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Il cimitero americano di Nettuno

Fratelli sul libero suol

Un gentilissimo prato all’inglese innaffiato e rasato ogni giorno, circondato da mura nemmeno troppo alte, ed un cancello di bronzo coronato da uno stemma con aquila dorata proteggono migliaia di croci in marmo bianco.
All’ingresso, ad accogliere i mortali, vi è una piccola isola dove i cipressi, simbolo del lutto e dell’eternità a cui accede l’anima dei defunti, ricordano l’immortalità che la dea Calipso volle offrire ad Ulisse dandogli da bere nettare ed ambrosia, ma che egli rifiutò, preferendo conquistare la gloria eterna con le proprie gesta. Così i giovani sepolti in questo parco continuano ad essere ricordati per le loro imprese e per il loro sacrificio.
Un cimitero temporaneo, approntato due giorni dopo lo sbarco di Anzio (22 gennaio 1944) per accogliere i caduti americani, che è divenuto permanente nel 1956. Il sacrario riunisce il 35% delle sepolture, originariamente dislocate in Sicilia e in Italia meridionale, dei soldati americani morti durante la campagna di Sicilia (10 luglio – 17 agosto 1943), lo sbarco di Salerno (9 settembre 1943) e l’entrata degli Alleati a Roma (4 giugno 1944).
È un luogo di memoria per i parenti dei caduti, per la città e per quanti vi entrano anche solo per una passeggiata. La Commissione Americana per i monumenti di guerra, che ne cura l’amministrazione e la manutenzione, ha messo a disposizione dei visitatori un centro di accoglienza per consultare gli elenchi dei defunti e per ottenere informazioni.
Dividono il riposo su questo letto erboso 7.860 soldati, di cui 490 ignoti e 122 ebrei (identificati dalla stella di David); vi sono anche 16 donne (crocerossine o ausiliarie militari e civili). Passeggiando tra le croci si nota che le lapidi recano incisi il nome, il grado, il battaglione di appartenenza e lo stato di provenienza. È indicata, poi, solo la data di morte che li ha resi per sempre uniti nell’atto del sacrificio, così come ricorda il gruppo scultoreo in bronzo che, posto nel peristilio del sacrario, sancisce la fratellanza nel destino dei marinai e dei soldati americani. Si incrociano anche tombe di fratelli di sangue sepolti uno vicino all’altro, in tutto 23 coppie, e scritte dorate che segnalano il conferimento postumo della medaglia all’onor militare.
Nel sacrario, eretto alla fine del viale che dall’ingresso attraversa il prato, vi è una cappella che ferma il tempo al momento dello sbarco sulla spiaggia di Anzio quando, alle due di notte del 22 gennaio del 1944, i militari alleati furono massacrati dalle forze dell’Asse, avvantaggiate dalla posizione sicura sui colli romani. Sul soffitto sono raffigurati i pianeti Marte, Giove e Saturno così come erano nel cielo quella notte. Sulle pareti tutt’attorno sono incisi nel marmo, con il grado d’appartenenza e con lo stato di ammissione al servizio militare, i nomi di 3.095 dispersi (2.032 dell’esercito e dell’aviazione, 1.063 della marina).
Onore ai caduti viene reso celebrando ogni anno, l’ultimo lunedì di maggio, il Memorial Day a cui il 28 maggio 1989 ha partecipato per la prima volta un presidente degli Stati Uniti, George Bush. Ha presenziato, invece, alla cerimonia per il 50° anniversario dello sbarco, celebrata a Nettuno il 3 giugno 1994, il presidente Bill Clinton.
Il cimitero di Nettuno è uno dei numerosi luoghi di memoria che costellano l’Europa e che ricordano, indipendentemente dall’epoca e dalla nazionalità di appartenenza, i versi che nel 1821 Alessandro Manzoni, ispirato dall’ideale di libertà, lasciava: “O fratelli sul letto di morte, o compagni sul libero suol”.
 
Francesca De Munari


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