- n. 7/8 - Luglio/Agosto 2009
- L’editoriale
Carmelo Pezzino
Ci sia concesso questo mese riproporvi integralmente quanto scrivemmo esattamente due anni fa in questa stessa rubrica. Non certo per mancanza di idee o di argomenti da trattare, ma perché, con cadenza ciclica e curiosamente “biennale”, quanto oggetto di quella trattazione ritorna oggi di stringente attualità. Parlammo allora di lealtà e di etica. A questi concetti aggiungiamo oggi una breve riflessione sulla coerenza, dandovi così lo spunto per meditare, sotto l’ombrellone o lungo i sentieri di montagna, su un altro dei tratti distintivi che dovrebbero contraddistinguere sempre la vita di un Uomo.
Viene naturale criticare l’ipocrisia di chi alle parole non fa seguire una corrispondente azione e giudichiamo negativamente i comportamenti che smentiscono l’intento su cui si fondano. Questo perché rileviamo una mancanza di coerenza. La capacità di essere coerenti con ciò in cui si crede o con ciò che ci si propone diventa il fondamentale presupposto su cui si basa la fiducia in noi stessi e negli altri. Una idea o un pensiero mettono in moto una corrente di energia che si manifesterà in forma reale: la coerenza è quella qualità che rende il processo puro e trasparente, efficace ed incisivo e fa sì che l’espressione finale sia in sintonia con l’intento iniziale. La coerenza per essere “vera” deve includere tutto il percorso, dalla motivazione iniziale all’uso dei mezzi e dei modi di procedere, e deve essere supportata da una chiara coscienza di sé. Un comportamento incoerente tende a verificarsi più facilmente quando manca il controllo, quando non c’è esperienza diretta, quando vi è molta tensione o quando le situazioni sono troppo confuse. Facciamo nostro, e vi suggeriamo di fare altrettanto, quanto recita un famoso proverbio arabo: “Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero”.
Rivediamo adesso il testo proposto a luglio del 2007.
“Sentiamo spesso parlare, molte volte a sproposito, di concetti elevati quali la coerenza, la correttezza, la lealtà, il rispetto della parola data. Sono le fondamenta di ogni ordine sociale, politico e imprenditoriale sulle quali si dovrebbe erigere il rapporto umano e professionale fra uomini veri. Sono anche, purtroppo, valori che vengono disattesi nel nome di una logica utilitaristica e in evidente contrasto con i più elementari principi dell’etica.
Leale è colui che è fedele alla parola data, alle promesse, ai patti con gli altri e con se stesso. Nelle società contigue al diritto moderno la lealtà era garanzia, segno di appartenenza, simbolo di civiltà, interpretazione dell’universo, della solitudine e del bisogno di sacro dell’Uomo. Molto prima delle leggi scritte rappresentava in modo inequivocabile le forme della società civile e delle sue istituzioni. Una persona sleale perdeva la propria identità ed era costretta ad errare “senza casa e senza terra”, rifiutata da ciò che essa stessa era. Nel mondo di oggi la lealtà sembra un optional, privato della naturale forza del contendere, trattato con compassionevole sufficienza, sostituito da regole e da norme votate all’artifizio.
I rapporti professionali, così come più in generale gli affari e l’economia, dovrebbero essere ispirati ai più elementari principi dell’etica. Ma che cos’è l’etica? Quale deve essere il rapporto fra l’etica e il profitto? Quali atti e quali atteggiamenti contraddistinguono un comportamento che possa definirsi etico?
L’etica è una serie di regole basate su valori morali, è una condotta funzionale alla personalità dell’individuo e dettata dal contesto nel quale l’individuo stesso si muove. Nessun attore può considerarsi esente dalle responsabilità legate al proprio ruolo. Il rispetto della parola data, la coerenza e la correttezza, pur nella logica di una piena autonomia imprenditoriale, dovrebbero essere i capisaldi ai quali improntare tutte le proprie azioni. Per esaltare la propria dignità di uomini e per potere guardare sempre con fierezza gli occhi di tutti. I propri e quelli di coloro con i quali ci troviamo a doverci relazionare”.
A voi ed alle vostre famiglie l’augurio per una serena estate, di riposo e di tranquillità.
Buona lettura a tutti!
Carmelo Pezzino