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Il cielo, sede privilegiata dell'aldilà

Egitto e Grecia: la metafora dell'aldilà verso il cielo e dell'aldilà sotto la terra.

Il cielo è la rappresentazione dell’infinito, connotato da un’aura di mistero e ricco di sacralità. Sembra un concetto apparentemente banale ma fin dalle visioni primordiali la volta celeste è stata considerata dall’uomo primitivo un luogo sacro e trascendente. È sempre stato oltretutto in forte contrapposizione con quella che era la finitezza dell’essere umano, fatto di carne e vulnerabile.
A mano a mano che l’idea mistica di questo luogo prendeva forma, il cielo è diventato dimora di gran parte degli dei, e questa condizione non è mutata neppure con il passaggio dal politeismo al monoteismo.

Divinità celesti e divinità solari

Nei secoli per la grande maggioranza dei popoli le divinità primordiali positive si sono sempre divise in divinità celesti e divinità solari. Per i Greci Ouranos era il primo re dell’universo, il primo creatore di tutte le cose, chiamato anche con il nome di Dio-Cielo. Il suo culto sarà successivamente usurpato da Zeus, divinità più articolata e forse più interessante per gli uomini.
Ogni popolo ha posseduto divinità celesti, tuttavia in Egitto ed in Asia il culto delle divinità solari è stato sicuramente più potente. Il Dio-Sole egiziano ha assunto diverse denominazioni ma è sempre stato generato dal medesimo principio. Atum, Horus e Ra nascono, infatti, dalla stessa matrice e denotano sempre caratteristiche analoghe. Il culto del Dio-Sole è presente soprattutto nella Quinta Dinastia ma si hanno nozioni riguardanti questo tipo di culto anche in epoche di gran lunga precedenti. Un esempio può essere dato dalla divinità primordiale Shu dio dell’aria e dell’atmosfera che verrà successivamente identificato con il sole. Ra aveva la sua dimora nel cielo e, guarda caso, era legato anche al culto della morte. Spesso era invitato a presenziare nella fase di giudizio delle anime. Questo indica come l’idea della morte fosse strettamente legata al tema dell’ascensione dell’anima verso il cielo. Il dio Ra è la personificazione del sole che tramonta di notte andando ad interagire con il regno dei morti, e che sorge al mattino riportando metaforicamente le anime in cielo.
Da un punto di vista architettonico, come abbiamo visto anche nei precedenti articoli, la piramide era l’immagine simbolica della scala che conduceva l’anima verso l’alto e quindi verso un cambiamento di stato, attraverso un passaggio invisibile. Il mito dell’ascensione per mezzo della scala o anche della corda è molto diffuso nella cultura mondiale ed è uno di quegli elementi che non si è perduto nel tempo. Nella tradizione islamica si racconta della visione di Maometto e della scala che saliva dal tempio di Gerusalemme che si estendeva verso il cielo, in cui le anime dei defunti giusti salivano verso Dio. Ampi esempi vengono descritti anche nella religione cristiana come la salita di San Giovanni della Croce sul Monte Carmelo.
È curioso notare che proprio per i Greci, padri spirituali di Ouranos, dio primordiale per eccellenza, la condizione soteriologica fosse assente. La soteriologia nell’ambito della storia delle religioni indica il cambiamento di situazione attraverso  l’evoluzione e la liberazione da uno stato. Per i Greci, come per i Sumeri, questa condizione non esiste perché dopo la morte non si può aspirare ad un cambiamento di situazione. Si è costretti a vivere in un luogo triste e desolante che non è altro che una idea cupa della vita.

Il dio greco Zeus, figlio di Crono, era un dio forte e vigoroso, che con lo scettro ed il fulmine comandava il regno dei cieli. Viveva nell’Olimpo, una montagna alta quasi tremila metri, posta al confine tra la Tessaglia e la  Macedonia.  Anche il dio Ra è strettamente legato alla simbologia della montagna. Secondo la cosmogonia di Heliopoli, Benben era la montagna sacra emersa dalle acque dell’oceano ancestrale chiamato Nun, da cui la divinità suprema aveva generato il tutto. La forma fisica di questa pietra era riconducibile ad un cono che con ogni probabilità è diventato il modello di riferimento della piramide così come la conosciamo oggi.

Differenze tra il concetto di oltretomba dei Greci e quello degli Egizi

Le tesi che cercano di delineare le differenze tra l’oltretomba del popolo greco e quello del popolo egizio sono molteplici. Anche perché i modelli di riferimento e le visioni collettive sono cambiate nelle diverse epoche dando vita ad immagini spesso contrapposte. Il rituale funerario nel mondo greco era un rituale di purificazione in cui il defunto veniva lavato ed unto con olio dalle donne della famiglia e la sua bocca veniva coperta da una benda o da una foglia d’oro. In Egitto al contrario era praticato il rituale di apertura della bocca, grazie al quale il defunto poteva nutrirsi e pronunciare le parole magiche che gli servivano per superare le porte dell’aldilà.
Sempre in Grecia la successiva inumazione veniva talvolta sostituita dalla cremazione. Quando non era possibile seppellire il cadavere si seppelliva al suo posto una statua oppure una maschera. Fisicamente la tomba era importantissima: chi non la possedeva era destinato all’oblio.
In Egitto bruciare il corpo del defunto significava bruciarne anche l’anima e quindi la cremazione non era una pratica contemplata. La differenza sostanziale però riguardava la visone della vita dopo la morte. Perché in Egitto coloro che non erano considerati puri venivano annientati dopo la pesatura dell’anima, mentre nella visione greca dell’oltretomba il defunto che aveva peccato in vita continuava ad esistere, ma veniva punito per un tempo infinito.

L'Ade

L’Ade, regione dell’oltretomba, era posto nelle viscere della terra. Inizialmente tutti i defunti erano destinati all’Ade, costretti a vivere una vita eternamente ripetitiva. Al contrario, in una versione più antica, l’oltretomba in Egitto era posizionato in cielo, e le anime dei defunti erano rappresentate dalle stelle. Con il tempo l’idea cambia e diventa forse più razionale, ma il Faraone continua a salire, per mezzo della piramide, la sua scala metaforica per raggiungere quel Cielo trascendente e misterioso che ancora oggi rimane una componente importante del nostro immaginario e della nostra cultura religiosa.
 
Miranda Nera


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