- n. 1 - Gennaio 2003
- Cimiteri d'Europa
Il cimitero di Père-Lachaise
La Rivoluzione francese e i massacri del periodo del Terrore avevano reso i cimiteri dei contenitori di fosse comuni, annullando l'identità dei defunti e negando una qualsiasi possibilità relativa al culto dei morti. Era necessario, e molto vicino, un cambiamento. Nel 1973, Fouchè, futuro funzionario alle dipendenze di Napoleone, elaborò un decreto sull'ordinamento dei funerali e dei cimiteri. Un regolamento che prevedeva costumi e indicazioni su luoghi, cerimoniali e riti. Fu così che in seguito all'avvento di Napoleone, nel 1798, l'Institut de France bandì un concorso al fine di trovare e premiare un progetto per l'organizzazione dei cimiteri. Si voleva istituire un culto dei morti che prevedeva funzioni laiche, non più religiose e iscrizioni su pietra che recavano il nome del defunto.
Il cimitero doveva essere strutturato come un giardino, un luogo di riposo e di pace ornato da piante e strutture artistiche lasciando, come scrisse il filosofo Quatrième de Quincy, "entrare il genio delle arti in una delle sue più belle carriere, ristabilendo con gli onori funebri la decenza delle sepolture". Ecco gettate le basi per quello che alcuni anni dopo sarebbe divenuto il Père-Lachaise. Il nome deriva da Padre Françoise de la Chaise, confessore personale di Luigi XIV che viveva sulla collina di Mont-Luis, una proprietà della comunità gesuita acquistata nel 1626 per farne una dimora di villeggiatura per preti.
Così, durante la Pasqua del 1675, Père Lachaise si fece prestare la dimora, dove poi passerà l'intera vita, per potere ricevere il suo re in piena libertà. Oggi, è sicuramente uno dei cimiteri più conosciuti nonché il più grande a Parigi dove se ne contano una ventina.
L'usanza del cimitero, collocato accanto alla chiesa secondo la tradizione diffusa dalle prime sette cristiane e consolidatasi nel VIII secolo, venne abolita in favore di luoghi costruiti ad almeno quaranta metri dalle abitazioni. I primi cambiamenti li dobbiamo al prefetto della Seine, Frochot, nel 1801 che impose le tombe individuali. Le salme venivano poste una accanto all'altra, in sepolture singole che restituivano identità al defunto abolendo la triste spersonalizzazione delle sepolture in fosse collettive. Acquistò poi il terreno sulla collina che fu dei gesuiti comprensivo di un castello - demolito in seguito nel 1820 - lasciando la progettazione nelle mani dell'architetto Brongniart. Questo e molto altro recitava il decreto del 12 giugno 1804 che costituisce le basi per lo sviluppo del culto dei morti. Ancora, le indicazioni del decreto prevedevano la progettazione di un cimitero giardino, le cui tombe recavano una pietra sepolcrale, il ritorno della sepoltura religiosa, e la possibilità data ai privati di acquistare il terreno donando anche una certa cifra a fondazioni religiose. Sepolture private, dunque, proprio come in uso presso l'aristocrazia Inglese. È proprio nel 1804 che viene creato il cimitero Père Lachaise progettato appunto dall'architetto Brongniart, noto costruttore di giardini che grazie a una struttura in tutto e per tutto simile al giardino con stradine e boschetti, propone il culto dei morti tramite una confortevole visita a quel luogo sconosciuto e poco frequentato dagli uomini del settecento.
Pratica usuale invece nella cultura Anglosassone, cantata in poesie ed elegie funebri. In seguito ai funerali dei generali Delille e Grérty nel 1813, il cimitero Père-Lachaise guadagna l'attenzione dei Parigini. Nel 1817 si costruirono, traslando le salme, monumenti funebri a Molière, La Fontaine, Abelardo e Eloisa. Dopo la Restaurazione acquisì l'aspetto definitivo che nel 1830 (anno in cui venne costruito il portale d'ingresso) lo rendeva luogo perfetto per il culto dei morti e luminoso punto di riferimento di uno stile europeo di cimitero. Un vero giardino ricco di boschi e vegetazione. Tra le molte piante che ancora oggi possiamo ammirare troviamo gli olmi, simbolo di immortalità; i sicomori che nell'antico Egitto venivano utilizzati per fabbricare i sarcofagi. Le acacie, simbolo profumatissimo della vita che rifiuta di estinguersi; platani e faggi, uno dei quali, il più rigoglioso di Parigi e dell'intera regione, è posto lungo il cammino del Dragone. Poi, cipressi, cedri e frassini che sono simbolo protettore dalla tentazione e dal pericolo. Infine i pioppi, voluti nel piano architettonico ottocentesco del cimitero dallo stesso Alexandre Théodore Brogniart a ricordo dell'Isola dei Pioppi dove i resti umani di J. Jacques Rousseau erano stati cremati.
Il paesaggio offerto di questo importante cimitero parigino si modificava, evolveva in una vera e propria collezione di scultura ottocentesca che vantava e vanta molteplici stili, dal neo-egizio al medioevale; reminiscenze dell'antica Grecia e riferimenti arcaici. Poi statue, busti, obelischi, decorazioni a mosaici e affreschi, lapidi che recano epitaffi funebri poetici e, con l'avvento della fotografia, un arricchimento di immagini in un lento crescendo in quanto pratica diffusa inizialmente solo in ambienti popolari. Oggi questo cimitero, il cui ingresso è in Boulevard de Ménilmontant, è un luogo di pellegrinaggio e di turismo. Tanti sono i nomi importanti che attirano un pubblico svariato. Qui riposano grandi scrittori come Apollinaire, Alfred de Musset (1887) e Colette (1945), sepolta a carico dello Stato.
Marcel Proust (1923) che sta nella 85a divisione, seconda traversa, vicino all'antico settore musulmano; Honoré de Balzac (1850) e Gérard de Nerval (1855) morto suicida impiccandosi a un lampione. Ancora, il poeta Paul Eluard (1952) e il grande scrittore irlandese Oscar Wilde (1900) il cui monumento funebre, che rappresenta una sfinge alata, resta in attesa di restauro dopo aver subito una mutilazione da parte di qualche vandalo. Tra i pittori troviamo l'italiano Amedeo Modigliani seppellito insieme alla sua amata compagna, Jeanne Hebuterne che si suicidò il giorno del suo funerale (1920), Eugène Delacroix (1863) e Paul Baudry (1887): sulla sua tomba piange una donna velata accanto ad una tavolozza con pennelli. Troviamo anche grandi musicisti: Frédéric Chopin (1849) e monumenti in ricordo di due famosi compositori italiani le cui salme ora riposano a Firenze, per Gioacchino Rossini (1868), e a Catania, per quanto riguarda Vincenzo Bellini (1835). Il musicista più visitato è sicuramente Jim Morrison, il cantante dei Doors, che morì a Parigi nel 1971.
Il suo busto, prima coperto di scritte, poi mutilato, venne infine rubato. Accanto alla sua tomba, troviamo le testimonianze dei numerosi fans che rendendogli omaggio lasciano lettere, foto, disegni, graffiti.
Arianna Bona