- n. 6 - Giugno 2001
- Intervista a...
Una fondazione nata per iniziativa della SO.CREM di Torino
ARIODANTE FABRETTI:
dal 1992 studiano la morte
La FONDAZIONE FABRETTI ha una collocazione privilegiata nel panorama culturale italiano: è l'unica che affronta sul piano scientifico ed interdisciplinare la conoscenza dei fenomeni connessi con la morte ed il morire.
In queste pagine troverete una sintesi della sua storia, i volumi pubblicati nella collana Ariodante Fabretti, le iniziative culturali quali convegni e seminari e i nuovi corsi di formazione per cerimonieri del rito funebre.
Abbiamo incontrato il Segretario Generale della Fondazione, Marina Sozzi, ed a lei abbiamo chiesto di parlarci di uno dei convegni, a nostro avviso fra i più interessanti, organizzato dalla Fondazione; quello dal titolo "La scena degli addii. Morte e riti funebri nella società occidentale contemporanea" (1999).
Gli impresari di onoranze funebri che già abbiamo intervistato nei numeri passati della nostra rivista, ci avevano informati che una delle esigenze più frequenti dei loro clienti è quella di svolgere il funerale con la maggior brevità possibile. Non solo, alcuni fra loro ci hanno parlato di una crisi del rito funebre.
Data la crisi del rito cattolico che vari studiosi hanno approfondito, sono le istituzioni che dovrebbero proporre una cerimonia funebre?
"Le istituzioni non devono imporre un rito, ma creare gli spazi, i tempi ed i modi perché i cittadini, chiamati a dare l'addio ai loro cari, si sentano anche parte di un contesto civile".
Anche le vostre ricerche testimoniano dunque una crisi del rito funebre?
"Definirei una situazione di 'passaggio' quella degli uomini del nostro tempo che sovente hanno perso i legami con la tradizione, ma esprimono una nuova tendenza nel commemorare i defunti: la personalizzazione del rito. Si parla nei moderni riti del defunto, si ricordano la sua vita, i suoi affetti, le sue preferenze, il segno da lui lasciato su questa terra. Il cuore e la mente sono i luoghi eletti dagli uomini del 2000, i luoghi della memoria, si interrompe una consolidata tradizione di visite ai cimiteri e si decreta il tramonto delle necropoli giardino".
Lei considera rito tutte le cerimonie di commiato; anche il gesto di un familiare che disperde le ceneri può essere considerato tale?
"In realtà sarebbe errato stabilire una gerarchia fra riti funebri; tutti i riti nascono per rispondere a determinate esigenze in un certo periodo storico. I riti tuttavia permettono alle persone in lutto di esprimere in modo solenne il dolore, l'impotenza di fronte al mistero della morte; permettono di far percepire ai sopravvissuti che la solidarietà espressa nella condivisione del dolore alimenta la continuazione della vita e consente di riconoscere e accettare l'accaduto. Credo dunque che fra le numerose cerimonie si consolideranno sicuramente soltanto quelle che riusciranno ad assolvere la funzione culturale e sociale".
Chi sono o dovrebbero essere i soggetti deputati a strutturare questi nuovi riti "laici"?
"Attualmente, in Europa, sono professionisti laici o impresari di onoranze funebri. In un nostro convegno dello scorso dicembre, 'Il filo interrotto. Elaborazione e gestione del lutto nella società contemporanea abbiamo evidenziato una delle nostre priorità: quella della formazione professionale, prevista nello statuto stesso della Fondazione. Dal prossimo autunno proporremo agli operatori funerari e sanitari corsi di formazione sui temi della morte e del lutto. Il fine è quello di migliorare i vissuti e le motivazioni degli operatori funerari, ed inoltre di formare dei cerimonieri che si incarichino della organizzazione del funerale laico."
In questa intervista non abbiamo volutamente parlato di cremazione, che è argomento di centrale interesse per la FABRETTI. I numerosi studi, pubblicazioni e ricerche che la Fondazione ha al suo attivo non ci lasciano altra possibilità che affrontare l'argomento in maniera completa ed esclusiva in uno dei prossimi numeri del giornale.
Il loro archivio raccoglie, unico in Italia, tutto ciò che è stato scritto sulla cremazione; hanno una biblioteca di 1500 testi con un unico soggetto: la morte; hanno studiato le trasformazioni dei riti funebri e del lutto; oggi propongono anche corsi di formazione per operatori funerari e sanitari
LA FONDAZIONE FABRETTI La FONDAZIONE FABRETTI ha sede a Torino. È nata nel 1999 dalla trasformazione del Centro Studi Ariodante Fabretti con l'obiettivo di costituire un punto di riferimento scientifico per tutti coloro che studiano la morte nelle diverse discipline.
Il padre della Fondazione è il Presidente della So.crem di Torino, Luciano Scagliarini; i soci fondatori sono ora, oltre alla Società per la Cremazione, il Comune, la Provincia, l'Università di Torino. È in corso una pratica per l'adesione della Regione Piemonte.
Il professor Giovanni De Luna, direttore scientifico della Fondazione, diede il via, nel 1992, ad un ampio lavoro di ricerca di documenti in tutto il territorio nazionale sul tema della cremazione. I documenti conservati negli archivi comunali, negli archivi di Stato, negli archivi delle So.crem ed in quelli Vaticani confluirono in originale o in copia all'archivio Fabretti che ora è il più completo in Italia.
Dopo la raccolta inevitabilmente iniziò lo studio dei documenti ed il risultato furono i primi due libri della collana Fabretti (Scriptorium - Paravia) che uscirono nel giugno 1998 sulla storia della cremazione in Italia ed a Torino. Una anno dopo era pronto il terzo volume della collana, uno studio sulla vasta letteratura funeraria francese di fine Settecento e di documenti inediti, in particolare di un fondo manoscritto conservato a Parigi, intitolato Prix sur les sépultures, un concorso su funerali e cimiteri indetto nel 1800 all'Institut de France.
Nel 2001 la storia della cremazione è stata completata con un nuovo volume ed estesa agli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale. L'archivio crebbe negli anni parallelamente alla biblioteca specializzata che ora conserva 500 volumi sulla cremazione e 700 sulla morte.
LE INIZIATIVE DELLA FONDAZIONE Lo statuto della Fondazione prevede che ogni due anni vengano organizzati un convegno ed un concorso per giovani laureati o dottori di ricerca.
Un primo convegno internazionale sui riti funebri si è tenuto a Torino nel 1999 ed era intitolato: "La scena degli addii. Morte e riti funebri nella società occidentale contemporanea". Un secondo convegno nel 2000: "Il filo interrotto. Elaborazione e gestione del lutto nella società contemporanea".
Una giornata di studi sul lutto nella società occidentale contemporanea, organizzato in collaborazione con l'Istituto di Tanatologia e Medicina psicologica diretto dal Prof. Francesco Campione, è stata l'occasione per individuare i problemi che investono con frequenza i lavoratori che operano a contatto quotidiano con la morte ed il lutto, al fine di mettere a punto il programma dei corsi di formazione che la Fondazione progetta per il settembre 2001.
Per il settembre 2001 all'Archivio di Stato di Torino è in programma un convegno dal titolo "La morte e l'Utopia: temi e problemi" in collaborazione con il Centro Interdipartimentale di Studi sull'Utopia dell'Università di Bologna, diretto da Vita Fortunati.
Quattro conferenze per personale medico sono in programma a Torino, all'Ospedale San Giovanni Vecchio, rispettivamente il 5 e il 26 ottobre dal titolo "La vita, la morte e il morire nel pensiero medico dell'età contemporanea" (relatore Prof. Giorgio Cosmacini), "Sul corpo: strategie di immortalità" (relatore Prof. Alfredo Milanaccio); il 9 e il 23 novembre dal titolo "Ideologia della morte e relazioni tra vivi e morti: il ruolo della dimensione culturale nella formazione dei medici" (relatore Prof. Roberto Beneduce), " Il processo del morire e la morte: l'esperienza emotiva del malato e del curante" (relatore dottoressa Elena Longo).
Per l'autunno del 2001 sono in programma corsi di formazione per operatori funerari e sanitari e per cerimonieri. I corsi prevedono una parte teorica che si propone di rivalutare il significato culturale del lavoro degli impresari di onoranze; una parte di training psicologico con lo scopo di fornire gli strumenti personali per la gestione del lutto altrui e di accrescere l'autostima e la consapevolezza degli operatori nei confronti del proprio lavoro.
La Fondazione si ripropone di realizzare al più presto seminari e conferenze in ambito universitario al fine di aiutare le nuove generazioni al superamento dei tabù che esistono quando si parla di morte.
LE PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE ARIODANTE FABRETTI • Fulvio Conti, Anna Maria Isastia, Fiorenza Tarozzi, La morte laica. Vol I, Storia della Cremazione in Italia (1880-1920)
• Augusto Comba, Serenella Nonnis Vigilante, Emma Mana, La morte laica. Vol II, Storia della cremazione a Torino (1880-1920)
• Marina Sozzi, Charles Porset, Il Sonno e la memoria, Idee della morte e politiche funerarie durante la Rivoluzione Francese (Scriptorium-Paravia 1999)
• Gli atti di un convegno a cura di M. Tartari, La terra e il fuoco. I riti funebri tra conservazione e distruzione, Roma Meltemi 1996
• La traduzione a cura di Giuliana Fubini del saggio dell'antropologo e teologo inglese Douglas J. Davies, Death, Ritual, Belief, Cassel 1997 (Morte, riti, credenze) Scriptorium-Paravia
In fase di pubblicazione:
• Gli atti del convegno La scena degli addii. Morte e riti funebri nella società occidentale contemporanea (a cura di Marina Sozzi)
• Marcella Filippa, La morte contesa. Cremazione e riti funebri nell'Italia fascista.
FONDAZIONE ARIODANTE FABRETTI:
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Marina Piantoni