- n. 1 - Dicembre 2012/Gennaio 2013
- Fiere
A Ourense, dal 23 al 24 novembre
Funergal 2012/02
Quattro sono le province di quella regione autonoma: A Coruña (che ingloba la Comarca della universalmente celebre meta di pellegrinaggi di Santiago de Compostela), Lugo, Pontevedra (con la Comarca di Vigo) e Orense (Ourense). Proprio in quest’ultima città si è tenuta la settima edizione di Funergal, l’esposizione funeraria galiziana che quest’anno ha ottenuto dai ministeri competenti il diritto di fregiarsi del titolo di “esposizione internazionale”. Un ente fieristico, Expourense, estremamente dinamico e fornito di una eccellente struttura espositiva, ci ha accolti nella bella cittadina di più di 100.000 abitanti. I nostri antenati romani (il nome della città deriverebbe, secondo una delle ipotesi, dal latino auriense per indicare la forte presenza d’oro nel fiume Miño) sapevano vivere bene. Non a caso, quindi, si installarono in quella zona costruendo un bel ponte sul Rio Miño, ancora esistente, cui fa da pendant, a soli 450 metri di distanza, il Puente del Milenio, il quinto della città, una ardita realizzazione avanguardista in acciaio e cemento del 2001 concepita dall’architetto Alvaro Varela e dall’ingegner Juan J. Calvo. Essa vuole sottolineare il progresso della città duemila anni dopo che altri architetti crearono un’opera che in quei tempi era di ingegneria avanzata. Non solo, ma i romani trovarono modo di sfruttare un sito che perfettamente corrispondeva alla loro inveterata abitudine di rilassarsi negli stabilimenti termali. Sorgenti di acqua calda e medicamentosa sgorgano infatti in pieno centro storico. Oggi ci si va per curare, tra l’altro, certe affezioni dermatologiche. In altri tempi gli abitanti vi si recavano per immergervi i polli in modo da spennarli, umidi e dilatati dal caldo, più facilmente. Tali sorgenti, “As Burgas”, si trovano proprio in una zona dove, nella pace delle antiche vie, abbondano chiese (prima fra tutte la meravigliosa Cattedrale), palazzi e case caratterizzate dalle luminose vetrate, tipicamente galiziane, che circondano i balconi chiusi assicurando così una grande luminosità agli appartamenti e creando nel contempo un cuscinetto isolante d’aria atto a mantenere una temperatura gradevole negli interni. Riducendo inoltre gli spifferi visto che in quelle terre il vento spesso tira fortemente. Cosa che personalmente, la nostalgia della bora giocando un ruolo preponderante, come già più volte ripetuto in questa sede non ci dispiace affatto.
La fiera funeraria galiziana è nata, molto logicamente, in una zona dove tradizionalmente si costruiscono cofani. Ad un certo punto pare ci fossero una quarantina di aziende impegnate in questa attività. Oggi il loro numero s’è ridotto, tuttavia la Galizia rappresenta uno dei due poli più importanti, assieme a quello di Valencia, della produzione di bare in Spagna. Alcune aziende, poi, hanno rivisto i propri metodi di fabbricazione integrando un design che si discosta dalla abituale cassa spagnola impellicciata e di forma ovale. Il massello sta entrando nel costume. Il tutto nell’ambito della assoluta necessità, per il settore, di innovare per essere competitivi come accade in tutte le altre attività economiche. Tanto più quando è noto che la produzione cinese di cofani rappresenta ormai una percentuale di vendite che alcuni stimano addirittura al 50% del mercato spagnolo. Altri, meno pessimisti e probabilmente più vicini al vero, non scendono comunque al di sotto del 35%. Che è sempre tanto. Di fronte a tale realtà non resta, agli attori della professione, che adattarsi ai tempi nuovi puntando, lo ripetiamo, sull’innovazione e preparandosi così a competere in un contesto più esigente volto anche all’incremento degli scambi internazionali. È da anni ormai che Tanexpo opera in questo senso essendosi resa conto da tempo che il futuro dei produttori italiani, così come di quelli spagnoli, risiede sì nel mercato domestico, ma soprattutto in quello estero dove solo prodotti ad alto valore aggiunto potranno garantire ai fabbricanti i giusti profitti e le risorse necessarie ai servizi di ricerca e sviluppo delle loro aziende. Rifuggendo anche dalla guerra suicidaria dei prezzi dove ci si batte come dei “chifonniers” (mercanti di stracci) per vendere cofani a 100, no a 98, no io te lo faccio a 95 euro e così via. Magari anche lasciandoli in conto vendita come ci dicono accada nel Bel Paese! Ci rassicura quindi vedere aziende come la galiziana Ataudes Gallego (“ataud” significa cofano in spagnolo) che hanno deciso di differenziarsi puntando sulla qualità e sull’apertura internazionale, presentando addirittura ad Ourense un cofano, già venduto in Russia, ricoperto d’oro a 24 carati: il prezzo non è stato comunicato, ma un portavoce dell’azienda ha ammesso che esso è superiore a quello di un veicolo di lusso. Caso estremo che illustra, peraltro, la necessità di fare fronte a tutte le esigenze, anche le più stravaganti, del cliente. Tanto per informazione il cofano più caro che ci sia stato dato di vedere è quello di una piccola, e sconosciuta ai più, azienda dello Iowa negli Stati Uniti che era esposto nella Frank E. Campbell Funeral Chapel a New York al 1076 della Madison Avenue nel molto chic Upper East Side. Alcide e Andrea Cerato, che erano con noi, potranno confermarlo. La porta successiva, nello stesso “block” (isolato), dà accesso, per la cronaca ad una magnifica macelleria... Un esemplare di tale gioiello era servito per la modica somma di 140.000 dollari, poche settimane prima del nostro passaggio, per il funerale della vedova, ultracentenaria, di Chiang Kai-Shek, l’ex compagno di battaglie di Mao divenuto suo acerrimo nemico (le grandi amicizie spesso così finiscono) e fondatore della Cina cosiddetta nazionalista (Formosa, o Taiwan se si preferisce), ancor oggi oggetto di aspre dispute con i dirigenti della Cina comunista. Campbell è la funeral house che si è occupata, tra gli altri, di Jacqueline Kennedy Onassis, Greta Garbo, Joan Crawford, George Gershwin, Igor Stravinski, John Lennon, Frank Costello, Malcom Forbes, Judy Garland. Basta cosi?
Ritornando ad Ourense, il gerente dell’azienda su citata, Victor Gallego, ha anche presentato cofani in pietra ed altri ricoperti di madreperla per andare incontro alle esigenze di clienti che chiedono cose diverse dal solito. Così come le bare per animali domestici messe in vendita su internet. Un altro tratto distintivo del salone è stata la
presenza importante dei maggiori carrozzieri spagnoli e portoghesi. Tra di essi i catalani di
Bergadana hanno proposto un carro funebre equipaggiato con uno schermo interno sul quale si succedono immagini del defunto e della sua vita. Od ancora veicoli che con un comando a distanza trasformano i vetri da trasparenti ad opachi evitando così l’uso di tendine. Sempre per ciò che riguarda i trasporti, interessante la presenza di una
Harley Davidson fornita di un side-car atto a trasportare per il loro ultimo viaggio i fanatici delle due ruote. Simpatica anche l’esposizione di un collezionista di automobili in miniatura, José Maria Baena, che dopo aver posseduto 2.500 veicoli di ogni tipo, si è appassionato per quelli funerari presentandoli a Funergal.