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The Others

E se i fantasmi fossimo noi?

Una grande casa, triste e solitaria, circondata da un parco immenso e perennemente avvolta dalla nebbia. Qui vive una giovane donna, Grace, con i due bambini Anne e Nicholas. Un morbo rarissimo e inquietante ha colpito i figli fin dalla nascita: i piccoli soffrono di una strana allergia alla luce che li costringe a vivere reclusi tra quelle mura e a non poter essere esposti a qualsiasi fonte luminosa più forte di quella di una candela. Una mattina tre domestici si presentano alla loro porta. Grace affida loro la conduzione della casa, particolarmente attenta ad illustrare le severe regole che vigono all’interno: “Nessuna porta deve essere aperta prima che l’ultima sia stata chiusa”. Il rischio è quello di uccidere i suoi figli. Le giornate scorrono apparentemente tranquille. Fino a quando, come ogni thriller che si rispetti, qualcosa di sinistro sembra avvenire in quella casa: strane voci, presenze inquietanti, “altre” persone invisibili che paiono dimorare nella stessa abitazione. Il mistero si infittisce, si carica di nuove terrificanti scoperte; e Grace si renderà conto di quanto sia diversa la verità delle cose e delle persone che la circondano. Ma soprattutto, di quanto sia diversa lei. Se fossero proprio loro gli “others”?
Storia in bilico tra realtà immaginaria e realtà vissuta, The Others si costruisce con lentezza e con mistero crescente. Nessuno spargimento di sangue o altri effetti soprannaturali. Un finale sorprendente, di quelli da lasciare senza parole. Fotografia e scenografia magistrali, che contribuiscono ad alimentare il clima di inquietudine e di sospetto. Un cast perfetto e azzeccato; su tutti l’incredibile performance della algida ed espressiva Nicole Kidman. Insomma, un capolavoro del genere che porta l’inequivocabile firma del regista spagnolo Alejandro Amenabar. Ispirandosi alle classiche storie di fantasmi, tra le quali non manca sicuramente “Giro di vite” di Henry James, Amenabar segue uno schema originale: i personaggi sembrano provare, al pari del pubblico, un senso profondo di smarrimento nel tentativo di spiegare l’evidente ambiguità della propria esistenza.
Ma al di là della suspense e del mistero, il gioco del film è davvero sottile e profondo. Grace è una donna severa, ossessionata dalla dannazione eterna, che obbliga i figli a preghiere e a letture religiose ad ogni ora del giorno. È una donna disperata, costretta a vivere in una situazione ancora più difficile, che si appiglia alla fede per non fare i conti con la triste verità e con la realtà che la circondano. Una realtà in cui la morte è messa come al solito in primo piano. The Others aggredisce con grande stile lo stesso incubo che percorre la nostra società: la sensazione di essere in qualche modo dei morti viventi, delle ombre umane. La sensazione che la nostra vita si stia trascinando lentamente senza alcun cambiamento, quella stessa sensazione che ci porta a non considerarla come merita. Perché solo quando sopraggiunge la morte ci rendiamo conto della sua importanza e ne rimaniamo appigliati disperatamente. Nel film lo spettatore viene invaso dall’ansia e da un senso di claustrofobia, trovandosi rinchiuso come i bambini all’interno di uno spazio che sembra davvero isolato dal mondo. La struttura del racconto di fantasmi, come nella grande letteratura di Henry James, serve allora da occasione per l’indagine psicologica, per viaggiare dentro la mente e dentro i sentimenti di una donna, nella follia di una famiglia. La pellicola sarebbe potuta entrare nella storia per intelligenza e per novità di girato e di scrittura se solo non fosse stata preceduta qualche anno prima dal grande punto di svolta in fatto di horror e thriller: “Il Sesto Senso”. Opera di cinema moderno, capovolge le visuali e sfida lo spettatore, inscenando una trama che letteralmente non è quella che crediamo. Ma la grande originalità di The Others sta nell’evitare che alla fine permanga il mistero e che tutto si risolva con una spiegazione razionale. Chi sono veramente gli altri? Non una ghost story qualunque, quindi, ma un film che riflette sul soprannaturale in modo interessante ed efficace.
 
Laura Savarino


THE OTHERS
(Usa, 2001)
 
di Alejandro Amenabar
Durata: 104 minuti
Cast: Nicole Kidman, Christopher Eccleston, Fionnula Flannagan, Alakina Mann, James Bentley
 
Un thriller ricco di brividi e di colpi di scena con una Kidman che consolida il suo status di Grace Kelly degli anni ’90”.
 
 
CURIOSITA'
È il primo film nella storia dei Goya (gli Oscar spagnoli) a vincere il premio principale (miglior film) pur essendo recitato completamente in una lingua straniera (inglese).
 
Il regista Alejandro Amenabar e lo sceneggiatore Mateo Gil (che avevano lavorato insieme nel precedente “Apri gli occhi”) hanno entrambi un breve cammeo: è possibile osservarli nell’album di fotografie di defunti che la protagonista sfoglia in soffitta. Eduardo Noriega è invece l’apparizione spettrale sopra la spalla della protagonista che poi si rivela nient’altro che un dipinto.
 
 
CITAZIONI
Dobbiamo imparare a vivere tutti insieme. I vivi e i morti.
 
Scoprirete che a volte questa casa non è propriamente un paradiso.
 
Questa casa è come una nave … qui la luce deve essere controllata come se fosse acqua, aprendo e chiudendo le porte … c’è in gioco la vita dei miei figli.

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