclusivo dell'opera è ambientato in una tomba; più precisamente, la scena deve presentarsi allo spettatore divisa in due piani: quello superiore rappresenta l'interno di un tempio "splendente d'oro e di luce" - come recita la didascalia - quello inferiore un sotterraneo, nel quale "lunghe file di arcate si perdono nell'oscurità" e "statue colossali d'Osiride colle mani incrociate sostengono i pilastri della volta". Due sacerdoti sono intenti a chiudere la pietra che dà accesso a questo sotterraneo, che è appunto il sepolcro in cui i protagonisti sono destinati a rimanere, sepolti vivi.

Ma qual è il nodo drammatico che arriva a tale scioglimento? Siamo nell'antico Egitto; Radames (tenore), condottiero egiziano, non ricambia l'amore che ha per lui la figlia del sovrano, Amneris (mezzosoprano); ama invece la schiava Aida (soprano), principessa del popolo etiope nemico e sconfitto.

Conflitto fra amore e dovere, tradimento, gelosia; ecco ci˜che porta Radames a subire la condanna atroce: "La fatal pietra sovra me si chiuse / ecco la tomba mia. Del dì la luce / più non vedrò e non rivedrò più Aida".

Lei in realtà, presaga della condanna, ha voluto condividere la sorte dell'uomo amato ed è penetrata furtivamente nell'avello. Nel canto purissimo del duetto finale si opera come una trasfigurazione: uniti nella morte che li attende i due amanti vedono ormai nel mondo che abbandonano un "valle di pianti"; e "si schiude il ciel", ripete più volte quel canto, elevato dal luogo che è l'emblema stesso dell'idea di chiusura...
 
Franco Bergamasco

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