- n. 4 - Luglio/Agosto 2023
- In ricordo di...
Se n’è andato un pezzo della storia d’Italia
Silvio Berlusconi: una vita fuori dall’ordinario, un addio da grande protagonista.
«Comunque la si pensi è stato un grande!» È questo il
leit motiv che, con poche eccezioni, è risuonato in modo bipartisan in tutto il Paese alla notizia della morte di Silvio Berlusconi, avvenuta lo scorso 12 giugno, all’età di 86 anni.
Una scomparsa che per diversi giorni ha occupato gran parte delle pagine dei quotidiani, ha stravolto tutti i palinsesti televisivi ed è stata l’argomento centrale anche delle conversazioni della gente.
Già, perché, tra luci e ombre, nel bene e nel male,
è innegabile che Silvio Berlusconi sia stato un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella storia del nostro Paese, scrivendone interi capitoli. Innovatore visionario, è stato protagonista in tutti i campi: dall’economia alla politica, dallo sport ai media. Imprenditore di successo, editore, leader di partito e per quattro volte presidente del Consiglio dei Ministri.
La storia imprenditoriale e politica
La sua storia
inizia alla fine degli anni ’60 nell’edilizia. è con la
Edilnord che nei primi anni ’70 realizza il complesso di Milano2 e successivamente di Milano3, i “quartieri giardino” che si impongono come modelli urbanistici. Alla fine degli anni ’70 è
il primo ad intuire le potenzialità delle TV commerciali e non si lascia sfuggire l’occasione di entrare in questo mondo, rilevando Telemilano. Sarà il primo passo per infrangere il monopolio RAI. Da lì a poco, infatti, nascerà Canale5, seguito dalle altre reti sorelle della galassia Mediaset che diventa uno dei maggiori gruppi televisivi europei.
L’attività di comunicazione si ramificherà più tardi nella concessionaria pubblicitaria (Publitalia ’80), nel cinema (Medusa) e nell’editoria con Mondadori. La grande passione per il calcio lo porterà nell’86 a diventare
presidente del Milan, salvando la squadra dal fallimento e guidandola alla conquista di scudetti e di coppe internazionali. Una storia analoga che si è ripetuta con il Monza che partendo dalla serie C è stato la rivelazione della serie A di quest’anno.
Il Cavaliere nel suo percorso imprenditoriale non trascurerà nemmeno il settore
retail con l’acquisizione da parte del gruppo Fininvest dei magazzini Standa e poi sarà presente nel comparto assicurativo con Mediolanum e nell’alta finanza con l’ingresso, nel 2007, di Fininvest in Mediobanca.
L’avventura politica inizia invece solo nel 1994. Tangentopoli aveva spazzato via la I Repubblica decretando la fine di molti partiti tradizionali quando Berlusconi matura l’idea di poter colmare quel vuoto.
Crea Forza Italia alleandosi con la Lega di Bossi, la destra di Fini e il centro di Casini e Mastella. Enunciando il cosiddetto
Contratto con gli italiani (un programma in cui in caso di vittoria, si impegnava, fra le altre cose, a procedere con sgravi fiscali, a dimezzare la disoccupazione e ad aumentare le pensioni minime)
in soli tre mesi vince le elezioni.
Promesse che non è mai riuscito a portare a termine, tuttavia tra successi e sconfitte, tra processi e assoluzioni, Silvio Berlusconi è stato il Presidente del Consiglio più longevo della storia della Repubblica. Come nella vita imprenditoriale,
anche nella politica ha rappresentato l’uomo nuovo apportando, con la sua personale visione e il suo carisma, cambiamenti epocali. Per la prima volta assistiamo alla formazione di un partito basato sulla leadership della persona, una tendenza che è poi diventata prassi sia nel nostro Paese che all’estero. Con il suo modo diretto di comunicare con l’elettorato, è stato
precursore del populismo, fenomeno poi ripreso da tanti altri leader di partito.
A lui si deve il bipolarismo: grazie ad un quadro di alleanze il sistema proporzionale viene superato dalla contrapposizione di due schieramenti opposti, quello di centro-destra e quello di centro-sinistra.
Un personaggio fuori dagli schemi
C’è chi lo ha osannato e chi lo ha fortemente detestato. Di certo il Cavaliere non è stato un personaggio qualunque. Antisistema per natura,
poco avvezzo alle regole e nemico del compromesso, è sempre stato fedele a se stesso imprimendo il suo stile in ogni impresa in cui si è cimentato. Politicamente scorretto, non ha mai rinunciato alla sua indole sia che si trattasse di parlare con l’uomo della strada o dell’incontro con i grandi della terra. Rimane negli annali la storia del “cuccù” fatto alla Merkel, il gesto scaramantico in una foto di gruppo ad un summit della UE o la reazione, decisamente poco formale, al primo incontro con l’allora
first lady Michelle Obama. Teatrale nei gesti e nelle battute, spesso di dubbio gusto, come pure nelle sue vicende personali (dai divorzi agli scandali sessuali) con Berlusconi la stampa internazionale è andata a nozze, ma lui non si è mai scomposto e ha sempre tirato dritto per la sua strada.
Un personaggio
divisivo oltre ogni misura ma dotato di grande empatia. Il suo successo lo si deve proprio alla sua natura di persona schietta ed informale, lungi da atteggiamenti di distacco o di superiorità. È così che ha conquistato tanti Italiani, non con la propaganda ma con una comunicazione semplice e immediata ponendosi al loro livello, esaltandone le virtù ma allo stesso tempo mai condannando i difetti, sdoganando così pratiche e comportamenti tutt’altro che ortodossi.
Ha parlato alla gente usando il suo stesso linguaggio. E lo ha fatto soprattutto attraverso le sue televisioni, privilegiando programmi di intrattenimento popolari che hanno contribuito a plasmare il costume nazionale.
Icona della “Milano da bere”, i suoi ammiratori hanno ravvisato nel Cavaliere il
self-made man, colui che partendo dal nulla si è costruito il successo con le proprie mani grazie all’impegno, alla tenacia e alla perseveranza. Un modello da seguire e a cui aspirare. Per molti ha incarnato un sogno, difficile da realizzare ma possibile perché in fondo non era un uomo diverso da loro.
Il suo pensiero, le sue categorie culturali e il suo linguaggio non sono stati adottati solo dai suoi sostenitori, ma sono stati assorbiti da una platea ben più vasta connotandosi come quel fenomeno sociale che passa sotto il termine di
berlusconismo.
Il funerale
La scomparsa di Silvio Berlusconi ha inevitabilmente toccato tutti, simpatizzanti e detrattori, proprio per il ruolo da protagonista che ha avuto negli ultimi decenni della nostra storia. Come ex presidente del Consiglio gli sono stati riservati i
funerali di Stato.
È il 14 giugno la data in cui viene dato l’ultimo saluto al Cavaliere e le bandiere in Italia e al Parlamento Europeo sono issate a mezz’asta in segno di cordoglio. Le esequie non si sono svolte a Roma, come ci si poteva aspettare data la carica istituzionale che ha ricoperto, ma a Milano, la sua città che tanto ha amato e di cui aveva perfettamente impersonificato lo spirito operoso ma anche festaiolo.
In Duomo si sono incontrate personalità appartenenti ai tanti diversi mondi con cui un uomo eclettico come Berlusconi ha interagito durante la sua poliedrica carriera. Assai nutrito il
parterre istituzionale e politico con la presenza delle maggiori cariche dello Stato a cominciare dal presidente Sergio Mattarella con tutto l’esecutivo, oltre a leader di partito e a numerosi rappresentanti di governo esteri. Per lo sport hanno partecipato i vertici del Milan e del Monza insieme a molti giocatori di ieri e di oggi. E poi il mondo dello spettacolo, con tanti volti noti della TV, e quello imprenditoriale con personaggi di spicco quali Guido Barilla e Marco Tronchetti Provera. Un’affluenza eterogenea unita per rendere l’ultimo tributo ad un uomo
larger than life (più vasto della vita), come lo hanno definito i media internazionali. Ad un Duomo gremito ha fatto eco una piazza altrettanto affollata: almeno 15.000 persone hanno seguito la cerimonia sui maxischermi salutando il feretro con cori da stadio.
Il rito è stato officiato dal vescovo di Milano,
Mons. Mario Delpini, che ha offerto un'omelia concisa e distaccata, definita da molti “laica”. Scevro da rimandi religiosi, il sermone si è infatti concentrato sulla condizione umana e sulla personalità di Silvio Berlusconi. «
È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia» è il passaggio più incisivo del discorso di commiato.
Il servizio funebre, nel pieno rispetto del rigido cerimoniale, è stato diretto in modo impeccabile da
Andrea Cerato del gruppo Hofi.
Il feretro, accompagnato dal picchetto d’onore con i 6 carabinieri in alta uniforme, è stato accolto con gli onori militari sia all'ingresso che all'uscita dal Duomo. Per il trasporto da Villa San Martino ad Arcore, dove è stata allestita una camera ardente privata, è stata scelta l’eleganza di un’
autofunebre Bretil, su meccanica Mercedes-Classe E, di Biemme Special Cars. Dopo la cerimonia le spoglie del Cavaliere sono rientrate nella sua residenza per essere avviate il giorno successivo al tempio
crematorio Panta Rei di Valenza (AL). Ora le ceneri sono ospitate accanto a quelle dei genitori e della sorella nel mausoleo all'interno del parco della villa di famiglia, un’opera astratta in marmo bianco commissionata dallo stesso Berlusconi allo scultore Pietro Cascella all’inizio degli anni ’90.
Il cofano funebre
I media hanno indagato con dovizia di particolari anche sulla scelta della bara. Una curiosità presto svelata da
Paolo Imeri, titolare di
Art Funeral Italy, in alcune interviste rilasciate ai principali organi di informazione. Sono stati infatti i maestri artigiani della prestigiosa azienda bergamasca, con sede a Caravaggio, a realizzare il cofano che ha accolto la salma del Cavaliere.
Il modello si chiama
23 Duomo ed
è in mogano massiccio, un legname di eccellente qualità proveniente dall’Honduras, che presenta caratteristiche rigature e fiamme di color rosso bruno. «
Per portare a compimento questo pregiato manufatto di ebanisteria ci sono voluti circa 20 giorni» ha dichiarato Paolo Imeri alla stampa.
«Le tavole (numerate singolarmente) sono state ricavate da tronchi interi, in modo da esaltare le naturali venature e farle “correre” senza spezzarne la naturale ed unica continuità, valorizzando l’impronta digitale del legname stesso, definita figurazione».
Dei 20 giorni totali di lavorazione, 8/10 sono stati dedicati al delicato ma fondamentale processo di finitura ovvero al carteggio e alla verniciatura. «
Abbiamo realizzato una doppia verniciatura a contrasto» continua Imeri «grazie alla quale alcune parti, come i fianchi a rilievo ed il coperchio, si presentano perfettamente lucide mettendo in risalto le venature del legno, mentre altre sono satinate opache, per creare un elegante effetto estetico».
Cala così il sipario su un personaggio che esce di scena da protagonista allo stesso modo in cui aveva vissuto. Con la sua morte si chiude un’era e ci sarà sempre un prima e un dopo Berlusconi.
Raffaella Segantin