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Cambiamento climatico: mortalità in aumento entro la fine del secolo

La morte arriverà con l’alito rovente del cambiamento climatico”.

Sembra l’incipit di un libro post apocalittico e invece è quello che sta per accadere proprio qui, sul nostro Pianeta, entro la fine di questo secolo. Lasciando da parte le frasi ad effetto che ci ricordano i film catastrofici targati Hollywood, è ormai noto all’intera popolazione del Globo che il cambiamento climatico sta causando gravissimi danni al nostro ecosistema. Lunghi periodi di siccità seguiti da fenomeni piovosi e burrasche di intensità e durata anomali stanno mettendo in ginocchio diverse parti della Terra e studiosi e ricercatori si affannano per trovare una soluzione che impedisca quella che sembra ormai una fine preannunciata e certa per il mondo come lo conosciamo.
Ma al di là dei problemi concreti che si stanno riscontrando a livello geologico un po’ ovunque, con frane, allagamenti, incendi e siccità che provocano danni alle vegetazioni, alle colture e al mondo animale, il cambiamento climatico sta contribuendo alla crescita della mortalità in Europa e, neanche a dirlo, sembra che l’Italia sia il Paese in testa a questa drammatica classifica.
A dirlo sono le stime di una ricerca condotta dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine a cui hanno partecipato l’Università Ca’ Foscari di Venezia, l’Asl Roma 1 e l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. La ricerca è poi stata pubblicata sulla rivista Nature Medicine e la lettura dei dati riportati è sicuramente qualcosa di altamente preoccupante e che dovrebbe far riflettere.

La classifica

La ricerca si concentra sui dati raccolti nell’area europea prendendo in esame l’evoluzione climatica e il rapporto con la mortalità di 854 città. Tra queste, sono 10 quelle in cui si stima avverrà il maggior numero di decessi causati dalle ondate di calore e dall’aumento della temperatura entro la fine del secolo; delle vere e proprie città da bollino nero tra le quali spiccano 4 italiane.
Roma, la nostra bellissima capitale, è al secondo posto nella classifica, subito sotto Barcellona che, tristemente, si aggiudica il gradino più alto del podio con una previsione di 246mila decessi. Nella città del Colosseo, infatti, le morti causate dall’aumento delle temperature entro la fine del secolo sono stimate intorno a 148mila.
Dopo Roma troviamo Napoli al terzo posto con oltre 147mila decessi e Milano, storicamente una delle città più inquinate del nostro Paese, ma che “beneficia” della posizione a nord e quindi di temperature leggermente più contenute, attestandosi al quinto posto con oltre 110mila decessi previsti entro la fine del secolo. Per trovare la quarta città italiana in classifica, dobbiamo arrivare al decimo posto con Genova e la previsione delle sue oltre 36mila morti.

La ricerca

La ricerca è stata condotta su alcune tra le maggiori città europee ed ha rivelato come, anche mettendo in atto alcuni importanti interventi per “mitigare” l’impatto climatico sulla popolazione, sia urgente intervenire in modo drastico sulle emissioni di Co2 per ridurre del 70% le morti stimate a causa dell’aumento delle temperature nel continente.
Pierre Masselot, che ha guidato la ricerca, ha dichiarato che la situazione più critica si trova «nell'area del Mediterraneo dove, se non si interviene, le conseguenze potrebbero essere disastrose» e che un intervento immediato potrebbe risparmiare milioni di morti.
Come è facilmente immaginabile da questi dati, i Paesi del Mediterraneo sono particolarmente interessati da questa previsione: Italia, Malta, Spagna e Portogallo risentiranno in modo preoccupante di questo fenomeno atmosferico con l’Italia che potrebbe arrivare a un tasso medio di mortalità per aumento delle temperature di 91,2 abitanti su 100mila nel breve lasso di tempo 2050-54. Le stime arrivano a cifre davvero impressionanti se si guarda un lasso di tempo a medio termine: nel 2095-99 le morti per caldo potrebbero arrivare a 191,3 su 100mila abitanti.
Più ci si allontana dal Mediterraneo e più diminuisce l’impatto dell’aumento delle temperature sulla mortalità: città come Parigi, Londra e la gran parte dei Paesi scandinavi infatti subiranno in minor percentuale questo destino, anche se la mortalità per freddo diminuirà notevolmente.
Il co-autore della ricerca, Antonio Gasparrini dell’Istituto britannico, ha dichiarato in un’intervista riportata da Ansa.it che «i risultati (della ricerca) confutano le teorie sugli effetti benefici del cambiamento climatico spesso proposte per opporsi a politiche di mitigazione che invece dovrebbero essere implementate il prima possibile».

I dati 2024

Quelle della ricerca sono previsioni a breve e medio termine ad alta probabilità, ma cosa sta accadendo in questi anni nel nostro Paese? Secondo l’ISTAT, i dati relativi all’estate 2024 non sarebbero così preoccupanti, con una mortalità causata dall’ondata di calore estiva «nei limiti ordinari nel mese di luglio». In realtà, leggendo i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica, risulta che nel 2024 sia stato registrato un leggero calo nella mortalità rispetto al 2023. Ma si tratta di una naturale flessione che poco influenza le stime a lungo termine.

Gli studi in merito al cambiamento climatico e all’innalzamento della temperatura globale sono ormai numerosi e affidabili, oltre ad essere confermati da evidenti mutazioni geologiche sotto gli occhi dell’intera popolazione: dal restringimento dei ghiacciai e le difficoltà di sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie messe a rischio dalle anomalie climatiche, all’insistenza di fenomeni siccitosi che portano a incendi e carestie, fino alle alluvioni e burrasche imprevedibili che si abbattono ormai ogni anno anche sul nostro Paese.
Il conto alla rovescia è cominciato: saremo abbastanza intelligenti da cercare di fermare la clessidra ormai ribaltata verso il punto di non ritorno?
 
Tanja Pinzauti

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