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I pericoli del cibo spazzatura

Secondo una ricerca italiana gli alimenti ultra-processati aumenterebbero il rischio di mortalità.

Per mantenerci in salute si sa, è necessario condurre uno stile di vita sano unito ad un’alimentazione nutriente, ricca di vitamine e in grado di sostentare il nostro organismo quotidianamente.
Fin qui nulla di nuovo. Ma probabilmente farà riflettere il risultato della nuova recentissima ricerca, tutta italiana, pubblicata il 31 agosto sull’autorevole British Medical Journal e condotta dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli, in provincia di Isernia, in collaborazione con Mediterranea Cardiocentro di Napoli, con il Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologiche dell’Università di Catania e con il Dipartimento di Medicina e Chirurgia - Centro ricerche in Epidemiologia e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese e Como.

Al Progetto epidemiologico Moli-sani, questo il nome dello studio, hanno partecipato un totale di 22.895 persone, sia uomini che donne, selezionate non solo all’interno del territorio molisano, ma in tutto il sud Italia. 12 sono stati gli anni di ricerca su cui si fonda lo studio firmato dalla dottoressa Marialaura Bonaccio, epidemiologa presso il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione del Neuromed, che indaga sulla correlazione tra il consumo di cibo di scarsa qualità e di quello ultra-processato con il rischio di morte.

In generale, analizzando nel suo insieme l’alimentazione dei soggetti coinvolti, è emerso che sia la scarsa qualità degli elementi nutritivi ingeriti sia l’alto livello di lavorazione degli alimenti aumentano il rischio di mortalità, in particolare per patologie di tipo cardiovascolare. Approfondendo maggiormente i dati, è poi però stato evidente come l’elevata manipolazione industriale dei cibi abbia un’incidenza di gran lunga maggiore sul rischio di mortalità.

Numeri alla mano, tra i 2.205 decessi verificatisi nei 12 anni di studio tra i soggetti coinvolti, 792 sono stati attribuiti a malattie cardiovascolari, di cui 426 dovute a cardiopatia ischemica o malattie cerebrovascolari. Si è osservato inoltre che 820 decessi erano stati causati da malattie di tipo tumorale di vario genere mentre i restanti 593 erano invece avvenuti per altre cause.
Se vogliamo analizzare questi dati nello specifico, non deve stupire nemmeno il numero alto di decessi causati da tumori, se si considera un’altra recente ricerca, questa volta condotta negli Stati Uniti, che associa il consumo di cibi industriali ed eccessivamente elaborati con l’aumento del rischio di cancro al colon sia negli uomini che nelle donne.
Tornando alla studio italiano, per trarre alcune conclusioni, si è evidenziato che gli adulti che seguivano un regime alimentare di bassa qualità unito ad un alto consumo di cibi ultra-elaborati erano a più significativo rischio di mortalità, non solo cardiovascolare, ma per tutte le cause quindi.

Il che significa che per mantenersi sani non è solo necessario assumere alimenti con un alto valore nutrizionale, che siano quindi fonte di vitamine, fibre e minerali che il nostro corpo possa assimilare al meglio, ma è anche fondamentale che tali alimenti non siano ultra-manipolati. Attenzione quindi ad aggiungere al carrello della spesa pasti industriali, come quelli pronti per il consumo.

Il problema dei cibi ultra-lavorati, spiega la ricerca, è che questi sono prodotti in parte o addirittura integralmente con sostanze che non vengono certamente utilizzate comunemente in cucina (come ad esempio proteine idrolizzate, grassi idrogenati e maltodestrine) e che contengono additivi come coloranti, conservanti, edulcoranti, esaltatori di sapidità, tanto per citarne alcuni. Insomma, tutte quelle sostanze che potrebbero certamente dare il giusto tocco di gusto al nostro snack preferito, ma che sono in realtà dannose per la salute.

La maggior parte degli alimenti ultra-lavorati sono prodotti ad alta densità energetica, ricchi di grassi e sale e poveri di fibre e micronutrienti, che possono comportare molteplici squilibri nutrizionali, oltre che un conseguente rischio di ipertensione, diabete ed obesità.
Via libera quindi a yogurt, fette biscottate e a tutta quella lista di alimenti dietetici che vanno tanto di moda sulle riviste patinate ad inizio estate? Niente affatto! Già, perché spesso a questi alimenti viene sì eliminato lo zucchero, ma per poi spesso aggiungere dolcificanti artificiali.
Secondo il sistema NOVA, che valuta gli alimenti in base al loro livello di lavorazione industriale, rientrano nelle classifiche dei cibi ultra-lavorati proprio anche alimenti all’apparenza “innocui” come yogurt alla frutta, alcuni cereali, prodotti da forno per poi passare, più intuitivamente, a creme spalmabili e bibite gassate e zuccherate. Questo perché i cibi ultra-processati sono sottoposti a lavorazioni industriali che lasciano integro molto poco dell’alimento originale. Ecco quindi spiegato il motivo per cui una semplice bistecca è da preferire, secondo il parere degli esperti, ai lavorati vegani industriali.

I dati non mentono, se pensiamo che nel pianeta 11 milioni di decessi ogni anno, ovvero 1 persona su 5, avvengono a causa di una scorretta alimentazione, ecco spiegato il gran daffare che si danno molti Paesi del mondo per proporre ai propri cittadini progetti e campagne di comunicazione che facciano riflettere sulla corretta educazione alimentare. In questo senso non può non tornare alla mente l’esempio green forse più famoso al mondo, quello di Michelle Obama, che con il suo orto a km zero nei giardini della Casa Bianca cercava di sensibilizzare gli americani sul tema.

Ecco, quindi, che la sana “vecchia” dieta mediterranea, costituita da alimenti freschi, poco lavorati e sapientemente combinati tra loro, torna ad essere la risposta per proteggere la nostra salute e ridurre il rischio di mortalità!
 
Nicole Valeria Bisi

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