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Oltre la Via Lattea

La morte per i popoli nativi del Nord America: il rapporto con l'aldilĂ  attraverso gli spiriti custodi, il cammino del sole e i sentieri delle stelle.

Li chiamiamo comunemente Indiani, anche se il nome è quanto mai inappropriato, dovuto ad un errore di calcolo di Cristoforo Colombo che sbarcando sulle coste americane era convinto di essere giunto nella penisola indiana. Stiamo parlando della popolazione autoctona del continente nord-americano, che prima dell’arrivo degli Europei era presente dall’estremo Nord dell’Alaska fino ai deserti dell’Arizona. Popoli dal tenore di vita semplice ma profondo, a stretto contatto con la natura.

Dal punto di vista culturale, il mondo degli Indiani del Nord America è molto complesso. Le loro credenze sono legate ad una visione dell’aldilà che unisce profondamente gli  uomini, gli spiriti e gli animali. Essi, infatti, comunicano con l’aldilà attraverso uno spirito custode o spirito guida che appare sotto forma di animale. Per cui il rapporto con la natura è importante e lo è ancora di più il rispetto dell’animale. Gli spiriti guida si mostrano agli uomini sotto forma di forze soprannaturali ed assumono nomi diversi in relazione alla popolazione che li venera. La comunicazione non è diretta con l’uomo comune, ma ha bisogno di essere mediata da uno sciamano che possiede anche la facoltà di interagire con i defunti.

I defunti possono vivere nella quiete dell’aldilà, in luoghi caratterizzati da terre fertili e dall’abbondanza, oppure vagare erranti senza pace perché la propria comunità non gli ha celebrato un rito funebre adeguato. Da qui nasce una forte dualità tra spiriti buoni e spiriti cattivi che si ritrova in quasi tutte le culture indigene.

Gli Indiani del Nord America, si dividono quattro tribù principali (che a loro volta si suddividono in molte altre) che spesso condividono elementi comuni legati alla concezione del ciclo di vita. Negli Stati Uniti, vivono i Sioux Lakota i Pawnee e gli Hopi, mentre il Canada è la terra degli Ojibwa.

I Sioux Lakota fino alla fine del XIX secolo sono stati nomadi, guerrieri e cacciatori di bisonti. La loro visione della vita dopo la morte è scandita da tutta una serie di ritualità che hanno radici in un passato molto lontano. Le celebrazioni sono un momento di grande unione di tutta la comunità e sono legate al concetto di passaggio e rinnovamento come avviene ad esempio con la danza del sole oppure la festa di Wokiksuye Wohanpi con la quale si salutano le anime prima della loro dipartita verso il regno dei morti. I luoghi dell’oltretomba sono strettamente legati all’unione che questi popoli hanno con la natura; sono paesaggi selvaggi e ricchi in cui si arriva percorrendo la Via Lattea, o strada fantasma, che è la strada rivolta verso sud.

Il popolo dei Pawnee è nemico storico dei Sioux. Oggi la ritualità funebre delle origini è stata assimilata alla religione cristiana fino a perdersi quasi completamente. In passato, come per altre etnie indiane, il regno dell’aldilà era legato al cielo notturno in cui le stelle erano le anime dei defunti. Anche per questi popoli la Via Lattea conduceva al regno dei morti. Molto importante era la stella del mattino venerata come una vera e propria divinità, di genere femminile a cui, secondo un rituale antichissimo, veniva di tanto in tanto sacrificata una giovane prigioniera la cui anima, come narra la leggenda, serviva per assicurare fertilità ed abbondanza a tutta la comunità.

Anche il popolo degli Hopi, nel corso della sua storia, ha subìto un processo di cristianizzazione forzata. Questo popolo, al contrario dei Pawnee, è però rimasto molto radicato alle proprie origini che si sono sempre basate sul culto degli antenati. Tutt’ora la morte è un avvenimento molto sentito, e quando qualcuno muore bisogna compiere un rito affinché l’anima possa lasciare il villaggio in armonia con il cosmo. Il defunto viene coperto in volto da una maschera di cotone, avvolto in una coperta e sotterrato con la testa rivolta ad ovest. Per gli Hopi la morte è rigenerazione ed il defunto morendo, torna ad essere parte integrante del ciclo di vita dell’universo. La loro visione della fine quindi, non si basa su un’interruzione netta del ciclo di vita ma sull’idea del cambiamento continuo attraverso il quale vi è una rinascita sotto altre forme. I riti avvengono spesso in luoghi chiamati Kiva, santuari a pianta circolare e sotterranei in cui si accede scendendo da scale che si aprono dal tetto. La forma circolare sta ad indicare un luogo caratterizzato da una fortissima sacralità e ricorda le case dei popoli Anasazi, ovvero gli antenati da cui è nata la tribù. La sacralità di questi posti detta la regola per cui le donne, secondo la tradizione non possono accedervi e devono compiere il rito in un luogo separato. Non a caso il luogo della cerimonia funebre e religiosa è sotterraneo: gli Hopi hanno un rapporto interessante con il mondo sotterraneo legato alla visione dell’aldilà che secondo l’idea popolare è diviso in sette universi a cui possono accedere solo i defunti.

Gli indiani Ojibwa sono invece collocati principalmente in Canada. Questo popolo è molto legato al Totem che nella lingua d’origine indica un clan associato ad un animale. Anche qui si evince il grande e profondo rapporto con gli animali in tutte le loro forme. Gli Ojibwa formano il più grande insieme di tribù del Nord del continente americano e sono comunemente conosciuti anche come Chippewa. La loro ritualità in passato si basava principalmente sulle pratiche sciamaniche e magiche che consistevano nell'entrare in relazione con l’aldilà. Nel clan lo sciamano aveva proprio il compito di mediatore tra il mondo terreno e quello ultraterreno e, ad esempio, in caso di malattia poteva mettersi in contatto con gli spiriti degli antenati per capire quale mancanza avesse compiuto la persona malata. La morte per questi popoli restava comunque un fatto normale ed ordinario da accettare con grande serenità perché elemento proprio del ciclo della vita. I rituali erano quasi sempre accompagnati dalle danze sacre che avevano lo scopo di ottenere una salvezza spirituale.

Nonostante la loro visione affascinante del mondo degli spiriti, gli indiani del Nordamerica sono stati cristianizzati dai popoli bianchi e hanno perso la parte più profonda della loro cultura.
Guardando il cielo a notte fonda però, non si può far a meno di notare la Via Lattea e immaginare il villaggio degli spettri. La leggenda narra che alla fine della via ci sia una vecchietta che ha il compito di elencare vizi e virtù degli uomini nella loro vita terrena. Solo i buoni di spirito proseguiranno verso la quiete, i cattivi invece saranno rimandati sulla terra sotto forma di ombre tristi.
 
Miranda Nera


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