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Anche questa è fatta! 1/2

Tanexpo 2014, giunta ormai alla sua decima edizione dell’era moderna, ha chiuso i battenti con un successo ancora superiore alle più rosee aspettative. Nonostante una lieve contrazione della superficie espositiva, abbastanza prevedibile in questo momento di difficoltà generale dell’economia, l’afflusso impressionante di visitatori, soprattutto nei primi due giorni (ma anche il terzo è stato più che soddisfacente quando lo si compari a quanto si produce in altri eventi similari), ha permesso alle aziende partecipanti di ottimizzare l’investimento fatto talvolta anche a prezzo di uno sforzo considerevole dal punto di vista finanziario. Perfino i denigratori si sono visti numerosi. Tra i visitatori, costoro tessevano la propria rete di pubbliche relazioni. A conferma del fatto che Tanexpo è veramente “l’evento” irrinunciabile.  
C’è chi non ha esposto per problemi economici molto, anzi troppo, frequenti con i tempi che corrono e chi per “altri” inconfessabili motivi. Contiamo di avere il piacere di riavere tali amici con noi la prossima volta. Liberandosi, una volta per tutte, da quei soggetti (“altri”) pieni di livore che, non avendo nulla di meglio da fare o non sapendo fare altro, utilizzano uno spazio importante delle proprie riunioni per denigrare Tanexpo. Interessante, non c’è che dire!
Eh sì! Perché Tanexpo si farà, eccome, anche nel 2016! Tale precisazione pare necessaria visto che ad ogni edizione vengono fatte circolare non solo in Italia, ma anche fuori dallo stivale, voci infondate. Mi si creda quando affermo di aver ricevuto, solo un paio di mesi prima dell’apertura della fiera, due telefonate da altri paesi europei per sapere se era vero che Tanexpo non si sarebbe tenuta per mancanza di espositori.
Potrebbe qualcuno, seriamente, prestare fede a tali (mi si passi il termine volgare, ma esso corrisponde al comportamento di certi individui) fregnacce? Costoro manifestamente, sol che il signor Freud fosse ancor vivo (ma i discepoli esistono cui si sono aggiunti quelli della scuola Lacaniana), dovrebbero farsi urgentemente analizzare viste le frustrazioni indotte da sogni che essi, poverini, prendono per realtà. Lo scompenso è grave e richiede trattamenti tempestivi. Ciò conferma, purtroppo, la fondatezza della saggezza popolare quando sentenzia (“vox populi, vox dei!”) che “la madre dei cretini è sempre incinta”. Anche i più sprovveduti avranno compreso che si tratta, parlando di “cretini”, di un eufemismo per non offendere le vezzose e fuor d’ogni dubbio castissime orecchie delle nostre gentili lettrici e per indicare quegli attributi sui quali generalmente non batte il sole (con l’eccezione delle spiagge naturiste) e che nei candidati al sacerdozio vengono attentamente, ci dicono, scrutati e palpeggiati dai medici della curia per verificare con assoluta certezza, prima dell’ordinazione, che siano “duo et bene pendentes”, cioè “due e ben penzoluti” per chi non avesse la necessaria dimestichezza con la lingua di Virgilio. Comunque sia, con le quasi 200 aziende presenti a Bologna lor signori son serviti! L’impudicizia non ha limiti. Essa sconfina nell’ignobiltà e nell’ indecenza quando approfitta di situazioni personali contingenti per denigrare e per distruggere.
Tutti dovrebbero ormai sapere che chi scrive vive, da parecchi decenni ormai, in una nazione confinante alla nostra: quella Francia che così volentieri viene attaccata in Italia, soprattutto dalle generazioni più anziane e prive di un minimo di cultura, a causa dell’ autostima che il Paese ha di sé stesso. Quella che, ai tempi di De Gaulle, era stata chiamata la “grandeur”. Ebbene, in Francia tali comportamenti sarebbero, prima ancora che inaccettabili, inconcepibili. Non è che le “querelles de personnes” (le dispute personali) non esistano. Anzi! Eppure di fronte a terzi due nemici acerrimi saranno, da buoni francesi, ricchi di reciproci elogi pur pronti, cinque minuti dopo, a dirsene di tutti i colori a quattrocchi.
Da noi invece (anzi, direi piuttosto da “voi” visto che ormai non mi ci riconosco proprio in tali italiche sfacciataggine e sciatteria) tutto è buono per denigrare gli altri senza ritegno e con espedienti da mezze cartucce intellettuali. Pochi si salvano. Se tutti fossero come quell’imprenditore funerario milanese di successo, già corridore ciclista, che un giorno a chi meschinamente (il sottoscritto, lo confesso) gli suggeriva di regolare i conti con un acerrimo antagonista sportivo, che in fatto di scorrettezze era stato un esperto, scrivendo un libro di memorie, rispose che mai l’avrebbe fatto visto che quella persona era scomparsa e non avrebbe potuto difendersi; se tutti fossero come quel Signore (la “esse” maiuscola non è casuale), allora ci sarebbe ancora un lumicino di speranza per il nostro Paese. Invece abbiamo a che fare con dei “minus quam ...” che valgono quello che valgono anche se magari possono vantare cospicui conti in banca col che pensano di trovarsi al di sopra del “vulgus pecus” senza rendersi conto, poverini, che, come dicono a Lione, “non si è mai visto un forziere seguire un carro funebre”. Nella nostra bella Trieste d’origine diciamo: “soldi sarà che noi no saremo”!. Ringrazio quella persona, anch’essa ampiamente detestata e denigrata da molti invidiosi colleghi, per la lezione impartitami rafforzando così un convincimento che spesso e volentieri affermo e cioè che un giorno passato senza apprendere nulla è un giorno perduto.
[continua]


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