- n. 9 - Settembre 2009
- Cimiteri d'Italia
Un nuovo cimitero parco
L'ampliamento del cimitero di Felino
Il progetto per l’ampliamento del Cimitero di Felino, comune di circa 8.000 abitanti al piede delle prime pendici collinari della provincia di Parma, rimanda ad uno studio di fattibilità svolto dal Dipartimento di Progettazione del Politecnico di Milano su commessa dell’Amministrazione Comunale della località emiliana. La ricerca è stata condotta dal Prof. Arch. Pellegrino Bonaretti, responsabile scientifico, e dagli architetti Luca Boccacci e Stefano Cusatelli. Sulla base dei presupposti generali delineati in quello studio, il Comune di Felino ha successivamente proceduto all’elaborazione del progetto definitivo del primo stralcio di attuazione a cura dell’Ufficio Tecnico Comunale (architetti Amedeo Aristei e Lorenzo Gherri) avvalendosi del supporto progettuale degli architetti Pellegrino Bonaretti e Luca Boccacci, con la collaborazione dell’arch. Dorotea Avalli, nonché dell’arch. Sandra Losi per gli specifici aspetti paesaggistici.
LA MORTE FRA SENTIMENTO PRIVATO E RITUALITA' COLLETTIVA
Nei prossimi scenari della ritualità della morte conseguenti alle trasformazioni culturali in atto, già in parte recepite dal nuovo quadro normativo, potrebbe figurare l’estinguersi del monopolio pubblico della morte, subentrato a quello secolare della chiesa con l’Editto napoleonico di Saint-Cloud. Ammettendo anche nuovi operatori economici nella conservazione della memoria dei defunti, si apre infatti la possibilità di una gestione privatistica di quello che nella tradizione culturale italiana ed europea ha sempre rappresentato un momento eminentemente collettivo, capace di conferire significato civile ad ogni destino individuale. Non a caso il cimitero come luogo della memoria è storicamente uno degli elementi costitutivi del paesaggio europeo, mentre nel delineato mutamento di prospettiva i “luoghi della morte” rischierebbero di essere progressivamente confinati nella sfera privata-individuale. Di fronte a fenomeni così complessi, le voci più consapevoli del dibattito in corso mettono in guardia dal possibile venir meno di una componente fondamentale dell’identità culturale. Le posizioni prevalenti, riscontrando una fase di evoluzione culturale ineludibile, tendono comunque a ritenere irrinunciabile il valore collettivo della ritualità dei defunti e ad auspicarne, anzi, la progressiva compresenza e integrazione nell’articolazione dei luoghi urbani.
LA DEFINIZIONE TIPOLOGICA: UN CIMITERO-PARCO
Assumendo problematicamente la dinamica di tali scenari, l’idea progettuale muove da due principi fondamentali:
• l’ampliamento del cimitero non come calco tipologico di quello esistente, ma come nucleo autonomamente caratterizzato e pienamente riconoscibile, capace, in forza della sua identità, di attivare una valorizzazione reciproca fra nuovo e vecchio impianto;
• l’intento di superare la separazione instauratasi storicamente fra le “due città”, quella dei morti e quella dei vivi, per dare luogo a una struttura cimiteriale progressivamente integrata, tanto nell’uso quanto nella qualificazione del paesaggio, con il più generale insediamento di Felino e delle sue prossime frazioni. In particolare, il nuovo cimitero è stato immaginato come possibile fattore di connessione, tramite percorsi pedonali e ciclabili attrezzati a verde, con l’ampio parco previsto dagli strumenti urbanistici subito ad est del cimitero esistente e contiguo alla ormai cospicua frazione di San Michele Tiorre.
Il camposanto esistente, rappresentativo della concezione della “città dei morti” come “città ideale”, consolidatasi storicamente nel recinto otto-novecentesco della tradizione tipologica italiana, è collegato sul lato ovest con il nuovo cimitero-parco. Lungi dal proporsi come trapianto di modelli nordeuropei, l’adozione di tale tipologia intende radicare l’identità italiana del tipo cimiteriale nei peculiari caratteri del contesto ed esprimere pienamente le potenzialità del luogo, salvaguardando allo stesso tempo lo storico manufatto esistente.
Il nuovo cimitero adotta il criterio guida dell’adattamento all’orografia del terreno. Limitati interventi di scavo e riporto di terra lungo la linea mediana dell’andamento delle curve di livello lo configurano come un campo di terrazzamenti. Questo determina la disposizione dei campi di inumazione e le condizioni per i manufatti fuori terra. I rialzi gradonati di m. 0,80, delimitati e identificati da filari continui di siepi, caratterizzano il nuovo cimitero come giardino terrazzato, ottenuto tramite sei costanti salti di quota fra la strada pedemontana e la curva di livello conclusiva.
Movendo dal lato ovest del muro perimetrale del cimitero esistente, un percorso in rampa inclinata (con pendenza di circa il sei per cento) si dispone diagonalmente rispetto ai terrazzamenti al fine di raccordarne i dislivelli nel modo più agevole e in continuità di progressione. Da un dispositivo funzionale si origina un elemento tipologico fondamentale: il percorso-sequenza, scandito, sul lato sud, dalle cappelle di famiglia disposte sui primi tre terrazzamenti e, sul lato nord, da piantumazioni arboree che ne ritmano lo sviluppo rendendolo visibile anche a distanza. Percorso e cappelle costituiscono una indissociabile unità tipologica, fondante l’idea del nuovo cimitero ed evocativa dell’archetipo rituale e comportamentale delle “vie sacre”, storicamente ricorrente ogni volta che l’ordinamento di un potente “deposito di memoria” è pervenuto a riconfigurare il paesaggio stesso (per l’antichità si pensi alle città santuario elleniche, Delfi su tutte, con la “via sacra” scandita dai thesauros delle singole città stato; o, per il mondo romano, alla Via Appia antica, con in fregio i sepolcri monumentali; in tempi più vicini, valga l’adozione diretta di tale archetipo nella monumentalizzazione della “via eroica” del Cimitero Monumentale degli Italiani di Bassano del Grappa di Giovanni Greppi e Giannino Castiglioni, 1935).
Il percorso raggiunge una terrazza (quota + 182,20) delimitata dall’emiciclo degli ossari. Esso definisce una piazza circolare aperta verso valle e, sul fronte sud, raccoglie gli ossari assumendo un andamento poligonale. Il percorso in rampa inclinata prosegue lungo l’emiciclo e, tramite un ulteriore segmento ad andamento curvilineo, arriva all’ultimo terrazzamento a quota + 183,80. Su questo si dispone la galleria dei colombari, addossata al muro di recinzione meridionale e fronteggiata dalle esedre dei cinerari-ossari. Volgendo verso il bordo orientale, il percorso giunge a un’area delimitata da alberature disposte circolarmente: è il giardino delle rimembranze, per la dispersione delle ceneri prevista nelle nuove forme di ritualità connesse alla cremazione. Il muro meridionale del giardino delle rimembranze, protetto da una leggera copertura metallica, identifica il museo lapidario, destinato ad accogliere le lapidi storiche del cimitero e a costituire, pertanto, il deposito della memoria del cimitero medesimo.
In tal modo, gli ultimi tre terrazzamenti, con i tratti finali del percorso e i manufatti descritti, concludono ed esplicitano la configurazione a commisurata acropoli con cui il nuovo cimitero si propone nei confronti del paesaggio.
Subito dopo l’ingresso dal cimitero esistente si trova il fabbricato di servizio, contenente uffici, servizi igienici per il pubblico e il personale, magazzini, depositi. Esso è costituito da un manufatto lineare, ad andamento a spezzata sul lato orientale, contenuto fra il dislivello della quota di accesso e quella del terrazzamento superiore, in modo da apparire parzialmente affondato nel terreno per fuoriuscirne, progressivamente, fino alla testata nord tutta fuori terra. Concepito come una sorta di presenza tellurica, sostruzione più che edificio vero e proprio, il corpo servizi intende evocare il senso di una presenza archeologica. La praticabilità della sua copertura, senza soluzione di continuità con la terrazza conclusiva e rafforzata dall’omogeneità di pavimentazione, conclude la circolarità del percorso, che, tramite la scalinata di testata, riconduce al punto di partenza.
VECCHIO E NUOVO
Il carattere di costruzione muraria dell’impianto esistente, identificato nel recinto più antico costruito in sasso listato con mattoni a vista, è stato assunto come principio comune fra nuovo e vecchio, capace di porre in dialogo le due parti e di orientare le scelte dei materiali. Tutti i manufatti del nuovo cimitero sono in mattoni faccia a vista, le lapidi dei colombari e degli ossari sono in pietra chiara, i manti di copertura in rame ossidato. Le pavimentazioni dei percorsi sono in stabilizzato naturale premiscelato colore grigio-ocra. L’omogeneità dei materiali intende sottolineare l’unitarietà dell’insieme esaltandone il carattere di monodia, una sorta di “canto gregoriano” modulato dalle tipologie e dalle figurazioni dei diversi corpi piuttosto che dallo stacco timbrico di elementi solisti. In coerenza con l’idea del cimitero come giardino terrazzato, la gamma ristretta di materiali intensifica l’interazione fra manufatti edilizi ed elementi di natura, trattati come metaforici fatti architettonici (siepi come muri, alberature fastigiate come colonne o plasmate in forme primarie quali coni o sfere), alla stregua della loro programmatica trasfigurazione in “artificio” nella tradizione del giardino all’italiana.
Pellegrino Bonaretti e Luca Boccacci