- n. 4 - Luglio/Agosto 2023
- Attualità
Crematori, serve un piano nazionale
Secondo i dati Sefit, sono necessari investimenti per l’aumento della dotazione di impianti nelle zone carenti del Paese.
Pur considerando che l’anno 2021, soprattutto per gli effetti pandemici, sia ancora un anno con mortalità eccessiva rispetto al trend ordinariamente previsto, può essere interessante valutare i dati predisposti annualmente da Utilitalia SEFIT, in rapporto alla distribuzione territoriale degli impianti e delle linee dei crematori in Italia.
Quest’ultima elaborazione è stata predisposta da Euroact web per analizzare la situazione attuale nel nostro Paese.
Da questo elaborato scaturiscono dati estremamente interessanti, che testimoniano la necessità di porre mano rapidamente ad un piano di investimenti che permetta di aumentare la dotazione di impianti di cremazione dove sono carenti e di distribuire in maniera più equilibrata la presenza di linee (cioè della numerosità dei forni operativi) nel Paese.
I dati per regione
La Tab. 1 che possiamo osservare in questo articolo, ci consente di valutare la
numerosità delle cremazioni, distinte tra cadaveri, resti mortali e somma dei due, nonché la
incidenza percentuale delle cremazioni di cadaveri in rapporto alla mortalità regionale. Si noti che sono state escluse dai conteggi, in quanto il dato è scarsamente influente, le regioni prive nel 2021 di impianti di cremazione, le quali riversano però un numero limitato di cremazioni nelle regioni vicine.
La Tab. 1 rappresenta le cremazioni svolte nel 2021 negli impianti di ciascuna regione. Come si può osservare già da una prima lettura, è immediato percepire dalla colorazione come le regioni in cui avvengono più cremazioni siano la Lombardia, il Piemonte e l’Emilia Romagna.
Cremazioni per mortalità
La Fig. 2 illustra la incidenza percentuale di cremazioni di cadaveri svolte negli impianti di ciascuna regione in rapporto alla mortalità regionale 2021.Ai primi posti troviamo Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Val d’Aosta che superano l’incidenza del 60% riconfermando il dato che vede il nord del Paese in prima linea per quanto riguarda la presenza di crematori. Seguono Lombardia, Toscana, Liguria e Veneto con valori compresi tra il 36% e il 45%. Ed è da segnalare la situazione della Campania appena oltre il 30%.
Cremazioni per regione
La Fig. 3, presenta con appositi istogrammi l’
incidenza della cremazione di cadaveri e di resti mortali per ciascuna regione in cui esistono impianti, sempre per l’anno 2021.
Gli impianti
La Fig. 5 rappresenta la numerosità di impianti di cremazione in ciascuna regione, nel 2021. Anche in questo caso si può notare che Lombardia, Emilia Romagna e Toscana risultano ben dotate di impianti. Come è noto, sono le regioni del nord ad avere il maggior numero di crematori e alcune regioni, come ad esempio il Piemonte addirittura sembra sovra-dotato.
Il potenziale
La Fig. 6, invece, evidenzia il potenziale di cremazioni per linea di cremazione esistente, ovvero il
rapporto tra la mortalità 2021 della regione e la numerosità di linee presenti negli impianti di ciascuna regione.
A subire la mancanza di linee sufficienti per soddisfare la richiesta regionale, sono ancora una volta alcune regioni del centro sud; prima tra tutte
la Puglia la regione che è più sottodotata (perché ha un rapporto di morti per linea presente altissimo: 23.595), seguita da Sicilia, Umbria, Calabria, Lazio. E ovviamente le regioni prive nel 2021 di impianti: Abruzzo, Molise, Basilicata.
Leggendo all’incontrario i dati, emergono le regioni sovra-dotate: in particolare molto evidente è la plus-dotazione del Piemonte.
È quindi immediatamente percepibile la difficile situazione di sotto-dotazione di linee (e di impianti) in cui si trovano le regioni nel Centro e Sud Italia.
È vero che ciò è frutto di un ritardo nell’acquisizione, da parte delle popolazioni interessate, dei cambiamenti di usi e tradizioni secolari, ma è altrettanto vero che tali cambiamenti vengono fortemente influenzati dalla presenza o meno di crematori in ciascuna provincia e dalla carenza di posti feretro nei cimiteri di talune zone, in particolare nelle grandi città.
Riteniamo un errore la pianificazione delle installazioni di crematori affidata alle regioni, prevista dalla legge 130/2001, visti i ritardi nella predisposizione dei piani e, in taluni casi, per i loro contenuti.
Alla luce dell’attuale situazione è invece importante attivare un veloce piano di installazione di impianti crematori nel Centro Sud Italia, eliminando il gap esistente con il Nord e garantendo alle popolazioni interessate una infrastruttura essenziale per il settore funerario.
Daniele Fogli