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Bianca Tiozzo

Egregio Direttore,

sono ormai trascorse alcune settimane da quando ho letto, sul n. 10 del Suo periodico OLTRE Magazine, la "Lettera aperta al Direttore ed ai Lettori" di Alfonso De Santis.

Prima di scrivere questa mia ho pensato e riflettuto molto sull’opportunità di rispondere: infatti, a mio avviso, qualche volta è meglio non raccogliere le critiche, altre volte queste non meritano risposta. Poi ho deciso di farlo, poiché ritengo che le parole spese dal Sig. De Santis, nei confronti dell’ Azienda che rappresento e nei miei confronti, non rendano giustizia a chi, quotidianamente, si impegna nel proprio lavoro. Non parlo solo di me, ma anche dei miei collaboratori, persone dedite al lavoro e non burocrati, come sono state definite, ma molto attente all’aspetto pratico e, soprattutto, impegnate a rispondere con celerità ed efficienza all’utenza, che, si sa, ha spesso richieste personalizzate e particolari, in considerazione della triste circostanza che si trova a dover affrontare. Nelle tre pagine cui mi riferisco, il Sig. De Santis ù OLTRE ad un considerevole numero di parole spese per lodare il proprio operato ù ha precisato che, nel nostro settore, occorre, ogni giorno, affrontare un nuovo "caso" umano.

È ciò che, in A.Se.F. e, mi auguro, in tutte le imprese di onoranze funebri degne di rispetto, si cerca di fare: certo, non tutti gli addetti ai lavori sono ugualmente "in prima linea", ma ritengo che ognuno, in base alla propria professionalità ed alla propria competenza, concorra al raggiungimento dell’obiettivo, che è comunque quello di rendere un servizio di qualità e rispondente alle esigenze della clientela.

Non perderò tempo in ulteriori considerazioni personali, in particolare sugli aggettivi usati dal Sig. De Santis per definire la mia intervista sulla Sua rivista; ritengo però doveroso chiarire come è articolata ed organizzata A.Se.F.: dei centodiciotto dipendenti, due sono i dirigenti, otto gli impiegati di staff (segreteria, ufficio acquisti, contabilità, statistica e sistemi informativi), due i fattorini; inoltre due impiegati si occupano di consulenza alla clientela e ne monitorano il grado di soddisfazione; tutti gli altri operano nei reparti operativi (addetti ai punti di contatto con il pubblico, allestimento feretri e necrofori) e svolgono circa quattromilacinquecento funerali all’anno, oltre i servizi istituzionali del Comune di Genova (Polizia Mortuaria, Obitorio, Deposito di Osservazione), nonché la gestione di alcune "Camere mortuarie" ospedaliere, la cui aggiudicazione è il risultato di gare pubbliche. Le strutture sono arredate in modo semplice e funzionale, non esistono "auto blu", ma auto di accompagnamento (Fiat Punto) per rendere all’utenza, che ne faccia richiesta, più celeri gli spostamenti nel comprensorio cittadino.

A mio modo di vedere, e per l’esperienza che ho acquisito in molti ambienti comunali, la nostra Azienda sfrutta appieno le potenzialità di ciascun dipendente, in quanto snella, flessibile, efficiente ed efficace sul territorio. Ritengo che una tale organizzazione risponda alle aspettative dell’utenza e dell’amministrazione comunale di cui è diretta emanazione, anche se questo può sembrare strano o inusuale a qualcuno.

Mi auguro di aver chiarito al Sig. De Santis, cui la presente è indirizzata per conoscenza, e, qualora la mia lettera fosse pubblicata, anche ai lettori di OLTRE MAGAZINE, gli aspetti più salienti dell’organizzazione di A.Se.F.

Con l’occasione porgo cordiali saluti ed auguri per le imminenti festività.
IL DIRETTORE GENERALE (DOTTORESSA BIANCA TIOZZO)Già altre volte, in questi ultimi tempi, abbiamo stigmatizzato toni e contenuti di alcuni interventi dell’amico Alfonso De Santis con i quali, lo avete potuto evincere da quanto scritto dallo stesso De Santis, ci siamo trovati, a differenza di molti di voi, non in sintonia. Ciò, vi sarete accorti anche di questo, non ha avuto influenza alcuna sul fatto di pubblicare integralmente i suoi scritti, nel nome di una libertà di espressione e di una pluralità di pensiero che da sempre andiamo rivendicando per OLTRE MAGAZINE. È chiaro, però, che ciascun autore si assume la responsabilità di quanto afferma. Ciò vale anche per l’articolo oggetto dell’intervento della Dottoressa Tiozzo che, per evitarvi di doverlo andare a ricercare, vi riproponiamo nel suo passo "incriminato".
"Sul n. 7/8 della nostra rivista ho letto l’intervista alla signora che dirige l’ASEF di Genova: stomachevole. Centodiciotto dipendenti e, immagino, strutture megagalattiche, uffici sontuosi, direttori e vice direttori, una pletora di impiegati, stuoli di fattorini ed uscieri, auto blu ed autisti per lo svolgimento di quanti servizi? Non si sa".
Non vogliamo commentare l’aggettivo "stomachevole" che, pur forte e poco elegante, appartiene alle reazioni emozionali che riconosciamo legittime in ciascun lettore. Vogliamo però richiamare la vostra attenzione sul fatto che, dopo aver formulato una domanda, De Santis, in genere convinto assertore delle proprie verità, conclude con un "Non si sa". Perché lui, a differenza di chi scrive, non ha visto con i propri occhi l’organizzazione di ASEF. Possiamo confermarvi di avere chiaramente percepito, nella nostra visita in Asef e nel colloquio con Bianca Tiozzo, quelle caratteristiche di snellezza, flessibilità, efficienza ed efficacia rivendicate dal Direttore Generale. E quotidianamente riconosciute dal credito riscosso presso i cittadini di Genova.

c.p.

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