- n. 2 - Febbraio 2013
- L’editoriale
Carmelo Pezzino
Due avvenimenti sono in questo periodo al centro dell’attenzione di una opinione pubblica gran parte della quale guarda ad essi con sentimenti di sconcerto, di timore, di inquietudine, di sospetti: le dimissioni di Papa Benedetto XVI, un evento di portata davvero storica risalendo il precedente più vicino a noi addirittura al 1415 con Gregorio XII, e le elezioni politiche italiane, i cui esiti hanno di fatto sancito una situazione di difficilissima, se non impossibile, governabilità per il nostro Paese e il disamore profondo dei nostri connazionali per una politica che ha perso strada facendo tutti quegli elevati ideali cui dovrebbe ispirarsi. Non entreremo nel merito dell’addio di Ratzinger avvenuto, come più volte dichiarato dal diretto interessato, in piena libertà e consapevole della gravità di un gesto peraltro previsto da una norma del Codice di Diritto Canonico che contempla la possibilità di una rinuncia al soglio pontificio; e non ci addentreremo in una disamina sull’influenza dei poteri forti che da tempo condizionerebbero la Santa Sede, né sui grandi misteri (il terzo segreto di Fatima, le profezie di Malachia) che, secondo alcuni studiosi, avrebbero presagito l’accaduto. Ma non possiamo fare a meno di riflettere, e di invitarvi a riflettere, su quanto affermato dalla scrittrice Enrica Perucchietti.“Non è necessario essere tradizionalisti per notare i cosiddetti segni dei tempi: un Papa che abdica parlando di Chiesa deturpata da gravi personalismi e da lotte intestine all’interno della Curia; un neo governo italiano spaccato e impossibilitato numericamente a svolgere il proprio lavoro; una crisi economica che ha spazzato via la piccola e media borghesia; i movimenti di protesta che riempiono il vuoto dei vecchi partiti politici. Sembra insomma che qualcosa stia cambiando inesorabilmente e per sempre. Il periodo in cui stiamo vivendo è un punto di non ritorno. Sta effettivamente finendo il vecchio mondo, per cedere il passo al famigerato Nuovo Ordine Mondiale, una sorta di dittatura su scala globale che non ha bisogno di imporsi con la violenza perché i suoi fondamenti sono già stati instillati, un po’ per volta, nelle nostre menti. Non ci accorgiamo neppure che la manipolazione di massa di cui tanto si parla avviene dalle basi, fin dalla nostra nascita, con la diffusione di stati di spirito che noi adottiamo quasi fossero mode: rivoluzione psichedelica, psicofarmaci, ogm, denatalismo, libertà sessuale, nuova spiritualità. Per creare una nuova spiritualità si devono però prima svuotare e poi abbattere le vecchie religioni. Lo scacco della modernità è stato quello di far penetrare la massoneria ecclesiastica anche all’interno della Chiesa cattolica. Invece di opporsi a queste trame, il Vaticano si è reso più volte complice dell’ideologia mondialista. Benedetto XVI, apparentemente fragile e quindi ricattabile da parte dei poteri forti, potrebbe aver reagito con l’unica arma a sua disposizione, l’abdicazione, che potrebbe ipotizzarsi come una sorta di disperato non possumus da parte di un Papa che, pur di non rendersi complice fino in fondo della svendita della Chiesa ad una ideologia massonica e anticristiana, avrebbe preferito farsi da parte magari nell’improbabile speranza di suscitare, nei laici come nei sacerdoti, un ultimo sussulto di indipendenza e di riscossa”.
Carmelo Pezzino