- n. 1 - Gennaio/Febbraio 2025
- Legale, fiscale
Ambiente e imprenditoria funeraria
La nuova frontiera della sostenibilità tra obblighi normativi e opportunità.
Gli
Environmental, Social e
Governance (cd.
ESG) rappresentano un insieme di criteri che le aziende possono utilizzare per valutare e migliorare il loro impatto ambientale, sociale e la qualità della gestione.
Questi criteri non sono più solo una prerogativa delle grandi multinazionali, ma stanno diventando un elemento centrale anche per le
piccole e medie imprese (PMI), che possono trarre enormi vantaggi dal loro utilizzo. Adottare pratiche
ESG significa non solo
migliorare la sostenibilità e la reputazione aziendale, ma anche
rispondere alle crescenti esigenze normative e alle aspettative di clienti e investitori.
Un esempio concreto dell’applicazione degli ESG è, proprio, il settore funerario. Le imprese funebri possono
adottare pratiche innovative e sostenibili che rispettino questi criteri, rispondendo al contempo alle esigenze della società sempre più attenta all’ambiente. Ma come fare? Vediamo nello specifico cosa sono gli ESG, come viene applicata la direttiva e cosa fare per introdurre nuove pratiche sostenibili.
La direttiva
Gli ESG stanno acquisendo un'importanza sempre maggiore come principio etico per le aziende, ma anche come obbligo normativo in continua evoluzione. In Europa e in Italia il quadro legislativo è articolato, spingendo le imprese ad
adottare pratiche sostenibili e trasparenti per allinearsi a standard ambiziosi e rigorosi.
Su tale aspetto, l’
Unione Europea ha avuto un ruolo pionieristico nel promuovere gli ESG, introducendo normative specifiche che obbligano le aziende a misurare, rendicontare e migliorare il loro impatto ambientale, sociale e di
governance. Una delle principali pietre miliari in questo ambito è stata la
Direttiva CSR (
Corporate Sustainability Reporting Directive), nata dalla
Rendicontazione Societaria di Sostenibilità e adottata nel 2024. Questa direttiva rappresenta un significativo avanzamento normativo, ampliando gli obblighi di
rendicontazione non finanziaria per un numero maggiore di aziende rispetto al passato. Non solo le grandi imprese quotate, ma anche molte piccole e medie imprese sono ora soggette a questi obblighi, purché superino determinate soglie di fatturato, numero di dipendenti o attività transnazionali.
La CSRD, infatti, introduce
il principio della doppia materialità, un concetto chiave che richiede alle aziende di valutare
sia il proprio impatto ambientale e sociale (materialità esterna) sia come i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità influenzino le loro performance finanziarie (materialità interna). Tale obbligo ha spostato il focus dalla semplice conformità normativa a una gestione strategica e integrata della sostenibilità. Di conseguenza, le aziende sono obbligate a redigere
report di sostenibilità dettagliati, che devono includere informazioni su:
- emissioni di gas serra e altri indicatori di impatto climatico;
- utilizzo delle risorse naturali, come acqua ed energia;
- equità sociale, inclusa la parità di genere e il rispetto dei diritti umani;
- trasparenza nei processi decisionali, in particolare per quanto riguarda la governance.
A supporto della
CSRD, l’Unione Europea ha sviluppato gli
ESRS (
European Sustainability Reporting Standards), che forniscono
un quadro metodologico uniforme per la rendicontazione. Gli
ESRS sono progettati per garantire la comparabilità delle informazioni fornite dalle aziende, stabilendo metriche standardizzate per valutare:
- parametri ambientali, come la riduzione delle emissioni e l’adozione di pratiche di economia circolare;
- aspetti sociali, tra cui l’inclusione e il rispetto dei diritti dei lavoratori;
- indicatori di governance, inclusa la trasparenza decisionale e la gestione dei rischi.
Un ulteriore strumento normativo di rilievo è il Regolamento 2019/2088 (
SFDR - Sustainable Finance Disclosure Regulation), che impone obblighi di trasparenza sugli investimenti sostenibili. Questo regolamento si applica non solo agli operatori finanziari, ma anche alle
aziende che ricevono finanziamenti da istituzioni obbligate a rispettare i criteri ESG. Le aziende devono dimostrare un impegno concreto verso la sostenibilità per attrarre investimenti e mantenere la fiducia degli
stakeholder.Le normative sopra citate si inseriscono nel quadro del
Green Deal Europeo, che mira alla neutralità climatica entro il 2050. In questo contesto, le imprese sono chiamate a contribuire con azioni concrete, quali:
- riduzione delle emissioni di carbonio, anche attraverso l’efficientamento energetico;
- adozione di fonti di energia rinnovabile e tecnologie innovative;
- implementazione di pratiche di economia circolare, favorendo il riutilizzo di risorse e la riduzione dei rifiuti.
Venendo al nostro Paese,
in Italia, il recepimento della posizione europea sul punto, si è tradotto in una serie di provvedimenti legislativi che integrano la sostenibilità nei bilanci aziendali. Di particolare rilievo è il
d.lgs. 36/2023, che disciplina gli appalti pubblici, introducendo clausole ambientali e sociali nei bandi di gara. Le imprese partecipanti devono dimostrare la conformità ai
CAM (
Criteri Ambientali Minimi), che definiscono standard di sostenibilità per materiali e processi produttivi. Il mancato rispetto di tali criteri può portare all’esclusione dalle gare e a sanzioni amministrative. Non solo.
Il Piano d’Azione per la Sostenibilità Ambientale dei Consumi della Pubblica Amministrazione (PAN GPP) rappresenta un ulteriore strumento operativo.
Questo piano promuove l’adozione di criteri ambientali nei processi di approvvigionamento pubblico, incentivando le aziende a integrare la sostenibilità nelle loro strategie operative. Questo articolato panorama normativo sottolinea come la sostenibilità non sia più un'opzione, ma un elemento centrale per la competitività e la responsabilità sociale delle imprese.
Inoltre, come spiegavamo sopra, l’aspetto sociale degli ESG è supportato da normative che promuovono la
parità di genere, il rispetto dei diritti umani e l’inclusione.
Come integrare gli ESG nel settore funerario
Per una PMI, integrare gli ESG può sembrare una sfida complessa, ma si tratta in realtà di un processo che può essere affrontato gradualmente e con significativi benefici. Ad esempio, per quanto riguarda l’aspetto ambientale, un’azienda può iniziare riducendo i consumi energetici, ottimizzando la gestione dei rifiuti e adottando materiali più sostenibili. Questi piccoli passi non solo riducono l’impatto ambientale, ma possono anche portare a risparmi operativi nel lungo termine. Sul fronte
sociale, è possibile promuovere
migliori condizioni di lavoro per i dipendenti, garantendo sicurezza e benessere, oltre a
investire nelle comunità locali. Infine, una
governance solida, basata su trasparenza e etica, è fondamentale per
costruire fiducia tra clienti, partner e investitori.
Nel settore funerario ci sono molte azioni che si possono valutare per integrare un sistema più sostenibile che risponda alla direttiva europea. Ad esempio,
molte aziende stanno già introducendo urne biodegradabili, realizzate con materiali riciclati o naturali, come bambù, e bare in
legni certificati FSC. Questo non solo riduce l’impatto ambientale, ma rappresenta una scelta etica che risponde alla
crescente domanda di soluzioni green da parte dei consumatori.
Anche i costruttori di casse funebri stanno poi giocando un ruolo chiave nella transizione verso pratiche più sostenibili. Utilizzando materiali riciclati o innovativi e ottimizzando i processi produttivi, stanno contribuendo sempre più a ridurre l’impatto ambientale dell’intera filiera funeraria.
Inoltre, ottenere certificazioni che attestino la
sostenibilità dei prodotti rientra nell’ambito di quelle
politiche aziendali che sempre più aziende sposano non solo per migliorare la
competitività, ma anche per aprire le porte a nuove opportunità e partnership: non è un segreto che grandi gruppi oramai vedono la propensione alla tutela ambientale dell’azienda come requisito essenziale per approcciare nuovi business.
Avv. Alice Merletti & Avv. Elena Alfero