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Organizzare funerali su misura

Quella del cerimoniere funebre è una nuova professione che vede sempre più coinvolto il mondo femminile. Francesca Malaguti, che opera con successo nell’aerea bolognese, ci racconta la sua storia e il suo lavoro.


Quando si parla di lavoro nel settore funerario il pensiero rimanda spontaneamente e quasi unicamente alla figura dell’impresario di onoranze funebri. Sono invece molteplici le attività che riguardano questo campo perché tanti sono gli aspetti che possono interessare e coinvolgere l’intero comparto. Oggi, per la nostra rubrica dedicata al mondo femminile, abbiamo incontrato Francesca Malaguti esponente di una professione emergente, quella del Cerimoniere Funebre.

Signora Malaguti, ci vuole raccontare qualcosa di sé?
Sin da giovanissima ho nutrito una grande curiosità per l'animo umano. Ma capirne le dinamiche e la connessione tra cuore e mente non mi era sufficiente. Ciò che mi ha veramente interessato da sempre, come spinta da un incontenibile impulso naturale, è di poter dare, per quanto possibile, il mio aiuto alle persone in difficoltà, sia materiali che psicologiche. Accoglienza è il termine che meglio mi rappresenta, è il concetto attorno a cui ruota la mia vita. Tutte le mie scelte, da quelle di formazione a quelle professionali sono sempre state orientate per poter offrire il mio supporto a chi ne ha bisogno. Per questo ho fatto studi di counselling, una forma di affiancamento emotivo e di sostegno finalizzato a migliorare il benessere individuale. Un contributo decisivo al mio approccio con gli altri mi è stato offerto anche dalla formazione in mediazione familiare. L'accoglienza per me è ed è stata vissuta a tutti i livelli. All’inizio ho ospitato come vicina solidale persone in condizione di estrema difficoltà materiale, poi con alcuni collaboratori ho fondato una cooperativa sociale sempre con lo scopo dell'accoglienza abitativa temporanea e, una volta diventata educatrice, mi sono occupata del reinserimento sociale dei soggetti ospitati nelle strutture gestite dalla cooperativa”.
Come è arrivata ad interessarsi di questo particolare ambito?
Dopo la cooperativa mi sono dedicata ad altre attività sempre nella sfera dell’aiuto alla persona, come il supporto nei casi di divorzio e delle separazioni familiari in generale. In questo mio mettermi a disposizione per alleviare le sofferenze causate da situazioni destabilizzanti non poteva non essere contemplato il dolore per la perdita di una persona cara dove mi adopero affinché le emozioni scatenate da un lutto possano essere incanalate e trasformarsi in forze positive per la crescita e la consapevolezza di sé. Per quanto riguarda l’ambito specifico della cerimonia funebre è stata determinante la testimonianza di un’amica che aveva partecipato ad un funerale molto asettico e formale dove non c’era stata alcuna partecipazione emotiva né tantomeno qualche parola per ricordare il defunto. Questa cosa mi ha colpito e ho sentito il bisogno di approfondire l’argomento per verificare se ci potevano essere delle modalità diverse e più coinvolgenti”.
Com’è diventata cerimoniere, o, se preferisce, “cerimoniera”? In che cosa consiste la sua attività?
Oltre a letture su questa specifica tematica, è stato fondamentale frequentare il corso proposto dalla Scuola Superiore per la Funeraria condotto della Dr.ssa Maria Angela Gelati. Qui ho appreso quelle nozioni e quelle tecniche essenziali per gestire un evento luttuoso che meglio si adatti alle richieste dei parenti per ricordare in modo adeguato la persona scomparsa. Mi ha aiutato molto anche un corso di teatro, fatto anni fa, da cui ho acquisito la sicurezza di parlare in pubblico e la capacità di scandire la celebrazione con le giuste tempistiche. Grazie al corso della Scuola per la Funeraria e forte del mio background, mi sono proposta alle varie agenzie funebri del territorio come cerimoniera. In particolare ho avuto un bellissimo incontro con Bologna Servizi Cimiteriali sfociato in una collaborazione continuativa per la gestione delle cerimonie che si svolgono al Pantheon del cimitero della Certosa di Bologna. Qui mi occupo di accogliere e accompagnare amici e parenti nell'ultimo saluto del proprio caro durante le sue differenti fasi, ovvero prima che avvenga la sepoltura (presso la sala del commiato), prima che avvenga la cremazione (presso il tempio crematorio), oppure alla consegna dell'urna cineraria. Si tratta di rituali abbastanza semplici che hanno però un importante funzione nel processo di elaborazione del lutto. Diversa è invece l’organizzazione di un funerale vero e proprio. Sono sempre più spesso interpellata dalle agenzie funebri quando hanno richieste da parte delle famiglie di realizzare esequie laiche. Si tratta di cerimonie personalizzate che richiedono una grande cura”.
Quali i passi per attuare una cerimonia personalizzata? 
Sicuramente, oltre alle conoscenze, ci vogliono buone doti di intuizione dei bisogni dei dolenti e di comprensione della personalità del defunto. È pertanto essenziale un incontro con i parenti che, attraverso una chiacchierata mirata ma allo stesso tempo informale per metterli completamente a loro agio, mi danno la possibilità di raccogliere informazioni preziose. Meglio ancora se l’incontro avviene nell’abitazione dello scomparso: vedendo gli ambienti dove viveva e gli oggetti da cui era circondato si capiscono molte cose. Anche poter consultare foto, scritti o filmati mi è estremamente utile per ricostruire la sua storia. La cerimonia può svolgersi in qualsiasi sede, anche all’aperto in luoghi iconici come, ad esempio, in un bosco e può adattarsi a diversi registri (formale, amichevole, intimo…). Sulla base delle informazioni ricevute scrivo l’elogio funebre, opero una scelta di brani da leggere e di musiche di accompagnamento. Mi occupo dell’intera regia del funerale curando ogni dettaglio logistico e, se richiesto, anche del servizio di catering: il desiderio di salutare il proprio caro con un brindisi in suo onore è sempre più diffuso”.
Si occupa solo di funerali laici?
Non sempre! Capita che la mia presenza sia richiesta anche durante il rito religioso per un ricordo del defunto, soprattutto quando l’officiante non ha avuto precedentemente modo di conoscerlo. Va da sé che il tutto viene coordinato con il sacerdote in uno spirito di reciproca apertura e collaborazione e il mio ruolo è più che altro di affiancamento e di arricchimento per una cerimonia più completa. D’altra parte una cosa non esclude l’altra e durante il rito laico anch’io prevedo sempre un momento di silenzio in cui i credenti possano raccogliersi in preghiera”.
Pensa che essere donna costituisca un elemento di vantaggio o di difficoltà per questo lavoro?
Non vorrei generalizzare, ma credo che un cerimoniere donna rappresenti un valore aggiunto in questa professione. Siamo programmate per essere madri, prenderci cura dell’altro è uno stimolo più spontaneo rispetto a quanto può avvenire negli uomini. Abbiamo una capacità di guardare a 360°, a cogliere il dettaglio, a comprendere con maggior immediatezza le circostanze e le persone, sappiamo leggere tra le righe interpretando anche quello che non viene esplicitato. È ciò che comunemente viene definito “intuito femminile”, quel qualcosa in più che quando si ha a che fare con situazioni delicate assume un grande valore”.
  Ha qualche storia particolare da raccontarci?
Una funzione personalizzata è unica come è unica la storia di ognuno di noi. Ho accompagnato nel loro ultimo viaggio personaggi diversi come un insegnante di un noto liceo bolognese, un’attivista di una associazione di volontariato e, molto recentemente, una ex partigiana. In tutti questi casi si trattava di persone molto conosciute e amate che avevano avuto una vita assai piena. Pur se nettamente distinte queste cerimonie sono state accomunate da una partecipazione davvero intensa, a tratti commovente”.
Si ritiene soddisfatta di questa sua professione?
Oserei dire onorata! Il fatto di riuscire a coinvolgere i partecipanti ad un evento funebre creando un senso di vera comunione, a mettermi alla prova ogni volta con situazioni sempre nuove e criticità di ogni tipo, ma soprattutto il poter accompagnare gli altri in uno dei momenti più difficili della loro vita mi fa sentire come fossi chiamata ad ricoprire una missione. Mi considero uno strumento, un tassello importante nel percorso di vita delle persone e ciò non ha prezzo”.
 
Raffaella Segantin


Ci preme sottolineare che l’istituzione della figura del cerimoniere funebre presso il cimitero di Bologna la si deve alla sensibilità e all’intraprendenza di un’altra figura femminile: l'A.D. di Bologna Servizi Cimiteriali Cinzia Barbieri. In un recente incontro ha dichiarato che: "L'attivazione del rito di cerimonia laica in Certosa è avvenuta grazie all'ascolto delle necessità e delle nuove sensibilità della cittadinanza da parte di Bologna Servizi Cimiteriali, insieme ad altri nuovi servizi come l'accompagnamento con veicoli elettrici per persone con ridotta capacità motoria o il servizio di vigilanza dei luoghi di culto, molto apprezzato dall'utenza".

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