- n. 3 - Marzo 2008
- Psicologia
Dio dei paradossi!
Gesù aveva detto che la morte è un sonno e che, di là, il Padre Celeste ci sveglierà a nuova vita. Ma ormai più nessuno credeva a questa buona novella. Allora Dio mandò in terra un altro suo figlio con una novella ancora migliore: "
La morte è stata abolita, si vivrà in eterno!". Si sarebbe aspettato che una felicità immensa si diffondesse tra gli uomini. Ma non fu così.
I vecchi pensarono che la morte doveva essere abolita prima: da giovani sì che si desidera essere eterni, ma portarsi addosso per l'eternità un corpo logorato dagli anni!
I bambini pensarono che non si sarebbero più liberati dei propri vecchi e si rattristarono.
I medici pensarono che nella lotta contro le malattie, la vecchiaia e il dolore non avrebbero più avuto il sollievo della fine, e si scoraggiarono.
Gli adulti sani e felici pensarono che non si sarebbero mai più liberati dalla minaccia della sofferenza, e sapere che gli eterni prima o dopo tornano ad essere felici non bastò a consolarli.
Solo i becchini furono felici, perché poterono finalmente abbandonare il proprio lavoro, sicuro e ben remunerato ma sempre dominato dalla morte.
Dio dei Paradossi!
Non avrebbe potuto prevedere che abolendo la morte avrebbe fatto felici solo coloro che senza la morte avrebbero perso il loro ingrato lavoro?
Non avrebbe potuto abolire insieme alla morte anche la vecchiaia, la malattia e la sofferenza?
Francesco Campione