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Un'altra storia di successo al femminile

Intervista a Paola Ramella a capo della più antica ed importante impresa funebre dal capoluogo piemontese.

È Paola Ramella, responsabile della storica Impresa C.F. Genta 1848 srl di Torino, la protagonista dell’intervista di questo numero della rubrica dedicata all’esplorazione dell’imprenditoria femminile nel settore funerario.

Siamo curiosi di conoscere la sua storia.
Sono pervenuta a questa attività in modo, per così dire, "naturale” - racconta la signora Paola – quando, ancora studentessa, mi sono trovata ad apprendere i primi rudimenti in quella che era l’azienda di famiglia, gestita da mio padre Carlo. Praticamente la storia di un ‘destino segnato’ al quale non ho mai pensato di sottrarmi se non altro per l’affetto e la stima profondi che mi legavano a lui. Al termine del mio percorso scolastico, in linea con il mio indirizzo di studi, sono entrata a far parte dell’Azienda in modo stabile, in qualità di contabile. Lo stesso iter è stato seguito da mio fratello Fabio, poco più giovane di me, che ha assunto un ruolo nella parte organizzativa.
Per una ragazza agli albori della vita professionale, lavorare in un’impresa di pompe funebri non è stato facile da accettare; tuttavia, col tempo, ho iniziato ad apprezzare l’aspetto umano e spirituale di questo lavoro, tanto che dopo una decina d’anni mi sono sentita pronta ad entrare nella parte più grave e difficile, ma anche più umana, di questa attività: l’organizzazione del rito di ‘estremo saluto’ in tutti i suoi aspetti, incluso il delicatissimo rapporto con le famiglie, che porta a misurarsi con lo smarrimento, la disperazione e il dolore altrui.
Dopo la scomparsa di mio padre nel 1999 e la scelta di mio fratello, nel 2008, di lasciare l’attività, mi sono trovata a ricoprire la carica di Responsabile Direzionale dell’Azienda, coadiuvata da mio marito, Pier Carlo Mattrel.
Genta 1848 è una delle più antiche imprese di onoranze funebri d’Italia, la prima di Torino, una lunga storia divenuta parte stessa della città.
Come si può facilmente intuire dalla nostra ragione sociale, l’Impresa Genta è stata fondata nel 1848, durante la Prima Guerra d’Indipendenza Italiana, frutto dell’intuizione di un falegname di paese - il Sig. Genta, appunto - il quale, avendo viaggiato nel Regno Unito, aveva avuto modo di apprezzare la struttura dell’organizzazione funeraria, all’epoca decisamente all’avanguardia. Pensi che in quei tempi a Torino il trasporto dei defunti era affidato, per conto del Comune, ad un’impresa di pulizie che aveva l’incarico di tradurli al Cimitero Generale. La costituzione di Genta ha segnato un cambiamento di rotta importante verso la modernità, promuovendo una forma di commiato privata, rispettosa del defunto e della sua famiglia. Sino al 1919, quando nacquero sulla piazza altre imprese, Genta fu il simbolo delle Pompe Funebri per eccellenza, tanto che i torinesi solevano scherzosamente dire “A l’è fase ‘l paltò ‘d Genta” (si è fatto il cappotto di Genta, ovvero la bara) a significare che la persona in oggetto ...era passata a miglior vita!
Dopo la scomparsa di Carlo Felice Genta, l’Impresa passò in mano al figlio, poi ad altri titolari, sino a quando, nel 1997, fu acquisita da Carlo Ramella, già titolare di  altre imprese funebri sulla piazza di Torino. Dal 2012 è annoverata nel Registro delle Imprese Storiche Italiane presso la Camera di Commercio. 
Oltre che la più antica, Genta 1848 è anche la più illustre della città, conosciuta per aver organizzato le esequie di tanti personaggi noti a cominciare dai membri di casa Savoia e della famiglia Agnelli.
 Abbiamo avuto l’onore di servire tutte le più rappresentative e storiche famiglie torinesi e piemontesi come quelle da lei citate, ma per dovere di riservatezza preferisco non riferire altri nomi. Ci tengo invece a far sapere che siamo l’Impresa di riferimento della Comunità Ebraica, la quale si affida, per tradizione, unicamente alla nostra agenzia.
Un’Impresa importante come la vostra significa tanta responsabilità e una professionalità di alto livello. Com’è stato il suo ingresso come titolare e, nel caso specifico, come donna?
All’inizio ho studiato con attenzione ogni dettaglio al fine di migliorarne la qualità, guidata dall’esperienza, dalla sensibilità personale e, soprattutto, dall’amore che mi lega indissolubilmente al mio lavoro. Ho innanzitutto cercato di individuare e di valorizzare le competenze e le capacità di ogni componente del mio staff. Credo sia la prima cosa che ogni datore di lavoro dovrebbe fare per poter contare su una squadra motivata ed unita; oggi ho dieci dipendenti che operano in un clima sereno ed amichevole.
Se ho dato un’impronta femminile, è stata sicuramente nella scelta dei dettagli estetici e stilistici, nonché nella qualità del servizio. L’essere donna, secondo me, è un valore aggiunto per sensibilità, intuizione, ma anche per forza e spirito di sacrificio. Mi viene riconosciuta una particolare predisposizione per il rapporto umano, la capacità, utile e preziosa, di entrare in empatia con le persone, con le loro storie, le loro necessità  non solo materiali.
La storia di una strada in discesa, la sua…
Beh non direi proprio! Ci sono stati momenti critici. Negli anni ‘90 erano pochissime le donne ad operare in questo settore, ed io ero giovanissima. Ricordo la diffidenza, gli sguardi perplessi, quando non decisamente freddi, dei parenti. Ma al termine del servizio, immancabilmente ora come allora, ricevo i complimenti per la mia professionalità e il mio savoir-faire! Come accennavo, la Comunità Ebraica da sei generazioni si rivolge all’Impresa Genta. Non le dico quanto tempo c’è voluto affinché fossi accettata: dovevo sempre mandare un uomo. Oggi il Rabbino finalmente mi rispetta e mi stima tantissimo.
Amo il mio lavoro, non potrei concepirne un altro. Sento una profonda empatia nei confronti della sofferenza umana. Sostenuta dalla spiritualità e dal dono della fede, provo gioia nel sentirmi utile e nel dare conforto. Certamente è un lavoro di sacrificio, che non conosce orari, che tuttavia non mi ha impedito di avere una famiglia e molti amici, privilegiando la qualità del tempo alla quantità. Di tutto questo, e dei miei risultati, sono profondamente grata”.
 
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