- n. 1 - Gennaio/Febbraio 2025
- Costumi e curiosità
Le biciclette fantasma
Una bici tutta bianca per non dimenticare e per promuovere la sicurezza stradale.
Forse è capitato anche a qualcuno di voi di notare in città o su strade extraurbane delle strane biciclette legate a un palo o a qualsiasi altro tipo di supporto, verniciate completamente di bianco.
Sono le cosiddette
Ghost bikes o, tradotto dall’inglese,
bici fantasma. Si tratta di
installazioni a carattere commemorativo che vengono posizionate a bordo strada nel punto in cui un ciclista ha perso la vita o è stato gravemente ferito a causa di un
incidente per lo più provocato da automobilisti distratti o poco prudenti. Solitamente le biciclette utilizzate sono proprio quelle delle vittime ed è abbastanza comune che rechino una targhetta con il nome della persona deceduta e la data del sinistro. A volte sono adornate con fiori o piccoli oggetti che testimoniano l’affetto della comunità.
Questi insoliti monumenti, oltre a rendere un tributo alla memoria di chi ci ha lasciato in modo così tragico, vogliono anche essere un monito per tutti gli utenti della strada e un sottointeso invito alle amministrazioni pubbliche a porre maggiore impegno per rendere la viabilità più sicura.
L’usanza è nata negli Stati Uniti agli inizi degli anni 2000 e si è rapidamente diffusa in tutto il mondo. In realtà ci sono dei precedenti che vanno molto più indietro negli anni.
L’idea di dipingere le bici di bianco è stata messa in pratica per la prima volta ad Amsterdam negli anni '60, ma con uno scopo ben diverso. Si trattava, infatti, di una iniziativa di un gruppo di giovani anarchici che intendevano rendere la bicicletta un mezzo democratico: se qualcuno ne trovava una completamente bianca significava che apparteneva a tutti e poteva utilizzarla gratuitamente lasciandola poi, a sua volta, a disposizione di altre persone.
Non sappiamo se l'
artista californiano Jo Slota quando cominciò a dedicarsi al suo
progetto nel 2002, fosse a conoscenza del fenomeno olandese. Slota si era incuriosito alle numerose biciclette abbandonate che vedeva in giro per la città di San Francisco, chiuse da lucchetti o assicurate a sostegni con robuste catene, ma spogliate di elementi essenziali quali ruote, selle o manubri.
Iniziò a dipingere di bianco quanto rimaneva di queste bici, per poi fotografarle e pubblicare gli scatti su un sito web dedicato, che aveva chiamato
ghostbike. Quella di Jo Slota non era altro che una visione artistica,
ma è stato proprio il suo lavoro lo stimolo che ha dato il via all’idea delle bici fantasma a scopo commemorativo.
Il primo progetto in tal senso vide protagonista la città statunitense di St. Louis, in Missouri, nell'ottobre 2003.
Fu l’allora ventenne Patrick Van Der Tuin ad iniziare questa tradizione, dopo aver assistito in prima persona ad un incidente tra un’auto e una ciclista. Non si trattò di un sinistro mortale, ma il ragazzo ne fu molto colpito perché egli stesso era solito percorrere il medesimo tragitto sulla sua due ruote. Pensò così di fare qualcosa per impressionare l’opinione pubblica, affinché ci fosse una generale presa di coscienza riguardo ai pericoli del traffico cittadino. Riallacciandosi all’opera dell’artista californiano
cominciò a sua volta a cercare biciclette danneggiate, a verniciarle di bianco e, controllando i rapporti della polizia, a posizionarle nei luoghi teatro di incidenti mortali con un cartello recante la scritta "Ciclista investito qui". Dalla sua impresa è nato il movimento “
Ghost-Bike” che si è espanso rapidamente in tutti gli Stati Uniti, e successivamente anche fuori dai confini nazionali, e al fine primario di promuovere la sicurezza delle infrastrutture, si aggiunse quello emotivo di silenzioso memoriale per le vite perdute.
Per la cronaca, ora Patrick Van Der Tuin è direttore generale di un'organizzazione no-profit rivolta ai più giovani che, oltre a mettere a disposizione biciclette gratuite per i bambini, ha come obiettivo principale quello dell’educazione alla
sicurezza stradale.
Nel 2017 si sono potute contare circa 650 bici fantasma distribuite in almeno 210 località dislocate in tutto il mondo. Ce ne sono anche in Italia, in particolare a Bari, ma ne possiamo trovare anche a Roma, a Milano, a Bologna, come pure in città di provincia quali Carpi (MO) e Poirino (TO). Non esiste nessuna regola riguardo alla loro installazione e a volte vengono rimosse,
ma spesso si trasformano in una sorta di piccoli santuari, guarnite con fiori, candele o oggetti ricordo accompagnati da messaggi di cordoglio, perché ogni bicicletta bianca è il racconto di una vita spezzata, di una tragedia che forse poteva essere evitata. Sono quasi sempre le famiglie a prendersene cura mantenendo così vivo il ricordo del loro caro.
Il fenomeno delle
ghost bikes ha coinvolto anche
Genea Barnes, una famosa
fotografa americana, che grazie alle tecniche di foto digitale, ha realizzato una serie di immagini molto toccanti combinando foto di
bici fantasma con ritratti di persone giovani, manipolate in modo da sembrare spiriti, per rammentare che non sono più con noi. "
Ho voluto realizzare questi scatti - ha spiegato - per non dimenticare mai le vittime e per aumentare la consapevolezza della gente". (Un piccolo assaggio di questo lavoro può essere visto sul sito
www.kickstarter.com/projects/1004330446/the-ghost-bike-project/)
Lo scorso 17 novembre la città di
Auckland, in Nuova Zelanda, ha reso omaggio alla giornata nazionale delle vittime del traffico con
una installazione di 59 biciclette bianche, corrispondente al numero di ciclisti morti sulla strada negli ultimi 5 anni, invitando la comunità a partecipare e rendere loro omaggio con un fiore o con dei nastri colorati con cui ornare le bici.
In Italia sono circa 200 i ciclisti che ogni anno perdono la vita sulle nostre strade. Molte responsabilità sono da attribuire alle istituzioni e in particolare agli enti locali che investono poco o non abbastanza per rendere la
viabilità più sicura e ridurre così i rischi per gli utenti più vulnerabili, ossia i pedoni e gli utilizzatori delle due ruote. Purtroppo anche questi ultimi hanno il loro carico di responsabilità poiché non sempre mettono in atto tutte quelle accortezze per non essere protagonisti di incidenti.
Aumentare la sicurezza in sella alla propria bici si può, basterebbe seguire delle norme elementari. Innanzitutto è essenziale
conoscere e rispettare il codice della strada. Poi bisogna accertarsi che il proprio mezzo sia in ordine,
indossare sempre il caschetto protettivo, e
rendersi ben visibili, soprattutto quando la luce è scarsa, sia con le luci anteriori e posteriori che con catarifrangenti da applicare sui pedali. Meglio ancora se in aggiunta a ciò si indossa anche una pettorina catarifrangente. È importante
non pedalare mai affiancati, tenere sempre entrambe le mani sul manubrio ed evitare di ascoltare musica con gli auricolari che impediscono di percepire i rumori della strada. Una manciata di regole “auree” che costano pochi soldi e nessuna fatica e che, se applicate, tanto possono fare perché sempre meno biciclette vengano verniciate di bianco.
Raffaella Segantin