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Ambiente e imprenditoria funeraria

La nuova frontiera della sostenibilità tra obblighi normativi e opportunità.

Gli Environmental, Social e Governance (cd. ESG) rappresentano un insieme di criteri che le aziende possono utilizzare per valutare e migliorare il loro impatto ambientale, sociale e la qualità della gestione.

Questi criteri non sono più solo una prerogativa delle grandi multinazionali, ma stanno diventando un elemento centrale anche per le piccole e medie imprese (PMI), che possono trarre enormi vantaggi dal loro utilizzo. Adottare pratiche ESG significa non solo migliorare la sostenibilità e la reputazione aziendale, ma anche rispondere alle crescenti esigenze normative e alle aspettative di clienti e investitori.
Un esempio concreto dell’applicazione degli ESG è, proprio, il settore funerario. Le imprese funebri possono adottare pratiche innovative e sostenibili che rispettino questi criteri, rispondendo al contempo alle esigenze della società sempre più attenta all’ambiente. Ma come fare? Vediamo nello specifico cosa sono gli ESG, come viene applicata la direttiva e cosa fare per introdurre nuove pratiche sostenibili.

La direttiva

Gli ESG stanno acquisendo un'importanza sempre maggiore come principio etico per le aziende, ma anche come obbligo normativo in continua evoluzione. In Europa e in Italia il quadro legislativo è articolato, spingendo le imprese ad adottare pratiche sostenibili e trasparenti per allinearsi a standard ambiziosi e rigorosi.

Su tale aspetto, l’Unione Europea ha avuto un ruolo pionieristico nel promuovere gli ESG, introducendo normative specifiche che obbligano le aziende a misurare, rendicontare e migliorare il loro impatto ambientale, sociale e di governance. Una delle principali pietre miliari in questo ambito è stata la Direttiva CSR (Corporate Sustainability Reporting Directive), nata dalla Rendicontazione Societaria di Sostenibilità e adottata nel 2024. Questa direttiva rappresenta un significativo avanzamento normativo, ampliando gli obblighi di rendicontazione non finanziaria per un numero maggiore di aziende rispetto al passato. Non solo le grandi imprese quotate, ma anche molte piccole e medie imprese sono ora soggette a questi obblighi, purché superino determinate soglie di fatturato, numero di dipendenti o attività transnazionali.

La CSRD, infatti, introduce il principio della doppia materialità, un concetto chiave che richiede alle aziende di valutare sia il proprio impatto ambientale e sociale (materialità esterna) sia come i rischi e le opportunità legati alla sostenibilità influenzino le loro performance finanziarie (materialità interna). Tale obbligo ha spostato il focus dalla semplice conformità normativa a una gestione strategica e integrata della sostenibilità. Di conseguenza, le aziende sono obbligate a redigere report di sostenibilità dettagliati, che devono includere informazioni su:
  • emissioni di gas serra e altri indicatori di impatto climatico;
  • utilizzo delle risorse naturali, come acqua ed energia;
  • equità sociale, inclusa la parità di genere e il rispetto dei diritti umani;
  • trasparenza nei processi decisionali, in particolare per quanto riguarda la governance.
A supporto della CSRD, l’Unione Europea ha sviluppato gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), che forniscono un quadro metodologico uniforme per la rendicontazione. Gli ESRS sono progettati per garantire la comparabilità delle informazioni fornite dalle aziende, stabilendo metriche standardizzate per valutare:
  • parametri ambientali, come la riduzione delle emissioni e l’adozione di pratiche di economia circolare;
  • aspetti sociali, tra cui l’inclusione e il rispetto dei diritti dei lavoratori;
  • indicatori di governance, inclusa la trasparenza decisionale e la gestione dei rischi.
Un ulteriore strumento normativo di rilievo è il Regolamento 2019/2088 (SFDR - Sustainable Finance Disclosure Regulation), che impone obblighi di trasparenza sugli investimenti sostenibili. Questo regolamento si applica non solo agli operatori finanziari, ma anche alle aziende che ricevono finanziamenti da istituzioni obbligate a rispettare i criteri ESG. Le aziende devono dimostrare un impegno concreto verso la sostenibilità per attrarre investimenti e mantenere la fiducia degli stakeholder.

Le normative sopra citate si inseriscono nel quadro del Green Deal Europeo, che mira alla neutralità climatica entro il 2050. In questo contesto, le imprese sono chiamate a contribuire con azioni concrete, quali:
  • riduzione delle emissioni di carbonio, anche attraverso l’efficientamento energetico;
  • adozione di fonti di energia rinnovabile e tecnologie innovative;
  • implementazione di pratiche di economia circolare, favorendo il riutilizzo di risorse e la riduzione dei rifiuti.
Venendo al nostro Paese, in Italia, il recepimento della posizione europea sul punto, si è tradotto in una serie di provvedimenti legislativi che integrano la sostenibilità nei bilanci aziendali. Di particolare rilievo è il d.lgs. 36/2023, che disciplina gli appalti pubblici, introducendo clausole ambientali e sociali nei bandi di gara. Le imprese partecipanti devono dimostrare la conformità ai CAM (Criteri Ambientali Minimi), che definiscono standard di sostenibilità per materiali e processi produttivi. Il mancato rispetto di tali criteri può portare all’esclusione dalle gare e a sanzioni amministrative. Non solo.

Il Piano d’Azione per la Sostenibilità Ambientale dei Consumi della Pubblica Amministrazione (PAN GPP) rappresenta un ulteriore strumento operativo.
Questo piano promuove l’adozione di criteri ambientali nei processi di approvvigionamento pubblico, incentivando le aziende a integrare la sostenibilità nelle loro strategie operative. Questo articolato panorama normativo sottolinea come la sostenibilità non sia più un'opzione, ma un elemento centrale per la competitività e la responsabilità sociale delle imprese.
Inoltre, come spiegavamo sopra, l’aspetto sociale degli ESG è supportato da normative che promuovono la parità di genere, il rispetto dei diritti umani e l’inclusione.

Come integrare gli ESG nel settore funerario

Per una PMI, integrare gli ESG può sembrare una sfida complessa, ma si tratta in realtà di un processo che può essere affrontato gradualmente e con significativi benefici. Ad esempio, per quanto riguarda l’aspetto ambientale, un’azienda può iniziare riducendo i consumi energetici, ottimizzando la gestione dei rifiuti e adottando materiali più sostenibili. Questi piccoli passi non solo riducono l’impatto ambientale, ma possono anche portare a risparmi operativi nel lungo termine. Sul fronte sociale, è possibile promuovere migliori condizioni di lavoro per i dipendenti, garantendo sicurezza e benessere, oltre a investire nelle comunità locali. Infine, una governance solida, basata su trasparenza e etica, è fondamentale per costruire fiducia tra clienti, partner e investitori.

Nel settore funerario ci sono molte azioni che si possono valutare per integrare un sistema più sostenibile che risponda alla direttiva europea. Ad esempio, molte aziende stanno già introducendo urne biodegradabili, realizzate con materiali riciclati o naturali, come bambù, e bare in legni certificati FSC. Questo non solo riduce l’impatto ambientale, ma rappresenta una scelta etica che risponde alla crescente domanda di soluzioni green da parte dei consumatori.
Anche i costruttori di casse funebri stanno poi giocando un ruolo chiave nella transizione verso pratiche più sostenibili. Utilizzando materiali riciclati o innovativi e ottimizzando i processi produttivi, stanno contribuendo sempre più a ridurre l’impatto ambientale dell’intera filiera funeraria.

Inoltre, ottenere certificazioni che attestino la sostenibilità dei prodotti rientra nell’ambito di quelle politiche aziendali che sempre più aziende sposano non solo per migliorare la competitività, ma anche per aprire le porte a nuove opportunità e partnership: non è un segreto che grandi gruppi oramai vedono la propensione alla tutela ambientale dell’azienda come requisito essenziale per approcciare nuovi business.
 
Avv. Alice Merletti & Avv. Elena Alfero

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