- n. 6 - Novembre/Dicembre 2019
- Cultura
Il camaleonte e la lucertola
L’immagine dell’aldilà nelle leggende dell’Africa tra religione, miti e magia.
Il continente africano pullula di leggende e racconti che, come da tradizione, vengono tramandati oralmente di padre in figlio. La maggior parte di essi risponde alla necessità di dare un senso agli eventi della vita cercando di razionalizzarne i complessi meccanismi. Tra tutti i misteri dell’umana esistenza la morte resta quello più insondabile e da sempre l’uomo ha cercato di decifrarla o semplicemente di accettarla attraverso il mito.
La leggenda del camaleonte e della lucertola
Una
leggenda piuttosto diffusa è quella
del camaleonte e della lucertola che spiega l’origine della morte. Secondo tale racconto agli albori mondo Dio aveva inviato un messaggio agli uomini tramite il camaleonte: il messaggio recitava che gli uomini non dovevano morire. Ma a seguito di un successivo ripensamento, lo stesso dio aveva inviato un secondo messaggio, questa volta tramite la lucertola e, al contrario della prima comunicazione il contenuto del messaggio diceva invece che gli uomini dovevano morire. Durante il tragitto dalla casa di Dio verso il mondo degli uomini il camaleonte si era fermato, cosicché la lucertola, più veloce, era arrivata prima con il suo messaggio di morte e sventura. Da quel momento gli uomini hanno conosciuto la morte. Questa leggenda è così popolare che ancora oggi in gran parte dell'Africa Subsahariana camaleonti e lucertole sono considerati animali di cattivo auspicio.
Come spesso accade, ogni etnia ha rivisitato il mito del camaleonte e della lucertola adattandolo alla propria cultura. A seguito della colonizzazione, la leggenda è stata riletta anche in chiave cristiana: Dio aveva deciso di inviare la lucertola a causa del cattivo comportamento degli uomini ed il camaleonte non era altro che Gesù mandato sulla terra per annunciare la resurrezione. Ad una tradizione culturale già molto complessa, come quella africana, in cui è presente una moltitudine di riti autoctoni, si sono così venuti ad aggiungere anche gli influssi delle religioni dei colonizzatori che hanno introdotto nuovi miti o modificato in parte quelli esistenti.
Le credenze sulla morte nel continente africano
Sono tre le cosmologie che rappresentano al meglio la visione della morte nella tradizione africana: quella dei
Pigmei dell’Africa Centrale, quella dei
Kotoko del Ciad, Camerun e Nigeria e per finire quella dei
Bamana del Mali.
I Pigmei dell’Africa Centrale sono i popoli della foresta, vivono in simbiosi con essa e la considerano il luogo sacro in cui gli spiriti si manifestano agli uomini. La foresta è anche il luogo di riti e sepolture. La religione dei Pigmei è costituita dall’insieme delle tradizioni e dei rituali che variano a seconda delle etnie e dei gruppi. Il loro rapporto con la divinità è semplice e diretto, come è semplice la loro rappresentazione della vita dopo la morte che viene intesa come la conseguenza naturale del ciclo di vita. O
gni defunto rimane in contatto con la famiglia di origine con cui continua ad avere un rapporto tramite il sogno. È assente una rappresentazione del paradiso e dell’inferno intesi come luoghi fisici con una collocazione spaziale.
I
Kotoko del Ciad sono un popolo di pescatori ed
il loro elemento è l’acqua. L’acqua non è solo simbolo di vita e rinascita ma anche il confine tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti. Durante la dominazione da parte delle popolazioni arabe hanno incorporato alla loro visione animista quella mutuata dalla religione musulmana. Il loro rapporto con l’aldilà è abbastanza complesso, come è complessa d’altronde l’immagine che hanno della vita dopo la morte.
L’anima ha il potere di reincarnarsi sulla terra attraverso un ciclo infinito ma la reincarnazione non è dettata dal comportamento degli uomini sulla terra. Nella loro religione infatti è assente il concetto di giudizio post mortem ed è assente anche la possibilità di essere ripagati dopo la morte dalle buone azioni compiute in vita. Anche qui, come per i Pigmei, risulta assente una visione definita del paradiso e dell’inferno.
I Bamana (o Bambara) del Mali sono principalmente animisti ma sono stati ampliamente influenzati dalla religione musulmana e cristiana. Secondo la tradizione è però
il mondo della stregoneria il principale tramite nel rapporto con l’aldilà. Lo stregone oltre ad essere il mediatore assume anche il ruolo di evocare le divinità tramite le possessioni affinché proteggano la comunità dai rapimenti delle anime da parte degli spiriti che non hanno ancora trovato la pace.
Le danze rituali
Il continente africano è caratterizzato da molteplici tribù con un sistema variegato di miti e riti.
Un elemento comune e di grande interesse è legato alle danze e ai canti rituali. Alcune tribù ad oggi non hanno ancora una religione intesa come un sistema gerarchico e un insieme definito di riti, ma nonostante questo, i canti e le danze rimangono
l’elemento cardine attraverso il quale si articola la cerimonia dell’ultimo saluto. Essi vengono eseguiti per aiutare il defunto a passare oltre e se tale passaggio non viene compiuto in modo corretto lo spirito può restare incastrato tra le due dimensioni e manifestare la sua ira ai vivi.
Miranda Nera