- n. 3 - Marzo 2013
- Il pensiero di...
Basta inutili parole!
Di fronte ad un
episodio vergognoso quale quello accaduto a
Roganelli, ove gli “sciacalli” di quelle parti si sono avvinghiati fra loro per impossessarsi dei cadaveri falciati dal treno, viene da domandarsi: ora come chiameremo costoro? Esistono termini adeguati per definirli? Dovremmo far ricorso a molta fantasia per trovarne almeno uno con cui distinguerli.
Chiamarli “operatori funerari”? Assolutamente no! Se lo sono loro, non voglio più esserlo io.
Poiché la parola da sola non può cambiare le cose, e io finora, non avendo potuto fare altro, ho creduto di poter ottenere chissà cosa con le mie esternazioni,
ora dico basta! Ora dico (e confermo) che se solo uno di quelli di Roganelli dovesse risultare associato
Feniof mi dissocerò io, perché non si può essere consociati ad elementi simili. Chi di dovere mi dica come stanno le cose e mi comporterò di conseguenza. Più di questo non vedo cosa poter fare, mentre chi invece potrebbe aspetta da troppo tempo che il potere politico intervenga, pur sapendo che una attesa troppo lunga e oziosa diverrebbe complicità.
Se la
“nostra classe politica ha ancora dubbi sulla necessità di una legge nazionale che imponga comportamenti, regole e requisiti …” nulla impedisce che le due maggiori Associazioni Nazionali,
Feniof e
Federcofit, si esprimano più chiaramente con i fatti.
“Stare con le mani in mano in attesa che i diversi livelli di governo intervengano con leggi e regolamenti, può significare rimandare le soluzioni alle calende greche”: intanto continueranno ad accadere altri vergognosi fatti che umiliano e dequalificano l’intera categoria. Se questo appello, risalente ad alcuni anni fa, fosse stato ascoltato da chi di dovere, le cose non potrebbero che essere ad un punto migliore.
Oggi occorrono i fatti! Cosa si aspetta a fare causa a quella ciurmaglia, iniziando proprio da Roganelli? Cosa si aspetta a fare pulizia, col dovuto clamore, escludendo la ciurmaglia e dando all’opinione pubblica un forte segnale su ciò che si vuole e su ciò che non si vuole? Si vuole veramente
“sviluppare nella società italiana una corretta conoscenza del settore ed una comunicazione adeguata allo sviluppo della società … e alle esigenze e alle domande delle famiglie”, come afferma
Giovanni Caciolli, Segretario Nazionale Federcofit, in una recente intervista? Bene! Se non si vuole che anche queste rimangano inutili parole, si cominci a separare le mele buone da quelle marce! Perché dipendere quasi esclusivamente dai politici, specie con lo spettacolo avvilente che offrono in questo momento (cercasi amministratori solerti e coscienziosi), può significare mancanza di determinazione e di capacità decisionale; per non parlare, poi, di dignità calpestata.
Le due Associazioni Nazionali, se hanno veramente instaurato un rapporto sufficientemente collaborativo fra loro, non dovrebbero avere grosse difficoltà a trovare le giuste soluzioni. Altrimenti non vedrei le ragioni per prendersela con le lungaggini dei politici più che per le inconcludenze proprie. Ho la netta percezione che l’opinione pubblica giudichi la categoria, più che per la moralità dei Miazzolo e dei Caciolli, per l’immoralità degli “sciacalli” di Roganelli.
Amerigo Barbieri