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Gianni Gibellini, Presidente di EFI - Eccellenza Funeraria Italiana

È il momento, davvero, di dare un segnale forte!

Anche questo 2013 si avvia a conclusione senza aver registrato alcun significativo passo in avanti verso la discussione e l’approvazione di un rinnovato quadro normativo di riferimento che possa dare risposte e soluzioni concrete alle tante problematiche che affliggono il comparto funerario e cimiteriale italiano con le conseguenti, negative ripercussioni sull’intera collettività. Gianni Gibellini, Presidente di EFI, Eccellenza Funeraria Italiana, non intende nascondere la testa sotto la sabbia e lancia un grido di allarme pensando a tutti coloro che, dopo tanto avere investito sulla propria attività professionale, vedono messo a repentaglio, oggi, il futuro delle proprie aziende.
“È ora di guardare in faccia la realtà! La classe politica, salvo rare e lodevoli eccezioni, si dimostra totalmente disinteressata agli argomenti che tanto ci stanno a cuore! E le nostre organizzazioni, dalle quali dovrebbero partire sollecitazioni forti a risolvere il problema, passano il tempo a confrontarsi su questioni di lana caprina, a valutare sinergie e interazioni che dovrebbero imprimere una svolta determinante. Ma, intanto, tutto resta così com’è! Da mesi, ormai, non vi è più traccia, se non su qualche bollettino sindacale, del Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana sul quale tutti abbiamo riposto grandi speranze: la discussione si è arenata fin dalle prime battute e nel frattempo, su aspetti di vitale importanza, ciascuno si è ancorato alle proprie posizioni con il risultato, deprimente, che nulla è stato fatto! Assistiamo ogni giorno, in tutta Italia, alla nascita di nuove agenzie che, senza risorse umane e tecnologiche e forti solo di un contratto con un centro servizi, provocano sul mercato un pesante effetto distorsivo. Gli operatori, per lo meno quelli seri, continuano a soffrire sempre più, giorno dopo giorno, situazioni di forte disagio a discapito di servizi e di prestazioni che spesso non sono in sintonia con le aspettative dei cittadini e che portano l’opinione pubblica a guardare con diffidenza e con senso critico il nostro operato”.
Quali sono, in estrema sintesi, i temi di più stringente attualità?
La definizione e il riconoscimento della professione, la trasparenza nella acquisizione dei servizi, l’etica, la questione fiscale, l’attivazione di controlli, la professionalizzazione, i crematori e i cimiteri privati. In Italia esistono più di 6.000 partite iva abilitate allo svolgimento di un funerale! Ma quanti sono realmente operatori funerari? Quanti sono adeguatamente preparati e strutturati per potere svolgere una così fondamentale funzione sociale? Quanti invece lavorano in maniera improvvisata e superficiale, rendendo un cattivo servizio ai cittadini, nuocendo all’immagine della categoria e levando ossigeno a chi ha tanto investito in risorse umane ed economiche? Occorre definire con esattezza chi è impresario funebre, quali requisiti deve avere in termini di struttura aziendale, di professionalità, di qualità dei servizi. Chi rientra nei giusti parametri bene, gli altri o si adeguano o sono destinati a scomparire. Senza levare ad alcuno la possibilità di lavorare, ma introducendo controlli rigorosi sul pieno rispetto delle regole, con assoluta uniformità su tutto il territorio nazionale. Regole che devono essere applicate anche nella acquisizione dei servizi! Tutti conosciamo la triste realtà degli ospedali: anche in questo caso controlli rigorosi, e sanzioni pesanti, per combattere una fortissima concorrenza sleale che accentua i disagi di una situazione già fortemente compromessa da una eccessiva polverizzazione dell’offerta commerciale. Fondamentale è l’obbligatorietà di una Formazione Professionale qualificata e verificata per gli Operatori: essa è alla base dello sviluppo della nostra categoria e segna il confine invalicabile per chi vuole contraddistinguere la propria attività nel segno di una reale “eccellenza” orientandola ad un sempre più efficace svolgimento di prestazioni e di servizi di qualità. Altrettanto fondamentale è una politica fiscale che faccia emergere la fatturazione sommersa e il lavoro nero.Nel nostro Paese, fino ad oggi, i cittadini possono imputare come costi detraibili dalle proprie dichiarazioni dei redditi un importo massimo di 1.500 euro. È auspicabile innalzare i limiti per la detraibilità ad un valore che contempli gli interi costi sostenuti (anche quelli cimiteriali e lapidei) e che non sia comunque inferiore ai 10.000 euro. Ciò farebbe emergere in maniera evidente ogni elemento distorsivo facilitando le possibilità di controlli che dovrebbero essere puntuali, rigorosi ed efficaci ad opera delle preposte Autorità. Infine, ed è una battaglia che EFI intende combattere fino in fondo, puntiamo sulla liberalizzazione nella realizzazione di crematori privati, anche all’interno delle Case Funerarie, e di cimiteri privati, in linea con quanto accade nei più evoluti Paesi della Comunità Europea. Alla luce delle attuali condizioni dei cimiteri (alti costi, scarsa sicurezza, frequente disorganizzazione, …) e dei crematori (ridotta funzionalità, tempi di attesa lunghi, …) è indispensabile che gli Operatori privati godano di identiche opportunità rispetto a quelli pubblici eliminando obsoleti regimi di monopolio e consentendo a tutti i soggetti di potersi confrontare ad armi pari sulle sempre più evolute richieste della società contemporanea. Sono sotto gli occhi di tutti i risultati economici prodotti dalla gestione, quanto meno disinvolta, della compagine pubblica. Lasciamo che sia il mercato a valutare e a decidere su chi riporre la propria fiducia”.
Tanta carne al fuoco, dunque! Ma come occorrerà muoversi nell’immediato? E quali prospettive possiamo realisticamente intravvedere?
Sarebbe necessario riallacciare il dialogo con tutte le espressioni del comparto per trovare identità di vedute ed un impegno comune a portare avanti le nostre istanze. Ma, ad essere onesti, se non ne siamo stati capaci fino ad oggi, ho forti dubbi su una repentina inversione di tendenza! Occorre far sentire la nostra voce a chi ci governa perché finalmente comprenda la vera essenza del problema e trovi soluzioni veloci, concrete ed efficaci. Occorre anche sostenere la parte sana della nostra categoria, quella che esprime i valori nei quali ci identifichiamo e per i quali intendiamo combattere la nostra battaglia. Non siamo interessati al numero di tessere, ma al raggiungimento di traguardi che diano solidità alle nostre aziende. Io, per natura, sono ottimista e ritengo di dover comunque guardare con fiducia al futuro. Con questo segnale di speranza voglio esprimere a tutti gli operatori italiani, ed alle loro famiglie, l’augurio per un sereno Natale e per un nuovo anno ricco di salute, di successi e di prosperità”.
 
Carmelo Pezzino


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