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Due carri funebri per il Senegal

Francesca Brotto ci parla del viaggio verso Ndar Guedj di ConsiderAfrica grazie al contributo di Federcofit, Giesse e Aqilan.

Due carri funebri per Ndar Guedj, prima capitale dell’Africa occidentale francese a nord del Senegal.

Grazie all’associazione di Treviso ConsiderAfrica, a Federcofit, a Giesse Risarcimento Danni e ad Aqilan Asti, Francesca Brotto e Moustapha Fall sono riusciti a organizzare un viaggio di 6.000 chilometri che li ha visti partire da Treviso per consegnare due autofunebri alla città, dove non sono presenti mezzi adeguati per il trasporto delle salme e dove le famiglie più povere sono costrette a portare i propri cari a spalla fino al luogo della sepoltura.

Il progetto

Il progetto nasce dall’incontro tra Francesca Brotto, scrittrice e attrice padovana, e Moustapha Fall, Senegalese di nascita, ma trevigiano d’adozione, presidente dell’associazione ConsiderAfrica. «Le basi per questo progetto sono state gettate nel 2019, qualche anno prima che scrivessi il libro E vissero quasi tutti che parla di un gruppo di donne che gestisce un’impresa funebre tutta al femminile e per il quale avevo intervistato Ivan Trevisin, noto imprenditore funebre della zona, per avere informazioni in merito al mondo del funerario - spiega Francesca.
In quel frangente mi avvicinai a questo tema, di cui non si parla quasi mai perché è ancora visto come un tabù. Così, quando nel 2022 Taphà (Moustapha n.d.r.) mi ha raccontato della sua esperienza personale in Senegal, quando durante il funerale del padre, la sua famiglia ha dovuto portare a spalla il defunto perché non erano disponibili mezzi adeguati per il trasporto, ho capito la gravità della situazione».
È stato proprio durante quell’incontro che Moustapha Fall ha spiegato a Francesca le difficoltà che lui e la sua famiglia avevano trovato in quel momento drammatico in cui era venuto a mancare suo padre. Da allora Moustapha ha iniziato a sognare di portare a Ndar Guedj un carro funebre da mettere a disposizione della popolazione e, durante l’incontro con Francesca, le ha chiesto di dargli una mano nell’impresa.

Abbiamo intervistato Francesca durante una breve pausa del lungo viaggio da Treviso al Senegal e questo è quello che ci ha raccontato di questa nobile e incredibile avventura.
Tutto è iniziato dall’idea di Moustapha di voler fare qualcosa per la popolazione di Ndar Guedj. La difficoltà trovata dalla sua famiglia durante il funerale del padre gli ha fatto capire che c’era bisogno di fare qualcosa. In Senegal i defunti non vengono deposti dentro ai cofani ma semplicemente avvolti in un telo, come richiede la tradizione musulmana. A Ndar Guedj, dove non sono presenti carri funebri, si affittano carretti o pickup per caricare il corpo e portarlo fino al luogo di sepoltura. Nei casi in cui questo non sia possibile, il corpo viene portato a spalla dai parenti. Quando è venuto a mancare il padre di Moustapha, in città c’era stato un grosso incidente e tutte le ambulanze e i pickup erano impegnati nel trasporto dei feriti presso gli ospedali. Per questo la sua famiglia ha dovuto portarlo in spalla per 5 chilometri sotto al sole».
Moustapha ha già portato altro materiale utile alla popolazione del Senegal…
Sì, è molto impegnato socialmente. Con ConsiderAfrica ha già portato un mammografo, un ecografo e 100 letti di ospedale che sono stati donati da una casa di cura vicino a Treviso. Da qui l’idea di portare anche un carro funebre. All’inizio aveva pensato di farlo in modo canonico, tramite container, ma quando mi ha chiesto di aiutarlo a trovare chi avrebbe potuto donarci l’autofunebre, ho rilanciato con la proposta di portarlo noi, guidandolo e facendoci questa pazza avventura insieme.
È stato grazie a questa idea che, quando abbiamo cominciato a raccontarlo, le persone hanno capito l’importanza di quello che stavamo facendo. Vogliamo dare dignità alla popolazione.
C’è qualcosa di molto profondo in questo gesto: tutti vorremmo il meglio per i nostri cari anche nel momento in cui vengono a mancare. Tutti vogliono dare dignità, portare i fiori, realizzare una bella tomba etc. Ecco quindi che è importante poter avere anche un mezzo adeguato per il trasporto verso il luogo di sepoltura».
In realtà i carri donati sono due. Chi vi ha aiutato a trovare i mezzi?
Sì, l’idea era di portarne uno solo ma alla fine ce ne sono stati donati due e ne siamo molto felici. Grazie al contatto con Ivan Trevisin e con la Federcofit siamo andati in visita a TANEXPO 2024 e lì abbiamo iniziato a prendere contatti con i vari espositori e produttori.
Trevisin e Federcofit sono stati fondamentali per il nostro progetto. Un ruolo chiave l’ha avuto Giesse Risarcimento Danni che ci ha donato una delle due autofunebri, nuova e molto bella, che è il nostro mezzo principale. Poi abbiamo ricevuto anche una donazione da Aqilan che ha messo a disposizione un mezzo un po’ datato ma che siamo riusciti a revisionare e mettere in sesto. Quindi alla fine, dall’idea iniziale di trovare un carro per fare fronte a parte della richiesta, ne abbiamo trovati due!».
Parlaci del viaggio: come sta andando?
(al momento dell’intervista il gruppo era appena partito e aveva davanti molti giorni di viaggio)
Il viaggio sta andando bene anche se con qualche imprevisto: si è rotto il finestrino della seconda autofunebre e una persona del gruppo non è stata bene per questo siamo in ritardo di un giorno. Siamo appena arrivati a Tarifa, oggi prendiamo il traghetto per la traversata per il Marocco. Siamo partiti il 19 gennaio e il viaggio durerà una decina di giorni. Una volta consegnate le auto, qualcuno tornerà a casa subito per motivi di lavoro mentre tre di noi, le donne del viaggio, si fermeranno per qualche giorno per salutare la comunità. Insieme ai carri stiamo portando anche materiale scolastico per i bambini del posto e una volta che saremo arrivate, acquisteremo un mulino per aiutare nella macinazione dei cereali. È uno strumento che doniamo alle donne della comunità in modo che possano anche loro impegnarsi in attività commerciali ed essere indipendenti economicamente dai mariti. Ci sarà anche un corso di formazione per queste donne e potremo individuare quelle che hanno bisogno di emanciparsi dalla famiglia e dagli uomini».
Chi sta viaggiando con te e Moustapha?
Sui due carri siamo in sei. Con noi c’è anche una regista che riprende e documenta tutto per realizzare un docufilm che sarà la terza parte del progetto. Quando siamo partiti ci siamo accorti che il lavoro di questi due anni ci ha consentito di creare una vera comunità intorno a questo progetto. La gente ci saluta, ci scrive per sapere come va. Noi abbiamo già vinto: abbiamo creato relazioni e connessioni tra persone che si sono appassionate a questo lungo progetto diviso in tre momenti: la prima parte è durata due anni tra lavoro, ricerca e la partenza; la seconda è composta dal viaggio e dalla consegna delle auto e la terza sono il rientro e il docufilm. È fondamentale per noi trovare sempre risorse economiche e confidiamo di trovarle».
Chi gestirà i mezzi una volta che sarete a Ndar Guedj?
Doneremo i mezzi all’associazione Amis des Enfants de Sidone. È un’associazione senza scopo di lucro, quindi non faranno attività commerciale. Faremo una convenzione con loro e i due carri funebri verranno usati per la comunità, per tutte quelle famiglie che non si possono permettere altre soluzioni. I carri verranno forniti gratuitamente e sarà l’associazione che si occuperà delle spese di manutenzione.
Ringraziamo per il supporto morale ed economico Ivan Trevisin, Federcofit, Giesse Risarcimento Danni e Aqilan. Infine, grazie a tutta la comunità che ci sostiene e che ci ha confermato che anche le persone comuni possono fare grandi imprese per chi è in difficoltà».

I protagonisti

Federcofit è stata fondamentale per la realizzazione di questo sogno: «Siamo lieti di aver contribuito in qualche modo alla realizzazione di questo progetto di solidarietà, che presto consentirà alle famiglie dolenti di ‘Ndar Guedj di poter usufruire di un servizio funebre più decoroso e dignitoso - ha commentato Davide Veronese, presidente nazionale di Federcofit - Oltre alle aziende che hanno voluto contribuire fornendo i due carri funebri, desidero ringraziare in particolare il nostro associato Ivan Trevisin Onoranze Funebri di Treviso per aver creduto fin dall’inizio in questo progetto ed averci consentito di parteciparvi».

Giesse Risarcimento Danni, che ha donato uno dei due carri. Ha dichiarato: «Rendersi conto che c’è ancora questo grande desiderio di accompagnare i propri defunti con amore, passione e dignità ci ha spinto con entusiasmo a sostenere questa importante iniziativa – sottolinea Nicola Barchet, presidente di Giesse Risarcimento DanniFrancesca e Tapha sono persone speciali, di rara sensibilità, sempre alla ricerca di un modo per aiutare chi è maggiormente in difficoltà».

Il progetto di Moustapha e Francesca è stato realizzato grazie all’aiuto di molte realtà del settore e della comunità, ma l’associazione ConsiderAfrica ha bisogno dell’aiuto di tutti per poter proseguire nel proprio percorso di aiuto al Senegal.

Chi volesse sostenere il progetto può trovare tutte le informazioni sul sito di Trevisondar.

La spedizione:

Francesca Brotto, attrice e autrice, ideatrice del progetto
Moustapha Fall: impiegato e ispiratore del progetto
Giuliana Gallopin: assistente sociale e autista
Sara Fabris: regista che ha documentato l’impresa
Simone Canizzo: imprenditore appassionato di avventure e motori, autista e all’occorrenza meccanico
Diego Valentino Gubertini, detto Rama: tecnico del suono

Il viaggio è stato reso possibile da:

Federcofit, Onoranze Funebri Ivan Trevisin, Giesse Risarcimento Danni, Aqilan Asti, Onoranze Funebri e Fiorerie Dario, Centro Ortopedico Veneto, Open Serramenti, Gallo Pubblicità.
 
Tanja Pinzauti

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