- n. 6 - Giugno 2007
- Il pensiero di...
Un giovane con poche speranze
Sono un ragazzo di 28 anni. Scrivo al vostro giornale per esternare i miei sentimenti di amore e di dedizione verso il mondo dell'arte del servizio funerario e per riflettere su tutto ciò che noi viventi possiamo o potremmo fare di fronte all'evento luttuoso. La mia è una lettera triste, quasi rassegnata. Non so se potrà mai essere presa in considerazione dalla vostra rivista, ma sento anche che voi potreste essere gli unici disposti (e predisposti) a comprendere ciò che sento.
Sono cresciuto con i nonni materni, in particolare con mio nonno, operatore cimiteriale per quasi trent'anni nel piccolo comune in cui sono nato (a pochi chilometri da Brescia); seguire lui, il suo modo di operare con tutti i partecipanti alle cerimonie funebri, la sua estrema serietà e la sua dedizione per la cura del cimitero e delle salme (quelle che aiutava a "ricomporre" in sala mortuaria) mi ha davvero segnato nello spirito. Ero sempre con lui, il cimitero ed il suo lavoro in generale mi trasmettevano pace interiore e serenità, la stessa serenità che da allora ho sempre sognato di poter trasmettere "a chi resta", a chi soffre affrontando il momento più difficile.
Ecco il punto. Il mio resterà un sogno? Da anni ormai provo a cercare occupazione in questo settore, ma senza risultato alcuno. Faccio un lavoro che mi estranea completamente da me stesso quando so che in questo campo potrei davvero dare il massimo. Mi chiedo: è possibile che le imprese funebri si accontentino di "
ravanare" nelle agenzie interinali per ridurre al minimo costi e rischi? Certo può sembrare lecito per una impresa edile, ma in questo settore? I funerali di parenti o di conoscenti ai quali ho partecipato ultimamente sono stati davvero penosi dal punto di vista professionale: portantini che parlavano ad alta voce "
incavolandosi" per non trovare bar aperti durante la messa, amici e pensionati di paese improvvisati "aiutanti", per non parlare di battute, risate ed altri commenti. Insomma, il profitto assoluto invece della qualità! Mi sembra davvero ridicolo e fuori luogo!
Mi scuso per essermi dilungato o, magari, per aver divagato troppo. Non so se mai leggerete questa mail: in ogni caso grazie per ciò che fate e per come lo fate.
StefanoNon solo abbiamo letto con attenzione la mail di Stefano, così come facciamo con tutte le comunicazioni che ci vengono inviate. Abbiamo molto riflettuto sui contenuti della stessa e non possiamo che condividere quanto espresso con naturale semplicità, comprendendo bene anche quella punta di amarezza che pervade l'animo del nostro amico. Vogliamo però indurlo a non guardare al futuro con eccessivo pessimismo. Ogni giorno possiamo direttamente constatare che nel nostro Paese esistono anche Impresari Funebri, e sono mol-tissimi, che puntano sulla professionalità e sulla qualità dei servizi resi e non esclusivamente al "profitto assoluto". E chissà che qualcuno di questi, dimostrando lungimiranza imprenditoriale oltre che coscienza etica, possa offrire a Stefano una concreta opportunità occupazionale.
C.P.