- n. 4 - Maggio/Giugno 2020
- Attualità
La gestione dell'emergenza del cimitero di Piacenza
Le normative dettate dall’emergenza coronavirus hanno creato non poche difficoltà sia per i cittadini che per gli operatori del settore. Riportiamo la testimonianza di Alessandro Di Mauro, A.D. di Piacenza Servizi Cimiteriali.
I diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione sono inviolabili e da sempre ritenuti intangibili. Nel periodo emergenziale, tuttavia, gli stessi sono stati sicuramente posti a dura prova, limitati, a volte sospesi.Tutti ci siamo, infatti, accorti che la normativa primaria e delegata in materia di contrasto alla diffusione del coronavirus ha toccato il “nucleo duro” della nostra Costituzione: quali la libertà personale (art. 13), la libertà di circolazione (art. 16), la tutela della salute (art. 32), la libertà della iniziativa economica privata (art. 41). Gli interventi normativi sono stati legittimi? Forse no. Le criticità sulla legittimità di tali strumenti sono stati evidenziati da più parti, con argomentazioni e conclusioni del tutto condivisibili, alle quali rinviamo (si veda tra i molti il recentissimo studio di Fabrizio Filice e Giulia Marzia Locati,
Lo Stato democratico di diritto alla prova del contagio, pubblicato in
Questione Giustizia del 27 marzo 2020).
Nella normativa emanata, invero, non pare esserci stato alcun ragionevole bilanciamento, atteso che la tutela della salute ha assunto una posizione “centrale” di preminenza assoluta, a volte anche ingiustificata. Se ciò non fosse sufficiente, l’adozione continua, quasi quotidiana, di disposizioni da plurime parti, che nel tempo si sono sovrapposte e aggiunte, ha in parte disatteso il principio di tassatività delle norme sanzionatorie penali e amministrative, nelle quali il soggetto deve poter trovare, in ogni momento, cosa gli è lecito e cosa gli è vietato.
In questo particolare periodo, il personale delle onoranze funebri, unitamente a quello del comparto cimiteriale, tra essi crematori ed obitori, è stato sin dall’inizio in prima linea nonostante il dilagare di giorno in giorno del Covid-19. Associazioni di categoria e SEFIT Utilitalia, per coadiuvare gli operatori economici, hanno emanato proprie circolari (come quella di SEFIT pn 1567 avente ad oggetto: Covid-19 – Circolare del Ministero della salute n. 11285 del 1/4/2020 rubricata “indicazioni emergenziali connesse ad epidemia Covid-19 riguardanti il settore funebre, cimiteriale e di cremazione”). Nelle more
le committenze pubbliche –
in primis i Comuni –
richiedevano agli operatori economici gestori di cimiteri e forni crematori di adottare peculiari procedure che al variare della curva Covid-19 venissero implementate e modificate. Il comparto funerario e la realtà lavorativa ad esso pertoccante è stato, pertanto, oggetto di stravolgimenti.
A tal proposito, abbiamo domandato all’a
mministratore delegato della Piacenza Servizi Cimiteriali srl, società concessionaria della gestione del cimitero di Piacenza,
Alessandro Di Mauro, come è stato vissuto il momento.
Piacenza è stata una delle città più colpite dall’emergenza coronavirus, con punte di oltre 30 decessi giornalieri in una realtà di 100.000 abitanti. Come avete fatto fronte a quello che tutti hanno definito uno tsunami?
I numeri dei morti purtroppo sono stati devastanti in una realtà delle dimensioni di Piacenza – ci racconta il dottor Di Mauro. - Nel mese di marzo i funerali sono quadruplicati rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, così come sono triplicate le tumulazioni delle ceneri. Abbiamo dovuto far fronte a un’emergenza assolutamente inattesa, ma siamo riusciti a fronteggiarla puntando sull’organizzazione e su una struttura operativa di ottimo livello. I nostri addetti sono preparati e hanno contribuito in modo decisivo. Siamo stati sotto pressione, questo lo confermano i numeri, ma contrariamente ad altre realtà non siamo mai andati in sofferenza. Il lavoro è proseguito in modo molto intenso ma regolare: avevamo otto persone operative per le tumulazioni e due addetti negli uffici, a cui nel periodo critico si è aggiunta la coordinatrice, presente ‘sul campo’ per dirigere eventuali situazioni particolari. Siamo riusciti a dare risposte in tempi rapidi a tutti, pur in un periodo drammatico che stava vivendo l’intera città”.
Per gestire l’attività ordinaria, che non si è mai fermata anche se erano vietati i contatti diretti, e quella straordinaria, che ha ben presto preso il sopravvento, avete dovuto prendere delle misure particolari?
Ci siamo limitati a rispettare tutte le normative che venivano emanate dai vari decreti. La nostra organizzazione consolidata ci ha permesso di non risentire di particolari ripercussioni, anche se ovviamente l’aumento esponenziale del lavoro si è fatto sentire, questo non possiamo negarlo. Abbiamo dovuto chiudere il cimitero alle visite quotidiane dei familiari e degli amici che avrebbero voluto dire almeno una preghiera, ma le decisioni prese dalle autorità non lasciavano alternative, per cui in occasione dei funerali ci siamo limitati ad aprire i cancelli facendo entrare solo gli autorizzati”.
Quante persone avete dovuto mettere in campo per dare risposte adeguate a una situazione esplosa in pochissimi giorni e assolutamente inattesa?
L’organico è rimasto praticamente inalterato, se si eccettua la presenza fissa della coordinatrice. Come precisato prima, c’erano otto persone per l’attività di tumulazione e due negli uffici; ci siamo solamente dovuti organizzare in modo differente e grazie alla disponibilità e alla professionalità di tutti abbiamo superato un periodo complicatissimo senza enormi problemi“.
L’allarme dettato dal coronavirus non ha ridotto il numero di richieste dei cittadini. Siete riusciti a gestire anche quelle o vi siete concentrati esclusivamente sull’emergenza?
Non è stato semplice, ma grazie alla collaborazione con l’amministrazione comunale abbiamo fornito risposte concrete ad ogni richiesta. Per fare un esempio, durante l’emergenza la comunità musulmana ha evidenziato l’esigenza di disporre di un’area a loro dedicata, che prevede situazioni particolari come la collocazione delle tombe in modo che il volto del defunto sia rivolto verso la Mecca. In pochissimo tempo abbiamo trovato una soluzione e siamo stati presto operativi, tanto che a pochi giorni dalla richiesta abbiamo potuto dare sepoltura a cinque persone di religione musulmana nell’area riservata”.
Avv. Alice Merletti & Avv. Elena Alfero