- n. 5 - Settembre/Ottobre 2014
- Architettura
Le Case Funerarie
Caratteri simbolici, cultuali e culturali
La Casa Funeraria può essere considerata la risposta moderna a un bisogno primordiale: è uno spazio di transizione utile a mettere in relazione, attraverso un passaggio anche psicologico, due opposti, la vita e la morte. Trae ispirazione dalle culture più antiche ed è l’archetipo di una idea che appartiene all’uomo come eredità innata, culturale, storica e sociale: gli appartiene poiché gli è stata tramandata ed egli ha il compito di tramandarla a sua volta, trasformandola e introducendola nella modernità. Ogni civiltà ha accompagnato il defunto attraverso uno spazio temporale fondamentale per la razionalizzazione psicologica del lutto che viene coadiuvata attraverso il rito, spesso religioso.
Nel Bardo Thodol, il Libro Tibetano dei morti, esisteva uno spazio di transizione a-temporale, uno spazio mentale immaginario, senza forma e senza dimensione, in cui l’uomo diveniva ultima rappresentazione di se stesso. Qui il concetto di “luogo” abbraccia un significato più ampio poiché non esiste come luogo fisico, ma mentale, in una dimensione estranea a quella della realtà che abbraccia credenze mistiche e religiose radicate nelle culture da secoli. Il Bardo non è altro che la propria rappresentazione dell’Io dopo la morte: esiste per un tempo limitato di 49 giorni, sette volte sette, e poi finisce affinché il defunto possa lasciare definitivamente in pace la terra.
Lo spazio che collega “l’essere vivo sulla terra” ed “il divenire oltre di essa” oggi può essere definito fisicamente ed architettonicamente come Casa Funeraria, un luogo fatto di materia, nato per assolvere la specifica funzione di accogliere il defunto nel delicato percorso che va da subito dopo la morte alla riposizione della salma nella tomba o altrove a seguito di cremazione. È l’ultimo spazio che l’uomo abita fisicamente diventando, oltre di esso, ricordo e poi memoria. A livello psicologico l’importanza di un luogo di transizione è fondamentale poiché aiuta il passaggio emotivo da una condizione all’altra, favorendo il superamento del trauma e contribuendo ad una razionalizzazione dello stato emozionale.
In Europa le Case Funerarie hanno visto la luce in epoca più recente rispetto agli Stati Uniti, il Paese precursore di questo fenomeno culturale e sociale. Ogni popolo ha un proprio approccio alla morte. L’idea che vuole essere sviluppata oggi, nella nostra società, è quella di “accompagnare nel passaggio” non solo per fini pratici e logistici, ma per un profondo bisogno di rendere omaggio all’uomo nel momento della partenza. È l’estremo saluto di chi resta nei confronti di chi parte e se ne va.
I Tibetani legavano il defunto in posizione fetale e lo portavano in un luogo in cui gli avvoltoi potessero divorarlo: per essi l’utilità del corpo fisico dopo la morte esisteva solo se questo poteva essere fonte di nutrimento per altri esseri viventi. I Cristiani, invece, realizzano tombe e mausolei per i propri defunti affinché il ricordo di essi sia coadiuvato da un mezzo fisico: la tomba del Milite Ignoto ne è l’esempio.
Il luogo di transizione, quindi, è sempre esistito; e oggi l’architettura si pone come manifesto per rispondere ad una esigenza comune e per trovare soluzione ad una necessità reale e così importante.
Miranda Nera