- n. 4 - Aprile 2003
- Musica
Beethoven, Bonaparte e una Marcia Funebre
G.W.F. Hegel, il più grande e influente filosofo della prima metà dell'Ottocento, nella persona di Napoleone Bonaparte vide "cavalcare lo spirito del mondo". Non fu certo l'unico, e atteggiamenti del genere coinvolsero personalità di ogni categoria, inclusi i musicisti. Il caso più celebre è certo quello di Ludwig van Beethoven (1770-1827). Sono note le vicende che lo portarono a dedicare a quel grande personaggio la sua Terza Sinfonia, la più ampia composizione strumentale che fino a quei tempi mai si fosse ascoltata. Beethoven, a dispetto dei suoi stretti legami con gli ambienti aristocratici viennesi, era istintivamente portato ad esprimere sentimenti di tipo antimonarchico e repubblicano, sulla base di un grande e persistente interesse per le tematiche culturali di origine illuministica. Dunque fiducia nel progresso, e interesse per la grande svolta storica della Rivoluzione Francese del 1789. Da qui all'idea di celebrare in Napoleone Bonaparte l'uomo le cui armate vittoriose diffondevano in Europa quegli ideali il passo è breve. Fu così che la sinfonia fu dedicata a Napoleone, primo console della Repubblica Francese.
Ma le cose non dovevano andare così lisce, com'era prevedibile con un carattere turbolento e focoso come quello di Beethoven. Bonaparte nel maggio del 1804 si fa proclamare imperatore. La notizia sconvolge il compositore, che, secondo una notissima testimonianza, straccia il frontespizio contenente la dedica esclamando: "Anch'egli non è altro che un uomo comune! Ora calpesterà i diritti dell'uomo e asseconderà solo la sua ambizione; si collocherà più in alto degli altri, diventerà un tiranno!". Il titolo si trasformerà in Sinfonia eroica composta per festeggiare il sovvenire di un grand'uomo.
Il motivo per cui ci occupiamo qui di questa sinfonia è però soprattutto la peculiare natura del II movimento. Qui Beethoven, al posto dell'usuale brano cantabile in tempo genericamente lento, inserisce qualcosa di più specifico: una grandiosa, straordinaria Marcia Funebre. Non si può definire in modo troppo schematico quale sia la connessione fra questa tematica "funeraria" e l'intento celebrativo originario rivolto ad un personaggio ben vivo e trionfante. Certo è che qui l'eroe viene ancora più trasfigurato ed elevato nel momento in cui si pensa l'idea della sua morte: è come se Beethoven immaginasse - come scrisse M. Mila -"un'immensa voce di lamento, il corale rimpianto dell'umanità sulla spoglia di chi ne incarnava i più nobili aspetti". È particolarmente interessante notare che quel grande brano, veramente "inaudito" per l'epoca in cui apparve, si inserisce per un altro verso in una recente ma significativa tradizione: proprio la Francia rivoluzionaria aveva voluto, abolite le cerimonie religiose, istituire delle grandiose scenografie musicali della morte, per celebrare il ricordo dei caduti della rivoluzione. Esse si svolgevano all'aperto, e la Marcia Funebre intonata da grandi masse orchestrali (e corali) divenne la più tipica incarnazione musicale di queste liturgie laiche. Nel rullare dei timpani, nello squillo delle trombe della Marcia Funebre dell'Eroica vi è ben più che una eco di quella tradizione, trasferita certo a tutt'altro livello d'arte; e forse il compositore aveva immaginato che anche il potente dedicatario originale se ne sarebbe accorto e compiaciuto.