- n. 7/8 - Luglio/Agosto 2009
- Psicologia
Una bella morte non uccide nessuno
Un giorno la morte, assetata com’era di sangue giovane, si travestì da adolescente dark e si presentò in un liceo scientifico pensando di non essere riconosciuta.
In realtà furono molti a riconoscerla, ma non dissero niente per timore delle sue reazioni.
Tuttavia, l’inquietudine per la sua presenza ebbe sui ragazzi un effetto inaspettato: iniziarono a scrivere poesie e racconti, a disegnare e a dipingere, ad esprimersi, insomma, come mai avevano fatto.
La morte si incuriosì e scoprì che tutte quelle espressioni parlavano, più o meno esplicitamente, esclusivamente di lei.
Il buffo fu che si riconobbe in tutti quei personaggi e in quei ritratti finendo per sentirsi bella.
Così dimenticò perché si era iscritta a quella scuola e per tutti gli anni in cui vi rimase nessuno morì.
Francesco Campione