- n. 4 - Maggio/Giugno 2018
- L’editoriale
Alberto Leanza
È il cambiamento il filo conduttore che ha animato l’edizione 2018 di Tanexpo, a cui questo numero della rivista riserva ampio spazio. Vi è oramai la consapevolezza generalizzata di un mutamento sociale della percezione e delle risposte di fronte alla morte che determinano lo smantellamento dei tradizionali modelli ed usanze legati all’evento luttuoso.
La velocità con cui si stanno modificando i comportamenti quando si perde una persona cara è quasi impressionante; ma ciò non ci deve stupire poiché avviene in tutti gli ambiti che riguardano la sfera delle emozioni, delle relazioni e delle reazioni a qualsiasi avvenimento.
Mai come quest’anno i partecipanti di Tanexpo hanno sentito la necessità di affrontare l’argomento: l’incremento vertiginoso della cremazione, la costante perdita del sentimento religioso, la richiesta di cerimonie funebri più coinvolgenti, l’attenzione alle tematiche ecologiche sono i principali elementi che concorrono a scardinare in modo sempre più tangibile certezze e consuetudini.
Come sta reagendo il comparto? Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento, assistiamo ad un vero e proprio fenomeno di resilienza: le aziende produttrici si stanno indirizzando prevalentemente sullo studio e sulla ricerca di prodotti, materiali, design e
concept innovativi. Di concerto gli impresari funebri si stanno approcciando alle famiglie con una pluralità di servizi (impensabili fino a pochi anni fa!) organizzando cerimonie personalizzate, mettendo a disposizione accoglienti locali per la veglia funebre che garantiscono dignità e riservatezza, affiancando i parenti in tutte le fasi che seguono il momento della perdita fornendo ogni sorta di supporto, anche di tipo psicologico o legale con professionisti qualificati.
Dopo tanti anni in cui troppo spesso si è puntato più sul contenimento dei costi che sulla qualità e la diversificazione dei prodotti e dei servizi, finalmente si assiste ad un positivo processo che mette al centro la persona e il valore del proprio lavoro.
Alberto Leanza