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i giorni dello Xantolo in Messico

Al centro delle due Americhe, nel caldo Messico, il vento porta con sé il profumo dei fiori mescolato alle spezie e alla sabbia bianca che ricopre le strade. Su quelle strade, poco prima della festività dei morti, capita spesso di superare camion stracolmi di fiori gialli.

Tonnellate di fiori, pressati come verdure. Si tratta del cempasúchitl, il fiore messicano dei morti. Esso ricorda il garofano europeo, anche se la consistenza in qualche modo è più corposa, il che aiuta considerando il tipo di trasporto che deve subire nel periodo dei morti. Il cempasúchitl è il fiore tramandato dalle cerimonie azteche ed è attestato che fosse coltivato in tempi antichi sui giardini galleggianti di Xochimilco, dove è nata poi Città del Messico. Il suo odore indefinibile ad alcuni ricorda quello dei cadaveri, ma in realtà solo per quel misto di dolciastro ed amaro insieme. In Messico la "festività di Ognissanti" non corrisponde ad un sentimento di tristezza perché ovunque e, specialmente nello stato del Veracruz, la ricorrenza dei defunti è tutt'altro che dolore, bensì ricordo e presenza. Questi sono i "giorni dello Xantolo," nei quali è credenza diffusa che i morti tornino tra i vivi, per accettare le loro offerte e per ritrovare il calore della famiglia, degli amici. Insomma, il mese di novembre è salutato come una grande festa, attesa per un anno intero, ed in tale occasione è d'obbligo non farsi trovare tristi o affranti, ma felici e sereni alla visita dei cari estinti.

Di norma si comincia il 18 ottobre, per accogliere i defunti chiamati "di pallottola, incidente o affogamento," cioè quelli che non hanno avuto il tempo di confessarsi e che quindi si presume soffrano maggiormente nell'aldilà. Per loro necessariamente i festeggiamenti si prolungano. Ad essi si preparano tamales di carne, fagioli e mais e vengono intrattenuti fino al 30 novembre con pranzi, canti, scoppi di mortaretti e bevute di un certo tipo… . Nelle domeniche comprese fra il 18 ottobre ed il 30 novembre, chiamate "domingos grandes", le case vivono nell'entusiasmo, nel "delirio di accoglienza" dei defunti-ospiti con quel rinnovamento che investe persino gli oggetti di casa: stoviglie e suppellettili. Il 30 ottobre, poi, si celebra il "giorno degli archi", nel quale gli uomini di parecchi paesi costruiscono archi di fiori di cempasúchitl, passando da una abitazione all'altra, ai quali si appendono frutti e pani dalla forma umana e pupazzetti che portano incise le iniziali dei defunti "ospitati". Infine, al centro dell'arco, con la Vergine e i santi sullo sfondo, si depongono in abbondanza bottiglie di liquore e sigarette del tipo e marca amati dal defunto. Una sorta di congiunzione tra sacro e profano. Sulla soglia di casa gli spiriti sono richiamati dal frastuono terribile delle scariche dei mortaretti, allo scopo di indicare loro la "strada di casa", verso i propri cari. Dalle quattro del pomeriggio alle otto di sera i fuochi d'artificio accompagnano i tanti gruppi musicali che intonano canzoni a richiesta, secondo i gusti dei defunti, di quando erano ancora in vita. Naturalmente la festa continua al cimitero, sulle tombe. Oltre ai fiori, si portano bottiglie di birra e cibi di ogni tipo, differenti nel gusto e buffi nelle forme, trasformando così i monumenti in veri e propri banchetti, dove i parenti pranzano in allegria, perché ricongiunti con le persone care.

Nel giorno dei morti è consuetudine invitare sulla tomba apparecchiata il primo estraneo che passa. Al passante vengono raccontati alcuni episodi curiosi della vita privata o della storia del defunto, verso i quali si brinda con gioia. Rimanendo sulla tomba a pranzare vi è la possibilità di incontrare "vecchi" conoscenti del defunto, che possono così unirsi alla festa, rammentando i più svariati episodi. Nel ricordo e nelle risate si può sentire la presenza del trapassato, poiché la memoria diviene evocazione e l'evocazione presenza. Nei cimiteri messicani le storie vissute e raccontate nei "giorni dello Xantolo" risuonano come l'eco o la traccia della presenza di un sogno comune che torna, di anno in anno, nel vissuto, nel vivere di quella gente ed emoziona noi, curiosi visitatori che alziamo lo sguardo e ascoltiamo.
 
Maria Angela Gelati


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