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API, VINO E GALLINE A LUTTO

In molti Paesi europei il cordoglio per la perdita di un familiare veniva esteso agli animali domestici, agli oggetti, alle piante. I segni di lutto applicati a cose, capi di bestiame, porte o vasi di fiori erano un modo per esprimere maggiormente il dolore per la morte di un membro della comunità

Mobili e finestre dipinte di nero, cani e cavalli segnati dal lutto.

L'usanza di estendere il dolore per la morte di un congiunto ad oggetti ed animali è stata particolarmente diffusa, ancora agli inizi del secolo, tra le civiltà contadine e pastorali. Un modo per rafforzare l'afflizione della famiglia e per far "partecipare" al triste momento del distacco anche i beni e le bestiole del defunto.

In alcuni paesi si applicava una fascia nera sulla spalliera del letto in cui la persona era morta. Una tradizione piuttosto diffusa era anche quella di listare a nero la porta della casa colpita dalla disgrazia: questa fascia nera veniva lasciata fino a quando il tempo e le intemperie non l'avessero logorata del tutto.

Nelle diverse località, in Italia e nel resto d'Europa, molte sono state le manifestazioni del lutto applicate agli animali domestici, a quelli della stalla e del cortile, che venivano considerati parte della famiglia e, per questo, dovevano unirsi al cordoglio con caratteristici segni esteriori.

CANI E PECORE, MUCCHE E MULI.
In Basilicata, soprattutto nelle zone di Latronico e Miglionico, si usava mettere il nastro nero ai muli e ai cavalli appartenenti alla famiglia del defunto.

In Calabria, nella zona di Siderno, veniva sostituita la striscia rossa che sosteneva la campanella delle pecore e dei buoi con una di colore nero, che si lasciava per trenta giorni o per un anno. A Bagnara Calabra, quando moriva il padrone cacciatore, si metteva un fazzoletto nero intorno al collo del cane.

Stesse abitudini anche in Sicilia, dove si attaccavano nastri e corde nere agli animali da soma. A Ucriva, in provincia di Messina, si mettevano strisce di stoffa nera ai gatti, ai cani, agli asini e alle zampe delle galline. Alcune particolari usanze sono state segnalate anche in Sardegna: nella zona della Gallura si toglieva il collare al cane e veniva eliminato il battaglio dal campanello che pendeva al collo delle capre, pecore o mucche che guidavano la mandria. Se il morto era un contadino, si poneva il fazzoletto nero alle corna delle mucche.

Simili tradizioni esistevano anche in diverse zone d'Europa. In Alta Savoia il lutto si applicava alle stalle ed alle scuderie. In alcune zone della Francia settentrionale bisognava avvertire i cavalli del decesso del loro padrone; in altre, si mettevano in fila tutti gli animali dinanzi alla casa al momento della partenza del defunto per il cimitero. Anche nelle Fiandre il lutto veniva esteso a tutti gli animali e si circondava con un panno la gabbia degli uccelli. Nel Tars, a cani e gatti si toglievano le campanelle che venivano sostituite con una striscia nera. A Nantes, ci si affrettava a coprire le gabbie degli uccelli, altrimenti gli animali sarebbero morti.

IL SINGOLARE TRATTAMENTO DELLE API.
In molte culture europee, le api hanno avuto un particolare rilievo nelle usanze funebri. Soprattutto in Francia ed in Spagna questi insetti erano circondati di un valore quasi sacrale.

Sacri erano pure il miele e la cera: è da questa concezione che deriva l'uso funebre della candele di cera.

Tutte le tradizioni tramandate nei diversi Paesi hanno sottolineato un particolare rapporto uomo/ape, caratterizzato da comportamenti molto familiari. Con le api il padrone passava parecchio tempo e parlava, soprattutto quando puliva l'arnia o raccoglieva il miele. Visto che il legame era piuttosto profondo, le api dovevano partecipare alla morte di chi si occupava di loro. C

osì venivano "avvertite" dell'evento da un membro della famiglia, che batteva dei colpi sull'arnia per risvegliare gli insetti: se non si procedeva a questo rituale, si credeva che sarebbero morti con il loro padrone.

In alcune località, si era anche soliti annunziare la morte del padrone fissando un fiocco nero sull'alveare, altrimenti le api sarebbero sciamate.

In Francia si segnalava il lutto applicando una striscia di stoffa nera all'alveare, una di colore rosso nel caso di morte di una ragazza di famiglia. In alcuni villaggi della Normandia, il vicino più prossimo andava ad avvertire le api della morte del padrone, affinché producessero più cera per le candele da mettere in chiesa per il defunto.

In Lorena, si poneva una piccola croce di cera benedetta su ogni alveare. In altre regioni francesi, al momento di mettere il lutto alle api, si aveva cura di avvertirle battendo tre colpi con un dito o con una bacchetta sull'arnia. In alcune zone, si seppelliva un abito del defunto davanti all'arnia, affinché le api lo credessero ancora vivo.

In Spagna, soprattutto nei Paesi Baschi, le famiglie proprietarie di alveari comunicavano agli insetti la morte perché producessero una quantità di cera maggiore. Anche in Svizzera, in Inghilterra e Germania vi erano analoghe usanze.

In Inghilterra, ancora nel secolo scorso, quando moriva qualche membro della famiglia si dava la partecipazione alle api e le loro arnie venivano addobbate a lutto. Una cerimonia indispensabile per evitare che sciamassero verso nuove case.

In Germania, poi, c'erano particolari credenze sulle api: se uno sciame si formava su un ramo secco nel giardino, significava morte in casa, se volava via e non ritornava entro il terzo giorno voleva dire morte dei bambini della casa. Quando le api erano inquiete e ronzavano fortemente, predicevano la morte dell'apicoltore. Così, se si sognavano le api sciamare, ci poteva essere una morte in famiglia o una prossima disgrazia. Anche nei paesi germanici, la morte del padrone veniva annunciata con tre colpi sull'alveare. Oppure gli alveari venivano scossi o rimossi dal luogo o, ancora, si soffiava tre volte sul foro d'apertura. Altrimenti si riteneva che le api soffrissero, morissero o sopraggiungesse una disgrazia. In alcune località, gli alveari venivano avvolti in un panno nero: in mancanza si sarebbe verificata la nascita di un bambino sordomuto.

PIANTE E FIORI.
Soprattutto in Francia, gli alberi e le piante venivano considerate come membri della famiglia e diventavano oggetto di attenzioni che presupponevano una loro sensibilità. In alcune regioni settentrionali, si metteva una fascia ai vasi dei fiori e una ai rami degli arbusti. Altrove si tracciava una croce di calce su tutti gli alberi da frutta per preservarli dalla morte. In molte località attorno alla catena dei monti Vosgi si partecipava al lauro del giardino la morte del padrone, sussurrandogli l'annuncio e scotendolo leggermente, per evitargli di seccare. In altre zone francesi si avvertiva l'intero giardino, tagliando tutti i fiori dopo la morte. In Alsazia bisognava rimuovere la terra dei vasi di fiori, altrimenti era vicina la morte di tutti gli altri abitanti della casa.

IL VINO.
Davvero singolare è la tradizione del lutto esteso al vino. E' stata tramandata nei paesi nordici: in varie località, se alla morte di una persona c'era del vino nella cantina, qualcuno scendeva per spillare tre sorsi da ogni botte, come se si volesse avvisare i barili che avevano perso un buon intenditore. C'era anche un'altra usanza: quella di avvertire il vino della morte del padrone con tre colpi battuti ad ogni botte. Per evitare che inacidisse.
 
Gianna Boetti

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