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Post pandemia e servizi funerari: i dati NFDA

Due anni dopo la prima ondata Covid, è in forte crescita il tasso di cremazione che supererà il 50% delle richieste nel 2035.

A due anni e mezzo dall’inizio della pandemia di Covid 19 si cominciano a fare bilanci sull’impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto sulla popolazione.
Come per i dati forniti dall’Istat in merito alla mortalità in Italia, paragonando i numeri del periodo 2015-2019 con quelli del 2020-2022 primo semestre (articolo Daniele Fogli, nda), anche fuori dall’Italia è facilmente rilevabile come la mortalità della popolazione mondiale abbia subito un enorme incremento.

La NFDA americana, National Funeral Director Association, ha di recente pubblicato un report dove analizza i dati dell’impatto del Covid 19 sui servizi funebri. Il rapporto su Cremazione e Inumazione mostra come quasi la metà dei membri delle imprese associate abbia iniziato a offrire la possibilità di richiedere disposizioni per cremazioni e inumazioni online. Un altro dato che emerge è la crescita del tasso di cremazione su tutto il territorio nazionale che si prevede supererà il 50% delle richieste entro il 2035.

I dati analizzati sono stati raccolti nei due anni e mezzo di pandemia proprio dalla NFDA e pubblicati nel nuovo “Cremation and Burial Report” del 2022 dove si ha un primo quadro realistico di come sia cambiato negli ultimi anni il mondo delle professioni funerarie. Come si legge dal report, “le morti collegate al Covid 19 negli Stati Uniti hanno portato a un aumento nel numero di decessi di 543.000 unità nel 2021 e ci si aspetta che ne causerà altre 289.000 nel 2022”. Questo repentino incremento ha generato una mole di lavoro mai vista prima per le case funerarie e per tutti i professionisti che lavorano nel settore dei servizi funebri, come già scritto più volte, provocando di fatto un impatto enorme sui lavoratori e sulle stesse strutture. Come un martello pneumatico, la prima e la seconda ondata di pandemia si sono abbattute sulla popolazione e di conseguenza hanno trascinato i lavoratori del settore in uno tsunami di mansioni senza orari sottoponendoli a forte pressione psicologica e stress.

Il report NFDA individua una serie di aree in cui il ruolo della pandemia nel cambiamento della professione e dei servizi è stato più evidente: il contributo fondamentale della tecnologia nei servizi funebri, l’incremento nelle disposizioni online, l’aumento della proprietà dei crematori da parte delle case funerarie, la carenza di manodopera.

Tecnologia e servizi funebri

Il ruolo della tecnologia nell’offerta dei servizi pubblici è diventato fondamentale proprio durante la diffusione della pandemia. Secondo il report NFDA il 74.4% delle case funerarie ha registrato un aumento delle famiglie che hanno richiesto i loro servizi e di conseguenza, se prima alcune case funerarie già offrivano lo streaming online per poter partecipare alle celebrazioni, ora più della metà degli iscritti alla NFDA ha inserito questo servizio per i propri clienti in modo da poter garantire un normale svolgimento delle cerimonie in qualsiasi situazione, mantenendo il rispetto di eventuali restrizioni. Questi servizi online, come anche i funerali virtuali ed altri tipi di cerimonie, sono una parte fondamentale delle offerte che le case funerarie potranno dare ai loro clienti e continueranno a crescere anche in futuro, sempre secondo il report dell’associazione.

Le disposizioni online

La tecnologia si rivela utile anche per quanto riguarda le disposizioni. Sempre in un’ottica di limitazioni e restrizioni dettate dalla pandemia ed altre situazioni estreme, le case funerarie hanno inserito tra i loro servizi la possibilità di dare disposizioni per la cremazione online. Il 40% degli iscritti offre questo servizio ai propri clienti e un altro 28.2% pianifica di farlo entro i prossimi 5 anni. Inoltre, nel report NFDA “Consumers Awareness & Preferences” (Consapevolezza e preferenze dei consumatori) è riportato che tra i clienti che si avventurano online nella pianificazione di funerali o celebrazioni alla memoria, il 53.7% dichiara di aver avuto bisogno di un impresario funebre e il 10% che non lo ha richiesto, ammette di non aver avuto il servizio personalizzato che avrebbero ricevuto se lo avessero fatto.

Crematori di proprietà

La crescita più importante nei riti funebri negli Stati Uniti riguarda le cremazioni, che hanno raggiunto 1.91 milioni di unità nel 2022 e per le quali è previsto un incremento fino a 2.26 milioni nel 2030. Questo aumento di richiesta ha portato molte case funerarie a decidere di investire in questa pratica costruendo o acquistando i propri forni crematori. Circa il 39% delle case funerarie del Paese ha dei crematori di proprietà e un altro 12% ha in programma di aprirne uno nei prossimi 5 anni. Specialmente nelle zone del sud est, dei grandi laghi e medio atlantiche, con la maggior concentrazione di popolazione over 65, la cremazione è la pratica maggiormente richiesta.

Manodopera

Anche se il tasso di lavoratori nel settore dei servizi funebri è previsto in aumento del 4% tra il 2020 e il 2030, le aziende sono sicure che assumere manodopera idonea sarà sempre più difficile. Questo perché la professione si sta trasformando insieme alla maggiore richiesta di cremazione. Il numero di americani che non si identifica con nessuna religione sta crescendo, i prezzi della cremazione sono più bassi, la consapevolezza sull’ambiente e l’inquinamento sono in crescita e trovare personale qualificato da inserire nello staff di una casa funeraria diventa sempre più difficile.

Nel 2021 le case funerarie americane hanno segnalato che il 41% dei clienti ha scelto la cremazione diretta, il 35% la cremazione con cerimonia funebre e solo il 24% ha scelto un funerale con cofano aperto e cremazione. Per questo motivo l’associazione prevede che il tasso di richiesta per le cremazioni salirà oltre il 50% entro il 2035.

Il modo di celebrare la scomparsa dei propri cari sta cambiando e l’impatto che la pandemia ha avuto sulle scelte dei clienti si comincia a vedere dopo due anni dalla prima ondata. La velocità con cui la malattia si è diffusa ed ha causato decessi ha portato a dover rivedere molte pratiche, prima di tutto per una questione sanitaria ma anche per questioni tecniche: c’era la necessità di occuparsi dei defunti in fretta quando il numero in arrivo ogni giorno in ospedali e obitori era altissimo. Ma non solo. L’impatto che la diffusione del Coronavirus e le sue conseguenze hanno avuto sulla popolazione, è stato anche psicologico: l’improvvisa fragilità dell’essere umano davanti a una nuova malattia ha minato fortemente molte certezze portando la popolazione a rivedere i propri credo. «Stiamo vedendo adesso i dati che riflettono l’impatto e l’influenza che ha avuto la pandemia sul modo in cui le persone ricordano e vivono il lutto dei propri cari» ha dichiarato Randy Anderson, presidente NFDA. Il dato che emerge più forte dopo i due anni di pandemia è quindi l’incremento nella scelta della cremazione, sia diretta che con cerimonia, un dato che gli operatori del settore dovranno tenere in considerazione per gli sviluppi del lavoro nei prossimi anni.
 
Tanja Pinzauti

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