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Cremazione: da spauracchio ad occasione di rinnovamento

L'aumento esponenziale della cremazione comporta rilevanti conseguenze sui cimiteri che devono essere ripensati e riprogettati alla luce delle nuove esigenze.

Lo scorso 5 aprile, nel corso di Tanexpo 2018, si è tenuto un workshop dal titolo “La cremazione è la killer application per i cimiteri?”: una riflessione sul ruolo dei cimiteri e dei crematori nella nuova concezione di commiato e sulla necessità di riprogettazione di tali spazi. Al seminario hanno dato il loro contributo il danese Leif Arffmann, il belga Kris Coenegrachts e l’italiano Antonio Dieni. Il sottoscritto ha introdotto e moderato il dibattito che ha permesso di valutare gli effetti della cremazione sul sistema cimiteriale danese ed italiano, nonché le soluzioni emerse in Belgio (e per certi versi anche in Olanda) con il permanere di percentuali molto elevate della cremazione da alcuni decenni.
Ritengo opportuno riprendere alcuni dei concetti emersi in tale occasione, per veicolarli ad un pubblico ampio costituito dai lettori di questa rivista.

La funzione del cimitero, nella maggior parte dei Paesi europei, è stata per l’intero Ottocento e Novecento, quella di un’opera pubblica sanitaria, il luogo in cui confinare e controllare i processi di decomposizione. Ma al tempo stesso, pur se a debita distanza dai centri abitati, si è affermato anche come luogo di memoria collettiva nonché stimolo di confronto e di riflessione continua e tangibile sul destino dell’uomo e, più in generale, sulla morte.
Con l’aumento della scelta cremazionista (in Italia siamo prossimi al 25% come media nazionale, con punte vicine al 40% nel nord del Paese, mentre in Europa si è passati in poco più di 20 anni dal 20% al 40%) la finalità del cimitero quale sistema di garanzie igienico-sanitarie per la collettività perde sempre più rilevanza e parimenti diminuisce l’importanza e la necessità di sepolture con sistema di inumazione e tumulazione. In breve tempo l’aspetto dei cimiteri è destinato ad un significativo cambiamento: i campi comuni saranno sempre più vuoti e, fra non molto, a partire dal Nord Italia, registreremo un eccesso di tumuli costruiti.
Nel contempo si evidenzia la carenza di nuove soluzioni di contenimento delle urne cinerarie, diverse da quelle tradizionali. E, infine, la diminuzione della percentuale di defunti per i quali si sceglie la conservazione delle ceneri all’interno di una tomba, fa venir meno anche la principale funzione del cimitero, ossia quella di memoria storica e perenne di una collettività! Questo, forse, è il maggior pericolo odierno.
Aggiungo che la frenesia dell’attuale modello di società, l’imporsi di modelli comportamentali sempre più consumistici e sempre meno riflessivi, determina la perdita parallela del ruolo del cimitero come luogo d’incontro ed elaborazione del lutto, visto che la loro frequentazione è in forte calo e che le persone che si recano nei camposanti sono sempre più anziane.

Con il crescere della cremazione stanno avendosi anche altri effetti, con importanti riflessi sull’intera filiera funebre-cimiteriale:

A) Perde di rilevanza la qualità estetica della bara, cioè del mezzo di occultamento e trasferimento in sicurezza della salma, ma al tempo stesso elemento di comunicazione sociale dello status del defunto (si pensi al colore, all’essenza lignea di maggiore o minore pregio, alla pesantezza, alla lavorazione esterna, all’arredo...). Anche con l’inumazione e la tumulazione il cofano svolgeva la propria funzione per poco tempo, quello del tragitto dalla camera mortuaria al luogo di sepoltura. Ma, mentre rispetto alla cremazione permane, anzi protegge quel corpo sotto la terra o dentro al tumulo, una volta inserito in un forno crematorio, si distrugge rapidamente. E così la sua funzione si riducenotevolmente.
Occorre studiare, nei prossimi anni, modelli capaci di veicolare nuovi messaggi a chi partecipa ad un funerale, da un lato, ma soprattutto per essere scelti dai professionisti che li propongono alle famiglie (cioè gli impresari funebri e i gestori di cimiteri e di crematori). Il messaggio più importante, oggi, è quello ambientale: una bara deve essere facilmente combustibile, costruita con materiali poco inquinanti, leggera per facilitarne la movimentazione.
Deve egualmente essere mantenuto il messaggio fondamentale e pertanto si dovranno realizzare oggetti esteticamente capaci di rappresentare il defunto (la sua età, la sua attività o i suoi interessi e hobby) e lo status sociale o economico della sua famiglia. Quindi, nel tempo, il cofanodovrà assumere nuove funzioni e l’impresario funebre, nel proporlo, dovrà focalizzarsi su queste e al tempo stesso chiedere adeguate performance a chi le produce, non limitandosi al solo aspetto economico, come è accaduto negli ultimi anni.

B)
Cala enormemente il bisogno di costruire nuovi posti nei cimiteri, poiché potranno essere utilizzare le tombe esistenti per contenere maggiori quantità di defunti. La caratteristica dominante, che dovremo governare, sarà quella dei "vuoti cimiteriali" all’interno di grandi estensioni di costruito: vuoti, come accennato, nei campi comuni d’inumazione e lapidi senza nome; sappiamo che al posto di un feretro possono essere sepolte almeno una decina di urne cinerarie.
Con il calo della domanda di nuove sepolture, si sta già osservando un effetto negativo a cascata sull’edilizia funeraria nel suo complesso: minori necessità di nuove tombe significa minor lavoro per marmisti, bronzisti, gestori dei cimiteri che traevano dalle concessioni di nuove sepolture il sostegno economico per garantire il funzionamento di cimiteri spesso secolari. È facile anche che si registri una perdita di interesse per tombe esistenti e concesse in epoche passate che rischiano così di essere abbandonate.

C) Servono, infine, impianti di cremazione che, per tecnica costruttiva per quantità di linee, permettano di effettuare operazioni in tempi rapidi, e poter disporre in breve dell’urna cineraria. Occorre investire e lavorare perché il tempo tra la consegna del feretro al crematorio e la riconsegna dell’urna con le ceneri alla famiglia, che in diversi luoghi può raggiungere durate importanti, in alcuni casi anche di una o due settimane e non solo di pochi giorni (e già questi hanno i loro effetti nel processo di elaborazione del lutto), venga fortemente ridotto.
Accanto a nuove tipologie impiantistiche serve puntare su servizi intermedi (catering, cerimonia non col feretro, ma con l’urna…), su soluzioni che riempiano il tempo tra l’addio al feretro e l’arrivo dell’urna. Oppure si potrebbe effettuare direttamente la sostituzione della cerimonia di addio al feretro, con la cerimonia di addio all’urna cineraria.
Registro come nel mondo, e anche in Europa, stia velocemente sviluppandosi un servizio del commiato che permette il saluto al proprio caro in ambienti personalizzati ed in tempi adeguati. In altri termini viene spostata in queste sedi la cerimonia di addio che con l’inumazione o la tumulazione avveniva sul posto di sepoltura. Un commiato, talvolta alternativo a quello che si svolge o si svolgeva nei luoghi di culto, che potrà pertanto tenersi sia in funeral home gestite da impresari funebri o nelle sale del commiato degli stessi ambienti di cremazione, oppure in appositi spazi cimiteriali dedicati.

Mi sembra che di riflessioni per il mondo funerario italiano ce ne siano parecchie!
 
Daniele Fogli


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