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Carmelo Pezzino
È di questi giorni la notizia che un Ente Fieristico di secondo piano fra quelli del nostro Paese ha programmato una nuova mostra sugli articoli e sui servizi funerari. L’iniziativa si aggiunge alle altre già calendarizzate per il 2009 che, quasi tutte, hanno inteso presentarsi come “fiere di settore” e che, invece, altro non si riveleranno che manifestazioni di ambito locale, ben diverse da quello che gli standard internazionali, e non il vocabolario italiano, definiscono come “fiera”.
Questa proliferazione, in evidente contrasto con gli obiettivi strategici tante volte dichiarati dal sistema imprenditoriale, è un ulteriore segnale del tentativo di frammentare un comparto che invece, oggi più che mai, ha bisogno di presentarsi e di dimostrarsi coeso e compatto.
Sarebbe troppo semplicistico attribuire il fenomeno alla volontà narcisistica, che pure esiste, di alcuni soggetti che vogliono “mettersi in mostra” godendo di una vetrina privilegiata nei confronti dei propri concorrenti diretti. È probabilmente dovuto, invece, anche a fattori diversi quali la struttura del microcapitalismo italiano, un eccessivo localismo, interessi economici e politici legati a grandi affari, anche immobiliari, e al concedere quante più poltrone possibili a presidenti, consiglieri e amministratori senza nulla concedere alla logica dell’efficienza.
Ma una frammentazione così patologica non fa bene alle fiere e ne abbassa le potenzialità sui mercati, penalizzando la così detta internazionalizzazione delle imprese e compromettendone la crescita.
Potreste pensare che la nostra sia una posizione di parte. Ma siamo in buona compagnia.
Quando era ministro per il Commercio Estero, Emma Bonino ha sempre sostenuto in ogni sede che “avremmo dovuto finirla con la tendenza al cannibalismo fra le nostre fiere, che spesso sovrappongono manifestazioni simili anziché coordinare calendari e specializzazioni settoriali. La priorità deve essere la crescita all’estero”. E Gian Domenico Auricchio, presidente del Comitato Fiere di Confindustria, non ha dubbi: “Da anni non facciamo altro che ripetere lo stesso concetto: le esposizioni sono troppe, basta una fiera importante per ogni settore. Serve una cabina di regia nazionale, con la presenza del governo, che impedisca le lotte di potere sul territorio”.
L’Expo del 2015 potrebbe essere una grande occasione, a patto di riuscire a fare sistema dando rappresentanza e visibilità a tutto il mondo imprenditoriale del nostro Paese. Che oggi fa i conti con un momento di crisi in cui le aziende devono gestire oculatamente i budget destinati alle esposizioni privilegiando quelle che garantiscono ritorni sicuri ed immediati. Una programmazione che scelga per ciascun settore una fiera nazionale su cui puntare tornerà ad essere argomento all’ordine del giorno dell’agenda politica. Soprattutto del Governo che, attraverso il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, dovrà pronunciarsi con decisione. Senza dimenticare che la competenza sulle fiere è delle Regioni. E che, in tempi di federalismo annunciato, guai a toccare le autonomie!
Buona lettura a tutti!
 
Carmelo Pezzino

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