- n. 10 - Ottobre 2010
- Il pensiero di...
A Sesto San Giovanni
Il degrado dei servizi cimiteriali
Mi occupo di Onoranze Funebri a Sesto San Giovanni e nei comuni limitrofi da più di venticinque anni, dopo essere subentrato a mio padre Enzo che esercitò l’attività per un periodo di tempo altrettanto lungo. Posso aggiungere di conoscere discretamente anche la normativa vigente del settore, in Lombardia e nel resto d’Italia, essendo stato per molti anni Presidente di Federcofit. In tale veste istituzionale ho partecipato attivamente (e partecipo tuttora) alla determinazione della Legge Regionale n. 22/2003, del Regolamento Regionale n. 6/2004 e del progetto di Legge Nazionale in itinere. È quindi con enorme rammarico che, dopo aver raffrontato le diverse realtà di Sesto con quelle non solo di altre città italiane grandi e piccole, ma anche di comuni vicini, ritengo di dover denunciare pubblicamente il grave degrado dei servizi offerti alle famiglie dei dolenti sestesi ed una situazione cimiteriale a dir poco indecorosa!
Molte sono le questioni sul tappeto.
Ai cittadini sestesi non sfugge l’enorme numero di epigrafi affisse nei luoghi più disparati: cabine Enel, muri e cancellate di abitazioni, recinzioni in legno e lamiera di cantieri, cassonetti; ultimamente tali epigrafi si notano più per gli enormi marchi pubblicitari di alcune imprese di onoranze funebri che non per il nome del defunto; in alcuni casi, poi, ci si è sbizzarriti ad aggiungere su tali epigrafi, che per loro natura dovrebbero essere di sobrietà esemplare, oltre alle usuali immagini religiose anche fotografie, fiori e caratteri di stampa esageratamente grandi e colorati. Perché tutto ciò è potuto accadere? Chi avrebbe dovuto controllare, porre un freno, emanare un regolamento, irrogare sanzioni? L’azienda che gestisce le affissioni del Comune, la Do.Gre di Taranto (!?), da anni non provvede alle epigrafi di lutto che, quindi, sono state lasciate libere al senso di autodisciplina e di correttezza delle imprese di onoranze funebri cittadine. Molti anni or sono il comune aveva installato alcune bacheche destinate appositamente a tale scopo, ma il numero, già largamente insufficiente all’origine, è stato negli anni ridotto dal degrado, dall’incuria e dalla rimozione di alcuni impianti, mai più rimpiazzati, per lavori stradali. Il risultato finale? La rincorsa delle imprese a stampare sempre più epigrafi per accaparrarsi più posizioni nelle bacheche e sui muri della città e quindi più visibilità per il proprio marchio. Vale la pena di ricordare che a Cinisello Balsamo e a Monza si possono affiggere solo 12 epigrafi per ogni defunto, solo negli appositi spazi e assolutamente non altrove, e che i controlli sono puntuali e le multe salatissime! Inutile dire che a nulla sono valse le lettere ed i suggerimenti che periodicamente abbiamo inviato agli amministratori competenti. A proposito di “pubblicità occulta” segnalo anche la vergognosa abitudine di alcune imprese di onoranze funebri a stazionare con autovetture recanti i propri marchi pubblicitari davanti all’ingresso dell’ospedale civico, addirittura rendendo difficoltoso l’accesso alle autoambulanze, forse per farsi meglio notare da eventuali famiglie colpite da un lutto!
Un grave problema è rappresentato dal nuovo cimitero di Sesto. Ho volutamente evidenziato “nuovo” perché se si potessero qui elencare i difetti, gli errori di progettazione, di realizzazione e di manutenzione, questo nostro povero cimitero sembrerebbe avere almeno cento anni e non poco più di trenta! La copertura delle gallerie ipogee dalla A alla P sarà stata rifatta almeno cinque volte, con relativi sbancamento della terra, rimozione e sostituzione delle piante, impermeabilizzazione della copertura e con immaginabili disagi per le famiglie che hanno i propri defunti in quella zona. Nelle stesse gallerie da anni si stanno rimuovendo tutte le lastre di chiusura private perché pericolanti: anche questo è dovuto a difetti di progettazione dei sistemi di ritenuta, anche questo crea gravissimi disagi alle famiglie che, a volte, hanno dovuto affrontare ulteriori spese perché la rimozione è stata affidata a semplici muratori e non a marmisti specializzati, con conseguenti danneggiamenti delle lapidi. Nelle gallerie di ultima generazione, dalla V in poi, è sufficiente un sopralluogo per rendersi conto di tutti i difetti di realizzazione. Meglio farlo, però, evitando le giornate di pioggia perché, sempre per difetti di progetto e di controllo, ci si può facilmente trovare immersi in 10 o più centimetri di acqua non essendo le poche pompe idrovore installate in grado di smaltire l’innalzamento dell’acqua di falda. Che dire poi del personale cimiteriale? La ditta Attima Service di Modena (!) che pur in presenza di un contenzioso aperto con l’amministrazione comunale ha rivinto l’ultimo appalto (e poi ha continuato la gestione di rinnovo in rinnovo, con procedura forse “urgente e indifferibile”?), non ha mai provveduto alla presenza di tutti gli operatori richiesti nel capitolato. Ne consegue che i pochi presenti, seppur volonterosi, non possono occuparsi anche di tutti quegli aspetti della gestione che paiono secondari, ma che tali non sono (la pulizia dei vialetti e dei servizi igienici, l’apertura, l’accoglienza dei visitatori nell’ufficio preposto, la rimozione dei fiori secchi e dei cestini pieni, …). Ultimamente tale personale non provvede neppure al distacco di corone e cuscini dalle autofunebri e alla esposizione degli stessi fiori sugli appositi cavalletti (peraltro insufficienti): si può bene immaginare l’impressione che desta nei parenti vedere i fiori inviati al defunto essere gettati indecorosamente per terra durante la sepoltura! Anche l’aspetto di tali lavoratori è in stridente contrasto con il decoro che vorrebbe tale circostanza. Il personale della nostra impresa, e di molte altre, si presenta sempre compito ed in giacca e cravatta anche in piena estate: consegna il feretro a persone scamiciate, mal rasate, vestite come capita e che, forse non per propria colpa, non hanno la minima cognizione di quale contegno tenere durante, prima e dopo il servizio; chi scrive è arrivato a regalare al personale delle polo nere sperando che le utilizzassero durante i servizi, per ottenere un minimo di uniformità, ma forse sono servite solo per qualche domenica al mare… Un altro esempio? Il fumo è la norma, anche se espressamente vietato dal regolamento cimiteriale. E che dire di tutti i locali inutilizzati situati tra l’ingresso principale ed il piazzale dei fioristi? Con un minimo investimento potrebbero essere adibiti ad uno spazio per commemorazioni laiche, come peraltro espressamente previsto all’articolo 2 della legge regionale, nei confronti del quale il comune di Sesto è ancora oggi inadempiente. All’interno del cimitero, dove qualsiasi forma di pubblicità è espressamente vietata dalla legge regionale, basta passare in qualche galleria o lungo i viali per vedere cartelli provvisori, portafiori, giardinetti e quant’altro dove i marchi delle imprese sono in tale evidenza da oscurare e mettere in secondo piano i dati dei defunti. Dove sono i controlli da parte dell’Amministrazione? Siamo all’assurdo con i compiti del custode, che se anche bene assolve quelli burocratici, se nota una buca, un sasso fuori posto o un lavoro malfatto o trascurato, deve chiamare il Comune, che poi avviserà la Attima Service di Modena che poi avviserà il responsabile presente in servizio che poi lo dirà all’operaio che dovrà provvedere! Il tutto ricorda tanto il “Facimme ‘Ammuina” dell’esercito di Franceschiello.
Altra nota dolente le tariffe, che aggiungono oneri al lutto. L’amministrazione comunale di Sesto, questo sì con largo anticipo sui tempi, ha provveduto nel 2004 all’aumento del 30% delle tariffe delle concessioni cimiteriali, portandole da un minimo di euro 2.393,00 ad un massimo di euro 5.687,00 (incluso diritti di segreteria, valori bollati e lastra bianca obbligatoria), e rendendole di fatto le più care di tutta la provincia di Milano. Con buona pace della tanto sbandierata vocazione sociale della nostra amministrazione si è, in tale occasione, anche provveduto alla riduzione del periodo di concessione: da 40 a 25 anni! Qualche semplice dato per un facile raffronto: a Milano le concessioni dei loculi più cari al cimitero Maggiore non superano i 3.000,00 euro per 30 anni; a Cinisello Balsamo i 3.940,00 euro per 30 anni oppure i 4.800,00 euro per 50 anni; a Cologno Monzese 3.300,00 euro per 40 anni. Mi pare evidente che nel nostro comune non conviene morire, e non per il solito ritornello “ci sono quegli sciacalli e approfittatori delle pompe funebri …”: le imprese storiche sestesi, già nel lontano 1993, hanno sottoscritto una convenzione con l’amministrazione per funerali a prezzi calmierati. Ma perché l’amministrazione comunale non calmiera se stessa e le sue tariffe? E, soprattutto, sono ancora giustificate e giustificabili queste tariffe in presenza di un servizio tanto scadente e di un degrado tanto evidente? E che dire del Project Financing cimiteriale del 2007, al quale chi scrive ha partecipato come consulente di una società che prevedeva di investire nei cimiteri cittadini la somma di oltre 12.500.000 euro, addirittura con la costruzione del forno crematorio a Sesto San Giovanni e con la riqualificazione di tutti e due i cimiteri con le più avanzate tecnologie: coperture con pannelli solari, lampade votive led, creazione di sale del commiato e giardino delle rimembranze, riduzione ed armonizzazione delle tariffe, piantumazioni, rifacimento dei viali ed adeguamento per disabili… Mai, come in questo caso, è stata più adatta l’espressione “lettera morta”. Forse qualche tecnico o qualche amministratore ha preferito lo “status quo”, ritenendo che i privati non dovessero entrare a Sesto nella lucrosa gestione della “cosa pubblica”. Bene, abbiamo tutti purtroppo davanti agli occhi il risultato…
Mi spiace di essermi dilungato in quella che è solo una parziale elencazione dei tanti problemi che attengono non solo alla mia attività lavorativa in Sesto, ma anche alla mia dignità di cittadino che ormai mal sopporta questa indegna situazione. E se, come Pericle sosteneva 2500 anni fa, “la civiltà di un popolo si misura da come tratta i suoi morti”, allora forse, a Sesto San Giovanni, abbiamo qualche problema di civiltà.
Piero Maurizio Zaffarano