Rotastyle

a San Paolo del Brasile

FUNEXPO 2005

La primavera dell'emisfero australe ci accoglie al nostro arrivo a San Paolo del Brasile sede della 6^ edizione di FUNEXPO, la più importante esposizione di articoli funerari del subcontinente sud americano.

La capitale dello stato omonimo, megalopoli di una ventina di milioni d'abitanti, non è cambiata molto dal nostro ultimo passaggio. Sempre attiva, sempre affollata di automobili che sfrecciano sulle interminabili autostrade urbane e sempre più vero motore economico del Paese. Solamente i fiori, dai colori bellissimi in questo inizio di stagione (soprattutto quelli, azzurri, del prezioso Jacaranda), e la vegetazione varia, lussureggiante ed invadente (siamo praticamente al tropico del Capricorno) attenuano il profilo iperattivo di San Paolo rendendo alla metropoli una nota di poesia. Ad essi si aggiungono la varietà ed il suono dei nomi di località e di quartieri che evocano la non lontana (tutto è relativo) Amazzonia e le popolazioni autoctone i cui tratti si ritrovano nelle figure snelle e seducenti di donne e uomini che, consapevoli del loro fascino, non esitano a fare sfoggio (soprattutto il gentil sesso), con la birichina complicità delle temperature miti, delle loro apprezzabili e lodevolissime grazie.

Per modo che il viandante, pur preso nel vortice del business, si lascia talvolta andare al sogno udendo mentre viaggia nella modernissima metropolitana o sull'efficientissima rete di superficie i nomi affascinanti delle stazioni che scorrono: Ibirapuera, Ipiranga, Tucuruvì, Anhangabaù, Jabaquara, … . Tanto più quand'essi sono pronunciati nel languido e sensuale portoghese-brasiliano totalmente diverso per sonorità e ritmo da quello praticato nel Paese d'origine. Ciò spiega anche la trascinante bellezza della musica locale, il samba tra tutti gli altri generi, che, complice qualche "caipirinha", sapiente mescolanza di cachaça (rum grezzo ottenuto non per distillazione della melassa - residuo della lavorazione della canna da zucchero - come si usa a Cuba ed in Giamaica, ma dalla distillazione diretta della canna come si usa anche in certe altre isole caraibiche, Martinica e Guadalupa in particolare) con zucchero, lime ed abbondante ghiaccio, conduce il neofita attraverso un percorso iniziatico prossimo alla dannazione.

Peccato che, con i tempi che corrono, l'omologazione imperversi anche qui ed abbia come risultato che è sempre più difficile udire certo tipo di musica peculiare del Paese se non in locali specializzati, ovvero a casa propria. Lo stesso accade in altri luoghi come ad esempio l'Ungheria dove è diventato praticamente impossibile ascoltare musica tzigana alla radio. Solo pochi anni addietro almeno la metà delle stazioni proponevano musica tradizionale. È il prezzo da pagare al cosiddetto progresso, quello che impone modelli di prodotti e di comportamenti uniformi al relativo impoverimento culturale e sensoriale che colpisce non tanto le persone mature - che hanno avuto il privilegio di poter conoscere e di approfittare di molte opportunità - ma soprattutto i giovani che pur essendo a priori più ricettivi degli anziani non vengono messi in condizione di apprezzare se non ciò che i guru della comunicazione finalizzata alla vendita decidono di imporre e cioè pizze, panini, soft-drinks e musica iterativa di preferenza anglosassone la cui finalità non è tanto quella di affinare il senso estetico e la raffinatezza di gusto, quanto quello di permettere a miriadi di persone di annoiarsi, agitandosi, tra luci cangianti e sudate collettive (buono per la linea). L'importante è che tutte queste vittime spesso inconsce della massificazione "consumino" (quattrini, e non altro, nel caso specifico). Non me ne vogliano i tenutari di discoteche ed affini, ma non si può proprio dire che i loro stabilimenti propongano un prodotto culturale di alto livello.

Del resto una delle squadre di calcio più prestigiose del Paese, il "Palmeiras" di San Paolo, è stata creata nel 1914 da quattro giovani emigrati italiani: Cervo, Simone, Marzo e Ragonetti. All'inizio il nome era "Palestra Italia", ma durante il fascismo esso fu cambiato in quello attuale. Oggi lo stadio ha ritrovato il nome di origine così come il circolo che, sul modello dei club privati sud americani, offre ai fortunati soci strutture (piscine, campi da tennis, sale da sport, il tutto tra foreste di palme) di altissima qualità che ci è stato possibile visitare accogliendo il gentilissimo invito di uno dei membri, originario della civilissima e bellissima Napoli. Nei giorni di partita tutto il quartiere si veste di verde (il colore delle casacche del club) ed il tricolore domina incontestato in ogni angolo di via. Una grande emozione, per non dire commozione, pervade allora chi si trova da quelle parti al rendersi conto di tanto vivo legame affettivo ancor presente con una terra che, se vogliamo, è stata matrigna con i loro antenati non offrendo a costoro nemmeno di che sopravvivere. È ben per questa ragione che tutti hanno preso la via del mare, e cioè per andare a cercare sostentamento in terre, soprattutto in quell'epoca, così lontane.

Tale presenza si ritrova anche nel mondo funerario. Dal presidente dell'ABREDIF (la federazione brasiliana) Lourival Panhozzi (trascrizione portoghese di un probabilissimo Pagnozzi) al suo braccio destro, l'amico da più di un decennio Mario Berlingieri che, abbracciandomi al momento del congedo, mi ha incaricato (non invento nulla) di salutare la terra degli antenati (nel suo caso la Calabria), dai produttori leader di cofani (BRESCIANI e BIGNOTTO) all'adorabile Francesco di Pace che da cinquantatre anni vive laggiù e che ogni anno viene a ritrovare il suo paese d'origine nel salernitano e la sorella che vive a Pescara. Un mondo, insomma, dove la presenza italiana "riflessa" è indiscutibile, ma che non sembra attirare molto i nostri imprenditori. Infatti, e ciò in controtendenza a quella che pare essere una costante, pochissimi sono stati i visitatori italiani ed ancor meno, cioè zero, gli espositori. È ben vero che le difficoltà per operare in quel paese esistono. A cominciare dalle dogane che, non è la prima volta in quel continente (certe esperienze argentine o messicane sono ancora vive e presenti nel nostro spirito), fanno tutto quello che possono per mettere i bastoni tra le ruote a tutti, compresi noi di TANEXPO che non abbiamo potuto ricevere a tempo i documenti promozionali che avrebbero dovuto essere distribuiti sul nostro stand come al solito affollatissimo nonostante la carenza del materiale in questione. Un consiglio, quindi, a chi progettasse di spedire materiale in quei Paesi: calcolare tempi larghissimi in previsione di ostacoli burocratici sempre possibili, anzi fortemente probabili.

Per l'occasione ci trovavamo compagni di stand dell'agenzia di viaggi Family di Botucatu (tranquilla cittadina dello stato di San Paolo, dove opera il Presidente Panhozzi) che sta organizzando un viaggio di professionisti del settore in Italia in occasione di TANEXPO 2006. Numerosissime sono state le richieste di informazioni ed è facile prevedere che molti operatori verranno a trovarci a Modena in marzo. Ad essi si aggiungeranno imprenditori di tutto il continente che ci raggiungeranno per le manifestazioni di avvicinamento di mercati previste nel corso della fiera. Non solo, quasi tutti desiderano ardentemente visitare unità produttive leader del settore. Ci stiamo muovendo anche per soddisfare questa richiesta specifica, segno inequivocabile di un interesse certo di questi "nuovi" mercati per il prodotto "made in Italy". Si può quindi ben dire che il 2006 sarà l'anno dell'America Latina, con tutte le interessanti opportunità di business che si offriranno agli espositori presenti. È in questo senso che TANEXPO pianifica ed opera a prezzo di investimenti anche considerevoli. In quello, cioè, di avvicinare produttori e potenziali clienti, facendo da ponte "utile" tra di essi. Siamo certi che il successo arriderà ai nostri sforzi indefessi.

Per quanto riguarda i prodotti visti, nulla da segnalare in particolare. La qualità generale è media ed in molti casi rudimentale (basta vedere certi fondi di cassa!). Il design risente a tutti i livelli (cofani, carri funebri, arredi sacri, accessori per cofani, ….) di certa tradizione europea, soprattutto portoghese ed in certi casi ispanica, un po' desueta e barocca. Siamo convinti che il mercato, o quantomeno la parte più ricca di esso, è pronto ad accogliere nuovi prodotti più sobri e di maggior contenuto estetico e qualitativo. Si tratta di ben pianificare una politica di espansione in quella direzione. Le difficoltà esistono, è inutile nasconderlo. Ma sarà proprio la capacità dell'impresa di approntare e di mettere in opera una strategia efficace, non improvvisata, proiettata nel medio e lungo termine e con l'apporto assolutamente indispensabile di professionisti qualificati a garantire il successo in un Paese immenso di 180 milioni di anime dove parti di mercato anche piccole significano grandi numeri.

La chiave di apertura, quantomeno per certe categorie merceologiche, potrebbe essere quella dell'impianto diretto realizzabile, ancor oggi, con investimenti tutto sommato modesti. In definitiva ancora una opportunità ghiotta per chi, e sono molti, si rende conto che il mercato domestico è giunto ormai a saturazione.

Largo quindi ai pionieri! Buona fortuna a tutti.

 
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