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Le tombe insolite del Verano

Continua la nostra visita al Cimitero Monumentale del Verano di Roma alla ricerca delle tombe più significative.


Il Cimitero Monumentale del Verano è un luogo ricco di storia e di storie. Sono proprio le storie delle anime che qui riposano in pace che hanno contribuito a renderlo il grande giardino dei ricordi che tutti noi oggi conosciamo.

La tomba di Virginio Vespignani

Entrando dall’ingresso principale, all’interno del portico, sulla sinistra, si trova la tomba del celebre architetto Virginio Vespignani, a cui si deve gran parte dell’attuale aspetto del Verano. Proprio a lui, infatti, fu affidato l’incarico di proseguire i lavori del cimitero monumentale fino al 1871. La tomba del Vespignani, illustre professore dell’Accademia di San Luca, è stata progettata e realizzata dal figlio Francesco anch’egli architetto (Roma 1842-1899). Il monumento sepolcrale è posizionato non a caso all’ingresso, proprio per ricordare l’importante ruolo avuto nella progettazione del cimitero stesso.

Ciò che rende veramente interessante questa tomba non riguarda solo la storia di colui che la abita ma anche l’affascinante simbologia dei suoi elementi decorativi. Sul fronte è infatti rappresentato un clipeo (ritratto iscritto in uno spazio rotondo) con incastonato il volto della Vergine Maria mentre sui lati è presente una strigilatura che ricorda i sarcofagi antichi. È molto curioso che la tomba dell’architetto che ha progettato il Verano sia stata realizzata come un sepolcro romano perché il cimitero sorge proprio sul Campo Verano, un lotto di terra di proprietà dell'antica famiglia dei Verani, gens senatoria al tempo della Repubblica Romana. Il clipeo inoltre era considerevolmente usato nell’epoca romana per il culto degli antenati. All’interno dei clipei erano solitamente incastonate le maschere funerarie dei membri della gens motivo per cui avevano una valenza simbolica e rituale importantissima. Ultimo e considerevole particolare della tomba del Vespignani riguarda l’incisione laterale: sotto agli strumenti di lavoro dell’architetto (compasso, martello, pennelli e colori) spunta una pergamena su cui è raffigurato proprio uno stralcio del progetto del cimitero, da lui elaborato. Sormonta il sepolcro il mezzo busto a memoria del defunto realizzato dallo scultore Giuseppe Prinzi, che con aria solenne e rivolto con lo sguardo all’ingresso monumentale, scruta coloro che tutti i giorni ne varcano la soglia.

Le cappelle del Pincetto Nuovo

Il Verano ha un forte ascendente sui suoi visitatori, che ne subiscono una vera e propria fascinazione e questo grazie alla sua storia articolata ma anche e soprattutto all’eclettismo dei suoi monumenti sepolcrali che ci riportano con la mente in luoghi esotici e sconosciuti. I monumenti eclettici del Pincetto Nuovo ne sono l’esempio: maestose cappelle si susseguono in un articolato viaggio fatto di linguaggi simbolici e figure insolite. Tra queste emergono senza dubbio la Cappella Barbavara di Gravellona dell’architetto Corrado Cianferoni (1913), la Cappella Proia e la Cappella Manzi.

La Cappella Barbavara è stata progettata come un alto parallelepipedo in travertino dalla forma liscia e pulita decorandolo con un ricco motivo in stile Liberty. La Cappella Proia, è invece di forma rettangolare e ospita ai quattro angoli quattro statue di guerrieri valorosi che giacciono immobili stringendo una spada. Interessante il forte contrasto architettonico tra il linguaggio decorativo della struttura e il tetto che pare non avere nessun legame apparente con essa. La Cappella Manzi, infine, chiaramente ispirata al popolo Inca, ricorda culture lontane.

Il telefono di Roberto Rossellini

Non troppo distante dalla piazza circolare del Pincetto Nuovo, si trova un’altra tomba che cattura l’attenzione non per il suo eclettismo architettonico ma per l’amara storia di cui è stata essa stessa testimone. Si tratta della tomba del celebre regista Roberto Rossellini, maestro del neorealismo Italiano. Ciò che più colpisce non è il sepolcro, ma una colonnina in ghisa che in modo del tutto inaspettato si leva dal terreno accanto alla tomba di famiglia.
È la colonnina di un telefono che ricorda il tempo in cui le comunicazioni avvenivano solo via cavo. È certamente insolito trovare un telefono proprio nel bel mezzo di un cimitero monumentale e la spiegazione di questa “anomalia” è molto triste. Nel 1946 durante le riprese del film Germania anno zero, Romano, il primogenito del regista Rossellini, aveva prematuramente perso la vita a soli 9 anni. Il regista e la moglie distrutti dal dolore non riuscivano a staccarsi dal luogo che costudiva le spoglie del bambino e passavano incessanti giornate a vegliare la sua tomba. Fu così che la Teti, l’allora compagnia telefonica, installò un telefono sul posto da cui Rossellini potè concludere la direzione del film, diventato uno dei suoi indiscussi capolavori.

Il monumento dedicato all’Uomo Volante

Il dolore per la perdita di una persona cara diventa ancora più sconfortante quando si tratta di un giovane nel fiore degli anni. Oltre il Pincetto Nuovo, alla fine del tortuoso viale a serpentina, un altro giovane partito troppo presto scruta i visitatori da lontano. È Arrigo Saltini, chiamato anche l’Uomo Volante. Raffigurato come un valoroso eroe che a pugni chiusi si staglia impetuoso verso il cielo, l’uomo volante era un giovane “studente di ingegneria, tenente pilota-aviatore, caduto per la patria a 23 anni, l’8 ottobre 1918”, come recita l’iscrizione sulla sua tomba.

L’ultima dimora di Bud Spencer

Una passeggiata tra i ricordi al Verano potrebbe essere infinita, ogni tomba, ogni lapide ed ogni monumento ha una storia diversa da raccontare e tutte si incastrano nel complesso disegno che la vita riserva ad ognuno di noi. Prima di arrivare all’uscita dell’ingresso Nord sulla via Tiburtina, un’ultima tomba suscita la curiosità di chi si trova a passarle accanto: è la tomba di un gigante buono, Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer, deceduto nel giugno 2016 a 86 anni, ma sempre vivo nella memoria del suo pubblico. Un grande uomo sia per corporatura che per bontà d’animo, che oltre ad essere un grande attore, è stato anche un grande sportivo. Bud Spencer con il suo sorriso rassicurante saluta chi ogni giorno passa a rendergli omaggio e ci ricorda, per citare uno dei suoi grandi film del 1973, che “anche gli angeli mangiano fagioli”.
 
Miranda Nera


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