- n. 8 - Settembre 2001
- Legale, fiscale
Affari di famiglia
SE TUTTI SONO D'ACCORDO SI RISTRUTTURA
La tomba di famiglia dà origine a una particolare forma di comunione. Così, se vengono decisi lavori di ristrutturazione della cappella interna, che prevedono la traslazione di salme, tutti i parenti devono essere d'accordo. IL CASO
Per colpa della tomba di famiglia, i parenti si sono messi a litigare. E, agguerriti, sono arrivati in tribunale. È accaduto qualche tempo fa a Catania e la decisione del giudice è piuttosto recente. Causa del conflitto, la ristrutturazione della cappella, che una parte di loro non voleva, visto che comportava stravolgimenti nell'ordine di sistemazione delle salme. Così ha fatto causa, chiedendo al magistrato di vietare quell'opera, proprio perché comportava la traslazione dei cadaveri. Fatto che, a loro parere, violava il naturale rispetto dovuto alle spoglie.
Il giudice ha dato ragione a chi non voleva quei lavori, anche se era la minoranza, affermando che
"quando si tratta di ristrutturazioni che comportano lo stravolgimento dell'ordine di sistemazione delle salme e l'inevitabile traslazione di alcune di esse, devono essere d'accordo tutti i congiunti dei defunti interessati alla traslazione. La maggioranza non basta".
La sentenza è interessante, soprattutto perché ha ribadito alcuni concetti fondamentali sull'argomento. Per prima cosa, ha ricordato che, ancora oggi, non esiste una disciplina organica del sepolcro e le regole sono per lo più affidate alla tradizione e legate al sentimento di pietà verso i defunti.
Comunque, nel corso del tempo, i tribunali e la Corte di Cassazione, investiti più volte da questioni relative a sepolture e sepolcri, hanno finito per determinare orientamenti in materia. Questo lavoro dei giudici, unito agli studi degli esperti del diritto, ha portato a definire alcuni elementi. Vediamo qualche aspetto, che può risultare interessante.
DIRITTI E DOVERI
Quando si erige un sepolcro familiare, il più delle volte è il fondatore che stabilisce quali soggetti potranno accedervi e trovare spazio per la sepoltura: la volontà dei partecipanti non potrà contrastare la sua volontà. Così, se fin dall'inizio sono state determinate delle regole, di solito non sorgerà alcun problema. In caso contrario, la situazione è più delicata: se nulla è stato manifestato dal fondatore, capita spesso che i suoi discendenti finiscano per litigare. Il principio fondamentale rimane sempre questo: la soluzione dovrebbe essere affidata alla sensibilità dei familiari.
Ma, si sa, alle volte non è così facile. E si arriva in tribunale. Per quanto riguarda la sepoltura nella tomba di famiglia, i giudici che, nel tempo, sono stati investiti della questione hanno ribadito che la scelta della sepoltura di un membro della famiglia spetta alle persone più strettamente legate da vincoli di parentela, e quindi ispirate da più forti sentimenti di pietà verso il defunto.
Al di là di questa regola, quasi sempre i giudici hanno riconosciuto il diritto ad essere seppelliti nel sepolcro familiare ai discendenti maschi del fondatore ed alle loro mogli, alle figlie femmine, alle discendenti femmine dei figli maschi rimaste nubili.
È stata invece negata la sepoltura nella tomba familiare alle discendenti femmine coniugate e ai loro mariti. Ovviamente, hanno escluso la possibilità di seppellire persone estranee alla famiglia.
Siccome il sepolcro familiare dà origine ad una sorta di comunione, ogni partecipante ha il diritto di esprimere la sua volontà sulla ripartizione delle spese, sulle innovazioni e sui lavori di manutenzione, sulle modalità della custodia e su quali riti officiarvi. Può rinunciare a far parte della comunione, ma di questa rinuncia possono avvantaggiarsi solo gli altri familiari: non può infatti vendere il proprio diritto ad estranei. I partecipanti, inoltre, possono anche formare un regolamento per l'uso e la gestione del sepolcro, costituire un fondo spese ed eventualmente nominare un amministratore. Per questa nomina basta la maggioranza semplice.
Per quanto riguarda le innovazioni, le decisioni devono essere prese dai due terzi delle persone partecipanti alla comunione. Se invece si tratta di lavori tali da importare drastici mutamenti, stravolgimenti nell'ordine di sistemazione, traslazione di salme, i magistrati interpellati sono stati sempre univoci: tutti devono essere d'accordo.
Questo è il caso su cui è intervenuto il Tribunale di Catania. Il giudice ha infatti stabilito che
"i congiunti della persona inumata o tumulata nel sepolcro familiare hanno diritto ad opporsi alla rimozione e alla traslazione del cadavere. Nello stesso modo, si possono opporre a qualunque altra decisione che faccia venire meno il rispetto dovuto alle spoglie mortali lì seppellite".
Gianna Boetti