- n. 4 - Aprile 2008
- Psicologia
La cremazione e le concezioni della morte
Il dibattito svoltosi recentemente in occasione di
Tanexpo 2008 mi induce a proporre alcune semplici riflessioni che ritengo possano essere utili. La domanda che bisogna porsi è: "
si sceglie di farsi cremare perché si ha una certa concezione della morte?". Per rispondere correttamente è opportuno distinguere fra la "gente comune" e i promotori della cremazione.
La
gente comune sceglie la
cremazione per le più diverse
ragioni personali ("
non voglio che il mio corpo sia mangiato dai vermi"; "vorrei favorire un più immediato rientro dei miei resti nel ciclo della natura", ...) o per
ragioni "sociologiche" che la rendono più "moderna" dell'inumazione in quanto più corrispondente alla carenza di spazi cimiteriali e alle esigenze di autodeterminazione individuale (c'è più libertà individuale nello scegliere la destinazione delle ceneri piuttosto che quella del cadavere). I
promotori della cremazione, invece, invitano a sceglierla per "
rompere il tabù della morte" che l'inumazione tende a mantenere attraverso la "separazione istituzionalizzata" dei cimiteri dalla città.
Tutti, però, hanno in comune l'intento di
acquisire un "potere" nei confronti della morte che non sia subordinato a particolari "fedi", ma che sia basato su una scelta individuale che può prescindere da qualsiasi fede.
In questo senso si può comprendere perché le Chiese mantengono una certa ostilità nei confronti della cremazione: per esse, la vita e la morte dell'individuo hanno un destino che non dipende dalle scelte individuali! La Chiesa Cattolica, ad esempio, che pur si è adeguata allo spirito dei tempi togliendo la proibizione assoluta della cremazione, la ritiene legittima purché chi si fa cremare continui a credere nella resurrezione.
Ma tanto la gente comune che sceglie la cremazione quanto i suoi promotori si fanno cremare, in grande maggioranza, a prescindere dalla fede nella resurrezione, cioè dicendo di non crederci o dicendo che la scelta di farsi cremare è autonoma dal credere o dal non credere nell'aldilà!
Tuttavia, sia chi sceglie la cremazione sia i "fedeli" che la osteggiano sembrano avere qualcosa in comune: la convinzione di avere un potere di fronte alla morte! Rispettivamente quello di scegliere liberamente il destino del proprio cadavere e quello di vincere la morte credendo in un Dio di salvezza.
Non si tratterà di due diverse "presunzioni"?
A chi pensa di poter decidere liberamente cosa fare del proprio cadavere, si potrebbe obiettare che il vero potere della volontà individuale nei confronti della morte sarebbe quello di poterla impedire quando si vuole.
A chi pensa che basti credere nella resurrezione per vincere la morte, si potrebbe obiettare che la vita vince davvero sulla morte se la morte non si porta via tutta la vita senza bisogno di ricorrere all'ipotesi di un Dio di salvezza che interviene dopo e a cui è sempre più difficile credere.
In sostanza, il dibattito sulla cremazione fa emergere i limiti che l'Umanità ha ancora di fronte alla morte e indica l'esigenza di superare le contrapposizioni tra i diversi modi di combattere la morte escogitati fin qui dagli esseri umani. Per aprirsi alla possibilità di escogitarne altri in grado di superare la "presunzione" della volontà individuale e quella delle fedi.
Francesco Campione